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  • Mercoledì 25 giugno 2025

Le “punture di massa” in Francia sono un problema fin dall’Ottocento

Nel fine settimana 145 persone hanno denunciato di essere state punte con qualcosa simile a una siringa a un grande evento musicale

Fête de la musique, Parigi, 21 giugno 2025 (Kiran Ridley/Getty Images)
Fête de la musique, Parigi, 21 giugno 2025 (Kiran Ridley/Getty Images)
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In Francia nella notte tra sabato 21 e domenica 22 giugno 145 persone, tra cui più di 100 donne, hanno denunciato di essere state punte per strada durante la Fête de la musique, un evento musicale diffuso che si tiene per celebrare il solstizio d’estate e a cui hanno partecipato milioni di persone in diverse città del paese. Per ora sono stati arrestati 12 uomini di età compresa tra i 19 e i 44 anni. «Al momento non sappiamo nulla sui profili di queste persone (…) alcuni hanno ammesso i fatti, senza riuscire a spiegare perché hanno fatto quello che hanno fatto», ha detto all’emittente televisiva TF1 un agente di polizia.

Non è una cosa del tutto nuova: tra femministe ed esperti di questo fenomeno l’ipotesi più diffusa è che la sottomissione chimica, che consiste nel drogare una persona a sua insaputa per abusarne senza che lei possa reagire, c’entri poco, e che si tratti piuttosto di una pratica per creare panico e impedire alle donne di attraversare lo spazio pubblico.

Le testimonianze delle persone che negli ultimi giorni in Francia hanno denunciato di essere state punte sono molto simili tra loro. Hanno detto di aver notato i segni di una puntura su una gamba, su un braccio o sul collo, o di aver sentito l’ago mentre le pungeva. Alcune hanno riferito di aver avuto dei malori, tra cui vertigini e nausea, e sono state portate in ospedale per essere sottoposte a dei test tossicologici.

Una delle ipotesi che sono circolate di più è che le siringhe potessero contenere la cosiddetta “droga dello stupro”, cioè sostanze psicoattive come il GBL o il GHB che hanno effetti sedativi e che possono essere utilizzate con intenti criminosi, prevalentemente violenze sessuali ai danni di persone incoscienti o quasi. È però molto difficile determinare a posteriori la presenza di tali sostanze in campioni biologici non raccolti tempestivamente, perché vengono metabolizzate ed eliminate dall’organismo con rapidità.

Un’altra ipotesi è che l’eventuale sostanza iniettata durante la festa potesse essere o insulina o adrenalina, già prodotte naturalmente dal corpo umano e che non sono state dunque rilevate con le analisi. Ma è anche possibile, ed è l’ipotesi più accreditata, che non sia stato iniettato nulla con le punture, spesso descritte come molto rapide. È possibile inoltre che le punture stesse non siano state procurate con delle siringhe, ma con dei semplici aghi e anche, in alcuni casi, con degli stuzzicadenti.

Negli ultimi anni in Francia il fenomeno delle “iniezioni di strada” si è manifestato in diverse occasioni pubbliche. Nel 2022 ci sono state ad esempio più di 2.100 denunce, ma nessun arresto. L’Agenzia Nazionale Francese per la Salute e i Medicinali (l’ANSM, che valuta, controlla e autorizza i farmaci monitorandone la sicurezza e l’efficacia) ha condotto un’indagine per cercare di comprendere la situazione: tra le migliaia di casi segnalati non ha riscontrato alcuna sostanza sospetta nei corpi delle vittime attribuendone dunque i sintomi ad altri prodotti consumati o a una comprensibile suggestione.

L’ANSM ha comunque ipotizzato che l’obiettivo di tali azioni non sia quello di iniettare qualche cosa nei corpi delle persone, ma di seminare panico e paura, ipotesi condivisa anche da altri esperti e dai movimenti femministi.

Il giornalista francese Félix Lemaître, che nel 2024 pubblicò un libro intitolato “La nuit des hommes: Une enquête sur la soumission chimique” (“La notte degli uomini: un’inchiesta sulla sottomissione chimica”), ha spiegato al quotidiano Libération che le iniezioni di massa nei luoghi pubblici hanno una lunga storia. Tra l’agosto e il dicembre del 1819 a Parigi, circa 400 donne denunciarono di aver subito una violenza mai sentita prima: iniezioni inflitte da sconosciuti entrando a teatro, nei mercati, durante le passeggiate o nei luoghi pubblici affollati con stiletti, aghi, punteruoli o bastoni che terminavano con dei pungiglioni.

Le loro storie cominciarono a trovare ampio spazio nel dibattito pubblico e sulla stampa, liberata proprio quell’anno dalla censura tanto che gli attacchi si diffusero nelle settimane e nei mesi successivi, come per contagio, in diverse altre città e persino all’estero portando all’individuazione di una nuova categoria criminale, quella dei “piqueurs” (pungiglioni) raccontati dai giornali come uomini perversi affetti da qualche tipo di devianza sessuale, definiti “mostri” o “vampiri invisibili” (il racconto breve The Vampyre scritto da John Polidori ma attribuito erroneamente a Byron era stato appena tradotto in francese).

Alcuni uomini vennero processati e uno di loro condannato. Le aggressioni cominciarono a essere descritte come degli «attentati» contro la sicurezza, contro la moralità e l’ordine pubblico che iniziò dunque a essere percepito come seriamente in pericolo: l’intera città, anzi, iniziò ad essere percepita come un potenziale spazio di violenza e tutti gli uomini che la attraversavano come potenziali aggressori: i resoconti parlano di scene di panico per la strada, di accuse pubbliche che poi si rivelarono infondate, di giovani donne che fuggivano all’avvicinarsi di uno sconosciuto, di folle pronte a linciare un passante erroneamente identificato come un “piqueur”.

Una stampa del 1819 intitolata «Les Piqueurs» (Bibliothèque nationale de France)

Le ferite, secondo i resoconti che all’epoca ne diede la polizia, avevano quasi sempre come obiettivo quello di arrivare in profondità e provocare un sanguinamento. Le persone colpite erano tutte giovani donne e molte di loro prima di essere punte avevano subito dei «vergognosi palpeggiamenti». I “piqueurs”, come fece sapere la questura tramite la stampa, «aggrediscono principalmente le giovani che, per l’attenta educazione ricevuta, la naturale timidezza o il timore di causare scalpore o scandalo, sono impedite a lamentarsi non appena si sentono offese». Il profilo delle vittime, la ricerca del flusso di sangue e lo strumento del crimine, un manufatto tipicamente maschile come il bastone, portarono dunque a collegare simbolicamente le punture alla deflorazione e a uno specifico modo di colpire le donne. Almeno in un primo momento.

Ben presto al racconto dei fatti da parte della stampa, sebbene spesso esagerato e ingigantito, cominciò ad affiancarsi la presa in giro: vennero pubblicate caricature che giocavano, in modo osceno, sulla dimensione sessuale delle aggressioni o che mostravano un artigiano che si era inventato una protesi anti-puntura; vennero disegnate vignette che mettevano in scena i tormenti di un marito costretto a succhiare il veleno di una puntura dal sedere della moglie, e vennero composte canzoni che prendevano in giro le donne, che minimizzavano i loro timori, che le presentavano come civettuole e frivole e, dunque, come in parte colpevoli di quanto stava loro accadendo.

Vignetta “Regalo di Capodanno contro le punture di insetti”, 1820 (Bibliothèque nationale de France)

Il panico collettivo scatenato dal fenomeno cominciò a essere usato politicamente per costruire teorie del complotto o per colpire gli avversari politici, come una nuova manifestazione della violenza giacobina contro chi era rimasto fedele al re (era il periodo subito successivo alla Rivoluzione francese del 1789) e come la strategia di una futura rivolta popolare. Questo occupò talmente tanto il dibattito che si iniziò a dimenticare chi fossero le vere vittime di questi attacchi e le persone che ne subirono le conseguenze più concrete: le donne, che cominciarono a restare a casa e a uscire solo se accompagnate.

Come spiega Lemaître «allora stavamo uscendo da un periodo durante il quale le donne erano riuscite ad affermarsi negli spazi pubblici e a guidare i dibattiti. Ci fu un moto reazionario, dopo la loro emancipazione e ho la sensazione che sia la stessa cosa che sta accadendo oggi». Lemaître lega esplicitamente il fenomeno delle punture di massa nello spazio pubblico a una misoginia sempre più organizzata e strutturata che trova ampia risonanza sui social media: «Quello che abbiamo visto questo fine settimana si inserisce in questo contesto. L’obiettivo è far capire alle donne che gli spazi pubblici non sono un luogo dove possono essere spensierate».

Il ministero dell’Interno francese ha spiegato che questi attacchi sono stati spesso alimentati ​​da “sfide” su TikTok o su altri social network circolate anche nelle ore precedenti la Fête de la Musique, e che sono state riprese, sempre sui social, da molte donne e femministe come forma di avvertimento per le altre.

Maëlle Noir, del collettivo femminista Nous Toutes e ricercatrice specializzata in questioni di genere, dice che il fenomeno delle punture collettive e quello degli appelli alla vigilanza sono promossi soprattutto da gruppi di estrema destra. Aggiunge che quello di spaventare le donne dicendo loro che negli spazi pubblici, di notte, di sera, ci sono degli sconosciuti in agguato che rischiano di aggredirle «è un fenomeno che è sempre esistito», che si ingigantisce in occasione di determinati eventi e che ottiene una grande risonanza: perché risponde a un’esigenza di «sensazionalismo» e perché esiste un intero immaginario che circonda le aggressioni con l’uso delle siringhe. Un immaginario considerato eccezionalmente violento, scioccante e legato alla paura che si prova verso alcuni gruppi sociali, come i tossicodipendenti o le persone sieropositive.