In Emilia-Romagna stanno pensando a un modo per ridurre la pausa estiva delle scuole

Quella italiana è la più lunga d'Europa, per ragioni che hanno a che fare con la storia agricola del paese

La scuola Guido Negri di Vo' Euganeo, Padova, 5 ottobre 2020 (ANSA/NICOLA FOSSELLA)
La scuola Guido Negri di Vo' Euganeo, Padova, 5 ottobre 2020 (ANSA/NICOLA FOSSELLA)
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L’Emilia-Romagna sta studiando una riforma per modificare il calendario scolastico e introdurre una pausa didattica intermedia che riduca la lunga pausa estiva. Non è ancora chiaro come il calendario sarà riformato, ma l’assessora regionale alla Scuola, Isabella Conti, ha già anticipato che non ci saranno decisioni imposte dall’alto. Piuttosto, verrà avviato un percorso di consultazione che coinvolgerà le istituzioni scolastiche nel loro complesso, i sindacati, le associazioni civiche e dei genitori, e gli enti locali.

Inizialmente sui giornali era circolata la notizia che l’Emilia-Romagna stesse lavorando alla proposta di uno “spring break”, cioè di una pausa primaverile sul modello di alcuni altri paesi d’Europa, con un allungamento dell’anno scolastico sia a settembre che a giugno e una sosta aggiuntiva tra aprile e maggio. Dopodiché l’assessora Conti ha fatto sapere che la pausa intermedia potrebbe non essere necessariamente in primavera, quando c’è già lo stacco per le vacanze pasquali, ma tra la fine del primo e l’inizio del secondo quadrimestre, dunque a febbraio, posticipando la fine delle lezioni del mese di giugno e dando la possibilità a chi ha avuto difficoltà nella prima metà dell’anno scolastico di recuperare.

A settembre del 2025 sarà creata una commissione in Regione che studierà la questione e ascolterà tutte le parti in causa: «Se vogliamo provare ad apportare dei cambiamenti, dobbiamo farlo tenendo tutti per mano», ha detto Conti. Secondo lei bisogna anche considerare le preoccupazioni degli imprenditori, in particolare quelli della riviera romagnola, e le difficoltà strutturali delle scuole già molto calde a giugno.

Da tempo il calendario scolastico italiano è oggetto di una discussione pubblica. La scuola in Italia inizia a settembre, spesso nella seconda settimana del mese, e finisce a inizio giugno. Le pause intermedie principali coincidono con Natale e Pasqua mentre la pausa estiva dura 14 settimane, pari a circa tre mesi, ed è la più lunga d’Europa: sebbene il tempo massimo di permanenza a scuola sia simile, nella maggior parte degli altri paesi le vacanze estive sono più brevi che in Italia, con pause distribuite durante tutto l’anno scolastico. In Francia la pausa estiva è di 8 settimane circa, in Danimarca, Germania e Regno Unito è di 6, in Spagna va da un minimo di 8 a un massimo di 14.

Valentina Chindamo, insegnante ed esperta di scuola intervistata nel podcast del Post Wilson in una puntata dedicata proprio a questo argomento, ha spiegato che le origini storiche del calendario scolastico italiano sono legate al passato agricolo del paese: la pausa estiva consentiva infatti ai ragazzi e alle ragazze di aiutare le famiglie nei campi nei mesi di maggior lavoro.

Le ragioni principali a favore di una modifica del calendario scolastico hanno a che fare con la pedagogia. Una lunga pausa estiva è correlata a una riduzione delle competenze che non colpisce tutti e tutte le studenti allo stesso modo, ma soprattutto quelli e quelle che vivono in contesti socioeconomici svantaggiati e che, con le scuole chiuse, non hanno nessun altro tipo di stimolo non potendosi permettere centri estivi o viaggi vacanze che hanno un peso economico molto significativo sul bilancio familiare. È poi dimostrato che pause scolastiche regolari durante l’anno consentono agli e alle studenti di riposare, di evitare il sovraccarico cognitivo, di favorire la motivazione e soprattutto l’apprendimento.