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  • Giovedì 19 giugno 2025

Un grosso caso di corruzione sta facendo traballare il governo spagnolo

Diversi importanti esponenti del Partito Socialista sono indagati per corruzione

Pedro Sánchez durante la conferenza stampa del 16 giugno a Madrid
Pedro Sánchez durante la conferenza stampa del 16 giugno a Madrid (Alejandro Martinez Velez/Contacto via ZUMA Press)
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Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez, del Partito Socialista (PSOE), è alle prese con la peggiore crisi dei suoi tre mandati. Diversi importanti esponenti del suo partito sono indagati per episodi di presunta corruzione: Sánchez non è indagato, ma in Spagna la vicenda sta avendo enorme rilievo e sta mettendo in grande difficoltà il suo governo, tanto che da giorni si discute della possibilità che perda la fiducia.

Il caso è iniziato l’anno scorso e ha coinvolto via via dirigenti sempre più importanti. L’ultimo è Santos Cerdán, la terza persona più importante nel PSOE, che giovedì scorso si è dimesso da tutte le cariche.

Le indagini si dividono in tre filoni principali, tutti collegati: un “caso Cerdán”, un “caso Koldo” e un “caso Ábalos”, dai cognomi di tre esponenti del Partito Socialista. Oltre a Cerdán sono José Luis Ábalos, ministro dei Trasporti tra il 2018 e il 2021, e il suo collaboratore Koldo García. La polizia ritiene che Cerdán fosse a capo di un sistema di corruzione basato sullo scambio di tangenti per appalti, con cui i tre avrebbero ottenuto negli anni centinaia di migliaia di euro. Tutti e tre respingono le accuse.

Il leader dell'opposizione, Alberto Núñez Feijóo, il 18 giugno

Il leader dell’opposizione, Alberto Núñez Feijóo, in parlamento il 18 giugno (EPA/CHEMA MOYA)

La notizia del coinvolgimento di Cerdán, sul finale della settimana scorsa, è stata accompagnata dalla diffusione di alcune intercettazioni. Il loro contenuto non è ancora del tutto noto ed è possibile che contengano altre informazioni potenzialmente compromettenti o, in generale, che lo scandalo si allarghi.

Come detto Sánchez non è direttamente coinvolto nelle indagini. Queste però si aggiungono ad altre vicende giudiziarie che coinvolgono vari membri della sua famiglia, tra cui la moglie Begoña Gómez e il fratello David Sánchez, accusati in due casi separati di vari reati tra cui malversazione e traffico di influenze illecite. Le indagini su entrambi sono partite dalle denunce di uno pseudosindacato di estrema destra, famoso per farne di false o inconcludenti. Il “caso Ábalos” invece è basato sulle indagini dell’unità anticorruzione della Guardia Civil (un corpo militare con funzioni di polizia) e sulle intercettazioni. Insomma sembra più solido, e soprattutto i reati ipotizzati sono assai più gravi.

L’intervento di Sánchez in parlamento del 18 giugno, interrotto da cori che chiedono le sue dimissioni

La reazione del partito, da Sánchez in giù, è stata di scaricare Cerdán, Koldo e Ábalos con una narrazione che ha cercato di ridimensionare la portata dello scandalo. «Erano tre membri molto importanti, ma abbiamo 20mila cariche pubbliche in tutta la Spagna», ha detto per esempio il capogruppo del PSOE, Patxi López. Il problema è che Cerdán e gli altri non erano esponenti qualsiasi, ma stretti alleati di Sánchez da prima che diventasse leader del partito.

Sánchez ha detto che il partito non ha mai ricevuto fondi illegali, ha promesso una commissione d’inchiesta e di riferire nuovamente in parlamento il prossimo 9 luglio. Queste rassicurazioni hanno deluso i partiti che lo sostengono, ma li hanno anche messi in una posizione difficile.

La manifestazione contro il governo convocata dal Partito Popolare a Madrid lo scorso 8 giugno

La manifestazione contro il governo convocata dal Partito Popolare a Madrid lo scorso 8 giugno (AP Photo/Manu Fernandez)

L’opposizione spera che lo scandalo diventi sempre più grande. Per questo il Partito Popolare, il principale di centrodestra, sta molto insistendo sui legami tra Sánchez e i tre accusati. Come detto, Ábalos fu il suo ministro dei Trasporti fino al 2021, quando Sánchez lo fece dimettere in un rimpasto di governo, senza dare particolari spiegazioni. García era stato l’autista di Ábalos, che lo promosse a suo assistente personale quando diventò ministro. Cerdán fu il tramite tra i due: li fece conoscere ai tempi in cui tutti e tre facevano politica in Navarra, una regione nel nord della Spagna.

Ábalos e Cerdán furono tra i maggiori sostenitori di Sánchez entrambe le volte che si candidò alle primarie dei Socialisti contro la vecchia guardia del partito, che lo osteggiava, nel 2014 e nel 2017.

La prima volta, secondo le nuove intercettazioni, Cerdán ordinò a García di inserire «senza farsi vedere» due schede elettorali a favore di Sánchez in un’urna (un numero trascurabile visto che vinse di 16mila voti). La seconda girarono sulla Peugeot 407 di Sánchez durante il suo tour nel paese per convincere i militanti ad appoggiarlo: un episodio che nel PSOE è una specie di mito fondativo della leadership di Sánchez e che lui stesso ha raccontato nella sua prima autobiografia Manual de resistencia (“Manuale di resistenza”).

I Popolari hanno iniziato a parlare di «banda della Peugeot», accusando in sostanza i Socialisti di essere un’associazione a delinquere. Tutto questo è problematico per Sánchez perché stride con l’identità politica che si è costruito, specialmente durante i primi anni della sua carriera.

Un video propagandistico dei Popolari, fatto con l’AI, sulla «banda della Peugeot»

Sánchez infatti si presentò come un candidato nuovo che sfidava un establishment corrotto – come un “rottamatore”, si potrebbe dire – sia quando si candidò per diventare il segretario dei Socialisti, sia da leader dell’opposizione contro l’ex primo ministro Mariano Rajoy, del Partito Popolare. Rimane celebre lo scambio durante il quale, nel 2015, Sánchez apostrofò così Rajoy durante un dibattito televisivo: «Il presidente del governo, signor Rajoy, deve essere una persona dignitosa e lei non lo è», riferendosi alla serie di scandali che avrebbe infine portato alla caduta del suo governo. Oggi i Popolari dicono la stessa cosa di Sánchez.

L’opposizione chiede le dimissioni di Sánchez, che però dice di non avere alcuna intenzione di lasciare l’incarico. Un’altra opzione sarebbe quella di sottoporre il governo a una mozione di sfiducia: in Spagna però il procedimento funziona in modo diverso, e più complicato, rispetto all’Italia. La sfiducia deve essere “costruttiva”, perché prevede che venga indicato già prima del voto un primo ministro alternativo, che riceve automaticamente l’incarico se la sfiducia passa. Al momento il leader dei Popolari, Alberto Núñez Feijóo, non ha abbastanza sostegno per proporsi come primo ministro.

Ancora una volta è possibile che la decisione finale spetti ai partiti indipendentisti, che con il governo Sánchez hanno rapporti conflittuali e un approccio transazionale: lo sostengono per ottenere in cambio misure precise, che ciascuno di loro ha negoziato separatamente all’inizio della legislatura.

Feijóo ha rapporti ancora peggiori di quelli di Sánchez con i partiti indipendentisti. Tra le altre cose, di recente ha convinto il Partito Popolare Europeo (il più influente gruppo al Parlamento Europeo, di cui il PP fa parte) a opporsi al riconoscimento di catalano, basco e galiziano tra le lingue ufficiali dell’Unione Europea, cioè a una delle proposte di Sánchez che stanno più a cuore ai partiti indipendentisti. Per sfiduciare il primo ministro, tra l’altro, questi partiti dovrebbero votare insieme all’estrema destra di Vox, che considera le loro istanze autonomiste il preludio della disgregazione nazionale.

Secondo i giornali spagnoli, in questo momento a Sánchez conviene prendere tempo: per ricompattare la maggioranza, ristrutturare l’organigramma del partito e soprattutto capire cosa potrebbe uscire ancora dall’inchiesta sul “caso Ábalos”. I partiti della maggioranza, inclusa la sinistra di Sumar che è il principale alleato dei Socialisti per numero di seggi, hanno di fatto sospeso il loro appoggio, chiedendo a Sánchez «garanzie» sul fatto che lo scandalo non si allarghi: una cosa su cui, al momento, è impossibile fare previsioni.

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