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  • Mercoledì 20 settembre 2023

Per catalano, basco e galiziano l’ingresso nell’Unione Europea non sarà semplice

La proposta spagnola di aggiungere nuove lingue ufficiali è stata rimandata, e questo è un problema per il primo ministro Sánchez

Una bandiera catalana esposta a Barcellona durante la Festa nazionale della Catalogna l'11 settembre (AP Photo/Emilio Morenatti)
Una bandiera catalana esposta a Barcellona durante la Festa nazionale della Catalogna l'11 settembre (AP Photo/Emilio Morenatti)
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Martedì il Consiglio dell’Unione Europea ha rimandato la discussione di una proposta avanzata dal governo della Spagna per fare del catalano, del galiziano e del basco lingue ufficiali dell’Unione. Durante una riunione dei ministri per gli Affari europei di tutti i paesi membri la proposta è stata rimandata a discussioni future (secondo alcuni giornali, come per esempio il Financial Times, è stata proprio «snobbata») a causa delle perplessità di molti governi.

Questo è un problema per il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez, perché l’accettazione ufficiale di catalano, galiziano e basco sia nelle istituzioni spagnole sia in quelle europee è una delle condizioni poste dal leader indipendentista catalano Carles Puigdemont e dal suo partito Junts per Catalunya (detto più semplicemente Junts), per permettere con i suoi voti di formare il prossimo governo spagnolo. Martedì il parlamento spagnolo ha acconsentito per la prima volta all’uso in aula delle lingue delle minoranze, tra grosse polemiche della destra, ma la possibilità di fare lo stesso nelle istituzioni europee sembra ancora piuttosto lontana.

Dopo le elezioni dello scorso luglio, in cui le coalizioni di centrosinistra e di centrodestra erano arrivate praticamente in parità, Junts è emerso come il partito determinante per decidere quale delle due formerà il nuovo governo (attualmente il governo Sánchez è in carica facente funzioni). Puigdemont – che si trova ancora in esilio in Belgio dopo essere fuggito dal paese a seguito del referendum indipendentista del 2017 – ha avviato i negoziati con la coalizione di Sánchez, ma ha imposto alcune condizioni, tra le quali il riconoscimento del catalano e delle altre lingue delle minoranze.

In Spagna l’unica lingua ufficiale in tutto il paese è il castigliano (cioè quello che tutti definiamo spagnolo), ma la Costituzione prevede l’esistenza di lingue cosiddette co-ufficiali, perché sono da ritenersi ufficiali soltanto nelle regioni in cui sono parlate, assieme al castigliano. Il catalano è lingua co-ufficiale in Catalogna, il basco nei Paesi Baschi, il galiziano in Galizia e l’aranese nella Val d’Aran.

All’interno della Spagna il governo ha attuato rapidamente le misure necessarie per accontentare le richieste di Puigdemont.

Martedì, per la prima volta, i deputati del Congresso che appartengono a minoranze linguistiche (la camera bassa del parlamento spagnolo) hanno potuto parlare nella lingua che preferivano durante la sessione legislativa. Il primo a farlo è stato il deputato socialista José Ramón Gómez Besteiro, che ha detto in galiziano: «È un doppio onore inaugurare il sistema di traduzione simultanea nella mia lingua». Da martedì nel Congresso spagnolo, come già avviene al Parlamento Europeo, è attivo un servizio di traduzione simultanea per i deputati che vorranno parlare in lingue che non sono il castigliano.

Per consentire l’utilizzo del galiziano e delle altre lingue nel Congresso non c’è stato bisogno di fare modifiche al regolamento interno perché non ci sono norme che vietino l’utilizzo di lingue diverse dal castigliano. Il governo, però, ha già annunciato che intende modificare il regolamento per aggiungere esplicitamente le lingue co-ufficiali tra quelle che possono essere usate nell’aula.

Appena Gómez Besteiro ha cominciato a parlare in galiziano, i deputati di Vox, il partito di estrema destra nazionalista e nostalgico del franchismo, si sono alzati e hanno abbandonato l’aula in segno di protesta. Anche i deputati del Partito popolare, di centrodestra, hanno protestato, ma sono rimasti. Fra le altre cose Alberto Núñez Feijóo, il leader del Partito Popolare, è originario della Galizia e fino a poco tempo fa era il presidente della regione.

Le cose sono più complicate nell’Unione Europea, dove aggiungere nuove lingue ufficiali comporta un percorso piuttosto complicato, che finora è stato fatto soltanto quando un nuovo paese membro è entrato nell’Unione, con pochissime eccezioni.

Martedì, durante la riunione dei ministri degli Affari europei a Bruxelles, il governo spagnolo ha presentato la proposta di aggiungere alla lista delle lingue ufficiali anche catalano, basco e galiziano, ma buona parte dei ministri ha di fatto rifiutato la richiesta, chiedendo più tempo e maggiori consultazioni. La ministra degli Affari europei svedese, Jessika Roswall, parlando prima della riunione ha detto che la proposta non fornisce dettagli sufficienti sulle «questioni legali e finanziarie [e] su quali conseguenze avrà per le lingue delle altre minoranze». Nell’Unione Europea le lingue regionali sono più di 60, ma le lingue ufficiali delle istituzioni europee sono 24.

Secondo il Financial Times i paesi che hanno espresso perplessità sono più di dieci. Questo è un problema perché ogni decisione sulle lingue ufficiali va presa all’unanimità.

José Manuel Albares, il ministro degli Esteri spagnolo, ha comunque definito la riunione un discreto successo perché nessun paese ha messo un veto esplicito alla proposta. «Il finale è chiaro: il catalano, il basco e il galiziano entreranno a far parte del regime linguistico europeo», ha detto. Per facilitare le cose, il ministro ha annunciato che al momento il governo spagnolo cercherà di dare la priorità al catalano, perché delle tre è la lingua più parlata (e anche perché, ma questo Albares non l’ha detto, i voti determinanti per il governo sono quelli dei catalani). L’idea è che cercare di aggiungere una sola lingua ufficiale anziché tre tutte insieme dovrebbe essere più semplice. Non è chiaro se questa scelta del governo potrà indispettire i partiti baschi, che dovrebbero entrare a far parte anche loro della coalizione di governo di Sánchez.

Martedì Puigdemont ha detto che il fatto che nessuno stato membro abbia messo il veto al catalano e alle altre lingue delle minoranze è un buon segnale, ma che «non è sufficiente, e lo stato spagnolo lo sa».

Attualmente l’Unione Europea prevede tra le sue lingue ufficiali esclusivamente quelle che sono già la lingua ufficiale di un paese membro. Finora ne sono state aggiunte esclusivamente quando un nuovo paese entrava a far parte dell’Unione: all’ingresso della Romania, per esempio, il rumeno è diventato lingua ufficiale. Nella storia dell’Unione Europea c’è un solo caso in cui è stata accettata la richiesta di un paese già membro di aggiungere una nuova lingua ufficiale: successe con il gaelico (cioè la lingua irlandese), che venne inserito tra le lingue ufficiali nel 2007, anche se la traduzione dei documenti legali è cominciata soltanto l’anno scorso.

Il gaelico è però ritenuto dalla Costituzione irlandese come «prima lingua ufficiale» del paese, al contrario di quello che avviene con il catalano e gli altri, che nell’ordinamento spagnolo sono soltanto lingue co-ufficiali.