La Bulgaria potrà adottare l’euro dal 2026, infine

Dopo anni di richieste ha ottenuto tutte le approvazioni dalle istituzioni europee: una buona parte dei bulgari però non lo vuole

Un manifestante tiene in mano un cartello contro l'euro, durante una protesta di fine giugno a Sofia (AP Photo/Valentina Petrova)
Un manifestante tiene in mano un cartello contro l'euro, durante una protesta di fine giugno a Sofia (AP Photo/Valentina Petrova)
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La Bulgaria ha infine ricevuto le ultime autorizzazioni per entrare ufficialmente a far parte della cosiddetta Eurozona, il gruppo di 20 paesi europei che ha l’euro come moneta: dal primo gennaio del 2026 la Bulgaria sarà il ventunesimo. Martedì il Parlamento Europeo e il Consiglio dei ministri delle Finanze hanno votato a favore del suo ingresso, dopo che a inizio giugno la Banca Centrale Europea (BCE) e la Commissione avevano già dato parere favorevole. L’ultimo paese a entrare nell’Eurozona fu la Croazia, nel 2023.

La Bulgaria fa parte dell’Unione Europea dal 2007, e allora si era impegnata ad adottare l’euro in sostituzione del lev, l’attuale valuta. Il percorso non è stato semplice non solo a causa dell’opinione pubblica molto divisa sulla questione, ma anche perché doveva arrivare a rispettare i criteri economici richiesti dalle istituzioni europee, quelli necessari per dimostrare di avere un’economia sana e in linea con quelle degli altri paesi dell’euro: richiedono per esempio di avere una crescita dei prezzi sotto controllo, di limitare il debito pubblico e di avviare riforme economiche in grado di garantire stabilità al paese. Non erano criteri banali per un paese che fino all’ingresso nell’Unione era uno tra i più poveri dell’area.

Gradualmente e dopo alcuni rinvii ci è però arrivato, e dal 2020 il paese è entrato nel cosiddetto European Exchange Rate Mechanism, un sistema di cambi fissi tra l’euro e altre valute selezionate, che rappresenta una sorta di passaggio intermedio prima dell’adozione definitiva dell’euro: da allora il lev è ancorato all’euro con un cambio di 1,96 lev per un euro. Significa che se per esempio sale il valore dell’euro salirà anche quello del lev, entro certi margini: la politica monetaria del paese quindi dipende in sostanza da quella della BCE. Nel marzo del 2024 inoltre il paese è entrato nell’area Schengen, la zona di libera circolazione che coinvolge la maggior parte dei paesi europei (anche se molti hanno ripristinato i controlli alle frontiere con l’obiettivo di limitare l’immigrazione).

L’ingresso tra i paesi dell’euro potrà garantire alla Bulgaria una più ampia stabilità della moneta, una condizione ritenuta essenziale per attrarre investimenti e per avere un migliore accesso al mercato unico europeo: i bulgari non dovranno più cambiare moneta per viaggiare tra i paesi dell’Eurozona e per comprare le loro merci. Come detto l’opinione pubblica è però molto divisa sulla questione.

Una protesta contro l’euro nella capitale Sofia, a fine giugno (AP Photo/Valentina Petrova)

Secondo un sondaggio recente il 43 per cento della popolazione è favorevole ad adottare l’euro perché lo considera un’opportunità per l’economia, mentre il 50 per cento è contrario, principalmente perché teme un aumento del costo della vita. Negli ultimi mesi ci sono state diverse proteste, anche accese, contro l’euro, alimentate da campagne molto combattive dei partiti euroscettici e filorussi. A un certo punto il presidente Rumen Radev ha avanzato la proposta di un referendum sulla questione, respinta però dalla Corte costituzionale.

A complicare il percorso di adozione dell’euro ha contribuito anche la grossa instabilità politica degli ultimi tre anni, nell’arco dei quali ci sono state sette elezioni parlamentari, l’ultima delle quali a ottobre scorso, da cui sono uscite coalizioni fragili e tra partiti distanti politicamente.