Il nuovo governo tedesco sta introducendo nuovi limiti all’immigrazione
Ha sospeso i ricongiungimenti familiari per i rifugiati e smetterà di finanziare le ong che soccorrono i migranti in mare

Il nuovo governo tedesco guidato cancelliere Friedrich Merz, espresso dalla CDU, di centrodestra, sta introducendo nuovi limiti all’immigrazione nel proprio paese, esattamente come stanno facendo diversi altri governi in Europa, di destra ma non solo. Finora lo ha fatto soprattutto a parole, ma negli ultimi giorni c’è stato qualche sviluppo concreto.
Giovedì Merz ha partecipato alla riunione informale fra governi con posizioni molto rigide e conservatrici sulla migrazione che da alcuni mesi Giorgia Meloni organizza prima di ogni Consiglio Europeo: il suo predecessore Olaf Scholz, dei Socialdemocratici (SPD), non c’era mai andato. Oltre a Merz c’erano i capi di stato di altri 12 paesi e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Andarci è stato un segnale.
L’ultima campagna elettorale per le elezioni parlamentari si era giocata tutta sull’immigrazione, tanto che anche l’SPD promise di irrigidire le leggi sull’accoglienza. Alla fine le elezioni sono state vinte dalla CDU, che si è accordata con l’SPD per formare il governo. Merz però ha voluto mantenere per il suo partito il ministero dell’Interno, cioè quello che si occupa di più di immigrazione, assegnandolo ad Alexander Dobrindt. È un esponente dell’ala bavarese del partito, la CSU, che in genere ha posizioni ancora più conservatrici di quella nazionale.

La presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, insieme al cancelliere tedesco, Friedrich Merz, durante il G7 in Canada, il 16 giugno (ANSA/US PALAZZO CHIGI/FILIPPO ATTILI)
Il primo provvedimento di Dobrindt è stata l’introduzione di respingimenti di alcuni richiedenti asilo sul confine, dove già il precedente governo aveva ristabilito i controlli. A inizio giugno questa pratica è stata giudicata illegittima da un tribunale di Berlino e l’ha criticata anche il sindacato della polizia. Dobrindt ha detto che i respingimenti continueranno, di fatto ignorando la sentenza. È vero che il caso riguardava un ricorso individuale, ma molti giuristi hanno pronosticato che il governo perderà tutte le cause sulla base dei precedenti stabiliti dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, il principale tribunale dell’Unione, dato che le norme europee e tedesche stabiliscono che chiunque metta piede in Germania possa avanzare una richiesta d’asilo.
Finora l’obiettivo del governo Merz era soprattutto estetico: mostrarsi impegnato a contrastare l’immigrazione, senza però fare molto di concreto. Così facendo aveva ottenuto una copertura mediatica favorevole dai tabloid, tradizionalmente di destra. Il fine reale era quello di sottrarre consensi all’estrema destra di Alternative für Deutschland (AfD), che alle elezioni di fine febbraio era andata bene un po’ in tutto il paese.
Come esempio di questo approccio, definito «teatrale», Politico citava la conferenza stampa di Dobrindt una settimana dopo l’inizio dei respingimenti. Erano stati 739. Al di là della trovata scenica – l’aveva fatta sul confine austriaco, con addosso una giacca della polizia – le cifre elencate dal ministro erano piuttosto modeste, a fronte delle quasi 230mila richieste d’asilo ricevute dalla Germania nel 2024.

Il ministro dell’Interno Alexander Dobrindt (secondo da sinistra) con una giacca della polizia durante una visita al confine insieme al governatore della Baviera, Markus Söder, a Kiefersfelden, lo scorso 15 maggio (Peter Kneffel/dpa via AP)
In questi giorni, oltre alla vicinanza tra Merz e Meloni, ci sono stati provvedimenti più concreti. Venerdì il Bundestag, il parlamento federale, ha approvato una sospensione di due anni dei ricongiungimenti familiari per i rifugiati: una misura che riguarda circa 400mila persone. Il governo tedesco lo aveva già fatto tra il 2016 e il 2018, sempre ai tempi di una coalizione tra CDU e SPD che in seguito aveva fissato un limite di mille ricongiungimenti al mese. La CDU di oggi è più a destra e meno centrista di quella dell’epoca.
Sempre venerdì è iniziata la discussione di una proposta di legge per alzare da 3 a 5 gli anni minimi di residenza dopo i quali si può fare domanda per la cittadinanza (in Italia sono 10). Inoltre il governo ha fatto sapere che smetterà di dare un contributo alle ong che soccorrono persone migranti nel Mediterraneo, tra le quali SOS Méditerranée e Sea-Eye. In ognuno degli ultimi anni aveva donato loro 2 milioni di euro su iniziativa dell’allora ministra degli Esteri, Annalena Baerbock, dei Verdi. A inizio anno sono stati trasferiti gli ultimi 900mila euro. La misura priva diverse ong di una importante fonte di finanziamenti.
Non tutti questi provvedimenti sono condivisi dall’SPD. Venerdì la commissaria federale per le Migrazioni, Natalie Pawlik, ha detto in parlamento che l’integrazione funziona meglio quando le persone immigrate vengono ricongiunte alle proprie famiglie. Ha votato a favore della sospensione anche Alternative für Deutschland.
Il parlamentare della SPD Lars Castellucci, commissario del governo per i Diritti Umani e dal 2022 al 2025 è stato presidente della stessa commissione del Bundestag, sostiene che durante il precedente governo il numero di richieste d’asilo fosse già diminuito di 100mila, dimezzandosi. «Quindi c’è una continuità. È compito dell’SPD mantenere sia l’umanità che l’ordine», dice Castellucci al Post.
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