Cos’è la “droga dello stupro”

Una diffusa definizione del GBL e di altre droghe associate dai media ai reati sessuali descrive alcune proprietà di queste sostanze, ma rischia di generare fraintendimenti

(Zoomin Aspire Español/YouTube)
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Nelle ultime settimane, una serie di arresti disposti in Italia nei confronti di personaggi conosciuti e anche di un prete a Prato, per detenzione di sostanze stupefacenti, ha concentrato l’attenzione su una sostanza psicoattiva, il GBL, spesso definita nelle cronache giudiziarie “la droga dello stupro” a causa del genere di reati che l’assunzione di tale sostanza – e di un’altra molto simile, il GHB, anche noto come “ecstasy liquida” – può teoricamente agevolare in determinate circostanze.

Sia il GBL (gamma-butirrolattone) che il GHB (acido gamma-idrossibutirrico), al netto di alcuni particolari utilizzi in ambito medico, sono da tempo oggetto di considerazioni preoccupate: entrambi hanno effetti sedativi, e il loro potenziale utilizzo con intenti criminosi – prevalentemente violenze sessuali ai danni di persone incoscienti o quasi – è associato a una relativa facilità di reperirli online, generalmente spediti da paesi in cui vigono regolamentazioni meno rigide. Nel Regno Unito, la vicenda di un uomo di 36 anni condannato l’anno scorso per violenze sessuali ai danni di oltre 40 persone – presumibilmente sedate con il GHB – ha portato a un ampio tentativo recente di riclassificazione di queste droghe che renda più severe le sanzioni previste per il possesso illegale.

Se da un lato la frequente associazione del GHB a storie di abusi sessuali può essere utile a descrivere alcune proprietà chimiche e farmacologiche tipiche di queste sostanze (ma non soltanto), dall’altro lato la definizione «droga dello stupro» rischia di generare fraintendimenti e stabilire relazioni immediate poco utili a chiarire le naturali funzioni fisiologiche di questa molecola endogena, peraltro nota da molto tempo. Rischia inoltre di semplificare eccessivamente il dibattito sulla classificazione di queste sostanze e rendere di fatto meno comprensibile la ragione della loro facile reperibilità.

Le cosiddette “droghe dello stupro” sono spesso diffuse con scopi e in contesti molto diversi da quelli criminosi suggeriti dal nome: ossia come sostanze rilassanti che aumentano la socialità e il desiderio sessuale, assunte con modalità consensuali e consapevoli. Il nome “droga dello stupro” può poi, al contrario, favorire l’associazione mentale tra specifiche sostanze e reati la cui definizione non è principalmente né prevalentemente correlata all’uso o all’abuso di sostanze.

Il GHB (C4H8O3) è una molecola naturalmente presente nel sistema nervoso centrale e in molti tessuti, isolata e studiata dal medico e biologo francese Henry Laborit nel 1960. Laborit stava studiando le relazioni tra il GHB e il principale neurotrasmettitore inibitorio nei mammiferi (GABA), responsabile, tra le altre cose, della regolazione del tono muscolare, del sonno e, in generale, dell’eccitabilità neuronale in tutto il sistema nervoso. Sotto l’aspetto fisiologico, il GHB è coinvolto nel rilascio di differenti neurotrasmettitori come, per esempio, la dopamina, la serotonina e gli oppioidi endogeni.

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A partire dalle osservazioni e dagli studi di Laborit, il GHB fu da subito utilizzato come farmaco sedativo, miorilassante e ipnotico, e in seguito – sotto forma di sale sodico del GHB (sodio oxibato) – come farmaco per la cura della narcolessia e della dipendenza da alcol.

Il GBL (C4H6O2), l’altra sostanza a cui ci si riferisce generalmente con l’espressione “droga dello stupro”, è un precursore metabolico del GHB (dopo essere stato assunto, subisce nel corpo un processo biochimico che lo converte in GHB). Ma è anche un precursore di altre sostanze in determinati processi chimici: può essere utilizzato per esempio nella produzione industriale di solventi e prodotti per sverniciare superfici. Ed è questo il motivo per cui, nella maggior parte dei paesi in cui il possesso di GHB è illegale, il possesso del suo precursore GBL non lo è ma può essere punito a seconda della destinazione, per gli usi non autorizzati.

Queste sostanze – oltre al GBL esiste l’1,4-butandiolo (C4H10O2), un altro precursore del GHB – sono tendenzialmente inodori e incolori, e sono idrosolubili, caratteristica che rende facile diluirle in acqua e in bevande. Dal punto di vista degli effetti farmacodinamici, l’assunzione di queste sostanze è associata a una riduzione delle inibizioni, a un aumento del senso di rilassamento e di fiducia, e – in dosi maggiori – all’induzione di stati di sedazione e stordimento, entro 15-30 minuti dall’assunzione e fino a una durata di tre ore.

Se assunti in grandi quantità, GHB, GBL e 1,4-BD interferiscono inoltre con i normali processi di formazione dei ricordi, provocando stati di amnesia che possono rendere più difficile la ricostruzione di quanto avvenuto sotto gli effetti delle sostanze. «All’inizio il GHB ha un effetto anestetizzante, ma poi provoca un aumento di dopamina, un neurotrasmettitore responsabile del divertimento, che fa sentire bene», ha spiegato Anneke Goudriaan, esperta di dipendenze e ricercatrice del Dipartimento di Psichiatria del centro Arkin, uno dei principali istituti di salute mentale dei Paesi Bassi. «L’assunzione di GHB fa sì che le persone perdano i sensi e si sveglino poi sentendo gli effetti intensificati della dopamina sul loro cervello. Questo li fa sentire in forma e felici nonostante lo svenimento».

Fra gli effetti conosciuti del GHB, seppure molto variabili da persona a persona, ci sono anche vertigini, allucinazioni, stati di confusione e difficoltà a coordinare i movimenti. Sono stati riportati anche casi di nausea, vomito, convulsioni e collassi, fino al coma e alla morte, molto spesso per interazione con alte dosi di alcol o con altre sostanze.

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Un’altra delle caratteristiche che favoriscono l’associazione di queste sostanze a particolari intenti criminosi è il loro buon assorbimento e la rapida metabolizzazione ed eliminazione dall’organismo. Può essere difficile determinarne a posteriori la presenza in campioni biologici (sangue, saliva, urine) non raccolti tempestivamente. Tracce di GHB in caso di dosi elevate possono essere rintracciate nel sangue fino a 8 ore dopo l’assunzione, e nell’urina fino a 12 ore dopo, ma la determinazione chimico-analitica dei livelli di GHB è in generale un’operazione difficoltosa anche a causa della presenza di GHB endogeno.

Gli effetti del GHB possono inoltre essere potenziati in combinazione con altre sostanze psicoattive, come avviene nel caso di assunzione attraverso bevande alcoliche. Questo permette di ridurre le quantità di GHB necessario per determinare gli effetti che l’etanolo contribuisce ad amplificare, rendendo di fatto più difficile attribuire poi quegli effetti al GHB in fase di successive analisi.

A partire dagli anni Ottanta – e prima di essere vietato, negli Stati Uniti, dalla Food and Drug Administration (FDA) – il GBL è stato venduto per breve tempo anche come integratore nutrizionale, in quanto precursore del GHB in grado di aumentare la secrezione dell’ormone della crescita (GH) correlata al sonno. È in questa prospettiva che sono generalmente inquadrate alcune forme di abuso ancora presenti nel bodybuilding.

In Italia, in base al Testo unico sugli stupefacenti (DPR 309/90) e alle successive modifiche apportate con la Legge 79/2014, sia il GBL che il GHB sono inseriti nella tabella delle benzodiazepine (una classe di psicofarmaci), tra le varie «sostanze stupefacenti e psicotrope poste sotto controllo internazionale e nazionale» e «collegate al sistema sanzionatorio per gli usi illeciti».

Sebbene l’assunzione di GBL e GHB sia stata in tempi recenti frequentemente associata dai media a storie di abusi sessuali – che rientrano in una specifica casistica anglosassone di violazioni della legge favorite dall’effetto di droghe (Drug Facilitated Crimes) – l’impiego riscontrato di queste sostanze in violenze sessuali è infrequente rispetto a quello comprovato di altre sostanze con effetti noti e meno difficili da riscontrare nei campioni biologici (etanolo innanzitutto, seguito da cannabinoidi, cocaina, benzodiazepine e anfetamine).

Nel 2013, in Italia, il Dipartimento per le politiche antidroga della presidenza del Consiglio dei ministri aveva registrato nei tre anni precedenti soltanto 15 casi documentati di «intossicazione da GHB/GBL», sebbene si ritenga che questi dati siano sottostimati a causa della difficile rintracciabilità di queste sostanze nei campioni biologici. Secondo un rapporto più recente, nel 2020 soltanto in un caso è stato possibile identificare il GHB a seguito di analisi di laboratorio svolte su campioni provenienti da soggetti arrivati ai reparti di emergenza per intossicazione.

Negli stessi resoconti viene infine segnalato che la dose utilizzata per ottenere l’effetto inibitorio, quello presumibilmente ricercato nel caso delle violenze sessuali, è in genere molto alta e vicina alla dose tossica e letale. E lo stesso concetto vale per altre sostanze utilizzate per scopi analoghi, come per esempio il Roipnol, una benzodiazepina in grado di indurre stati di sedazione profonda.

In Scozia – il paese con il maggior numero di morti causate dalle droghe in Europa – il GHB è stato «implicato o ha potenzialmente contribuito a determinare la morte» di un numero limitato di persone: 26, tra il 2000 e il 2018, secondo un rapporto dell’Advisory Council on the Misuse of Drugs, l’ente pubblico britannico per le politiche antidroga. In altri 13 casi considerati nello stesso periodo, il GHB era «presente nel corpo ma si ritiene non abbia contribuito direttamente alla morte». E non è stato segnalato alcun decesso provocato dall’assunzione di GBL o di 1,4-BD.

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In conclusione, secondo diverse ricerche, anche se gli effetti biochimici e fisiologici del GHB e delle altre sostanze simili sull’organismo le rendono potenzialmente adatte a commettere reati sessuali, non risulta che tali sostanze siano le più impiegate per questi scopi. Gli interventi politici dovrebbero in ogni caso mirare a ridurre l’uso ricreativo e illegale del GHB per prevenire i danni correlati noti, inclusi quelli legati a fenomeni di dipendenza ancora oggetto di studi specifici.