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  • Mercoledì 25 giugno 2025

Dai bombardamenti al cessate il fuoco, in 48 ore

In meno di due giorni Donald Trump ha attaccato l'Iran e poi messo fine alla guerra: come?

Donald Trump il 24 giugno 2025
Donald Trump il 24 giugno 2025 (AP Photo/Alex Brandon)
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In meno di due giorni il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è passato dall’attaccare l’Iran con le bombe più potenti del suo arsenale convenzionale a chiedere – anzi, a pretendere – un cessate il fuoco, che poi ha ottenuto. Questo modo di agire, definito dal Washington Post «colpire forte e uscire rapidamente», è stato usato da Trump in molte occasioni internazionali intricate.

Di fatto, secondo varie ricostruzioni dei media statunitensi, Trump ha cominciato a negoziare un cessate il fuoco tra Iran e Israele subito dopo che gli Stati Uniti avevano bombardato l’Iran, nella notte tra sabato e domenica in Italia. Appena uscito dalla Situation Room, la stanza protetta della Casa Bianca dove il presidente coordina le questioni militari e di sicurezza più importanti, Trump ha telefonato al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu: gli ha detto che gli Stati Uniti avevano concluso la loro operazione militare, ed era necessario che Israele interrompesse i bombardamenti.

Quasi allo stesso tempo Steve Witkoff, il capo negoziatore di Trump per il Medio Oriente, su ordine del presidente si è messo in contatto con Abbas Araghchi, il ministro degli Esteri iraniano, e gli ha detto che era necessario che l’Iran tornasse a negoziare, e che se non l’avesse fatto gli Stati Uniti avrebbero potuto provocare ulteriori danni al paese.

Era inevitabile che, dopo l’attacco degli Stati Uniti sui siti nucleari iraniani, ci sarebbe stata una qualche ritorsione militare dell’Iran. È avvenuta lunedì sera (ora italiana), ma ha avuto più che altro un valore dimostrativo: l’Iran ha lanciato 19 missili contro la base militare americana di al Udeid in Qatar, ma prima del lancio ha avvertito il governo del Qatar, che a sua volta ha avvertito gli Stati Uniti. I missili sono stati tutti intercettati (tranne uno che è stato lasciato cadere in una zona isolata e non ha fatto danni), e la base era stata evacuata in anticipo.

Il regime iraniano aveva bisogno di rispondere al bombardamento statunitense per ragioni di propaganda, ossia poter mostrare alla propria opinione pubblica che non aveva subito inerme l’attacco del nemico. Allo stesso tempo, l’Iran non aveva l’interesse (né probabilmente le capacità militari) per provocare un’escalation.

Trump ha mostrato, a suo modo, di aver capito la reazione dell’Iran, e ha scritto sul suo social media Truth che «l’importante è che [gli iraniani] si siano sfogati completamente, così adesso, speriamo, non ci sarà ulteriore ODIO».

Una manifestazione contro gli Stati Uniti a Teheran, 24 giugno 2025

Una manifestazione contro gli Stati Uniti a Teheran, 24 giugno 2025 (AP Photo/Vahid Salemi)

Poco dopo l’attacco iraniano alle basi statunitensi, Trump ha chiesto all’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al Thani, di contattare a suo nome gli iraniani per negoziare un cessate il fuoco. L’Iran ha accettato e Trump ha annunciato l’accordo sui social media scrivendo: «CONGRATULAZIONI A TUTTI!».

Un cessate il fuoco conveniva a tutte le parti: gli Stati Uniti non volevano essere coinvolti in una lunga guerra in Medio Oriente; Israele aveva già distrutto buona parte degli obiettivi che voleva (e poteva) distruggere in Iran; l’Iran era indebolito e aveva bisogno di un modo onorevole per uscire dal conflitto, che gli è stato dato con l’attacco alla base aerea statunitense.

Martedì mattina il cessate il fuoco è sembrato fragile: Iran e Israele si sono accusati a vicenda di vari attacchi, e anche Trump ha detto che entrambi avevano violato le condizioni dell’accordo. Per questo li ha criticati duramente, dicendo che «non sanno cosa cazzo stanno facendo». Ha accusato soprattutto Israele, cosa inusuale per un leader statunitense, scrivendo sui social: «NON LANCIATE QUELLE BOMBE. SE LO FATE È UNA GRAVE VIOLAZIONE». Trump ha anche parlato al telefono con Netanyahu, chiedendogli di smettere di attaccare. Netanyahu ha ascoltato.

Il cessate il fuoco di Trump ha ancora varie incognite notevoli. La prima è che i bombardamenti israeliani e statunitensi sembrano, almeno dalle analisi preliminari, aver fatto relativamente pochi danni al programma nucleare iraniano. Questo renderà probabilmente necessari nuovi negoziati, ma al tempo stesso mantiene attiva la minaccia nucleare iraniana.