Le previsioni meteo ci deludono sempre
C’entra il modo in cui siamo fatti, ma anche una scarsa comprensione di come sono fatte loro

La tecnologia impiegata per le previsioni meteorologiche è diventata negli anni sempre più sofisticata, ma la percezione generale della loro accuratezza non sembra essere migliorata di pari passo. È frequente sentire persone lamentarsi che il meteo non ci ha preso, confrontarsi sulle app più e meno affidabili, interrogarsi su come interpretare le percentuali della app dell’iPhone. C’entra in parte il modo in cui sono fatte le previsioni meteo, ma c’entra molto anche il modo in cui siamo fatti noi: la nostra memoria selettiva e i fattori psicologici che influenzano il modo in cui reagiamo alle previsioni.
Se prima di una scampagnata è prevista una giornata di sole e poi c’è il sole, ci godiamo la giornata e finisce lì. Se invece piove e non era previsto, tendiamo a ricordare quella volta più di altre in cui le previsioni ci avevano preso. È un classico esempio di pregiudizio di negatività, la tendenza degli eventi negativi ad avere sul sistema nervoso un impatto maggiore di quelli positivi, per ragioni probabilmente evolutive. Ma è anche un pregiudizio di conferma, la tendenza umana a cercare, interpretare e ricordare informazioni che confermano una convinzione che già abbiamo: che il meteo non ci prenda quasi mai, in questo caso.
Peraltro c’è una discreta probabilità che le previsioni meteorologiche siano associate a una delusione anche quando ci prendono, se ciò che preannunciano non coincide con ciò che speravamo di sapere: per esempio previsioni che non prevedono neve, quando programmavamo di andare a sciare, o che annunciano pioggia quando abbiamo in programma un picnic.
Un altro fattore che può creare frustrazione è la nostra aspettativa di avere sempre previsioni certe. In alcuni rari casi, infatti, ancora oggi e con le tecnologie più avanzate, i dati e le tecnologie disponibili non permettono di stabilire con sicurezza che tempo farà. Uno dei servizi più popolari in Italia, 3BMeteo, ha introdotto da qualche tempo un avviso relativo all’incertezza, dopo avere ricevuto per anni diverse lamentele nei periodi più critici. L’avviso viene pubblicato in automatico nei casi, non così frequenti, in cui i modelli meteorologici danno risultati discordanti a partire dagli stessi dati.
Un modello meteorologico è, in sostanza, un insieme di equazioni molto complesse che usano i dati – temperatura, vento, pressione e altri – rilevati dalle centraline meteo in un certo momento per capire come, probabilmente, evolveranno. L’approccio preferito dai servizi più popolari in caso di incertezza è dare meno informazioni, piuttosto che rischiare di sbagliare previsioni. Ma la ricerca di maggiori informazioni è proprio uno dei comportamenti umani più comuni per limitare l’ansia determinata dall’incertezza. Per questo molti si lamentano dell’approccio cauto dei servizi meteo in caso di incertezza, e preferirebbero, paradossalmente, previsioni precise anche se azzardate.
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Anche quando, come nella maggior parte dei casi, le previsioni riescono a essere accurate, queste hanno comunque un loro livello di incertezza intrinseco, trattandosi di previsioni di eventi futuri. Come spiega il meteorologo e climatologo Giulio Betti nel libro Ha sempre fatto caldo! E altre comode bugie sul cambiamento climatico, l’incertezza di una previsione dipende dal livello di dettaglio richiesto – se si pretende di sapere le probabilità di pioggia in un orario preciso sarà più difficile azzeccarci che non guardando un’intera mattinata, per esempio – e dall’orizzonte temporale.
Chiaramente, più è anticipata la previsione, più alta è la probabilità di errore. Sapere con certezza il tempo in una qualsiasi città del mondo tra 10 giorni è molto difficile, eppure è una cosa che pretendono molte persone, per esempio quando organizzano un viaggio. Per le previsioni a 5 o 6 giorni l’incertezza si riduce ma è comunque significativa. Viene assegnata a pochi parametri essenziali (temperatura, pressione e precipitazioni) una stima di probabilità di accadimento. Il modello elabora più scenari: se le diverse proiezioni di un singolo parametro sono ravvicinate tra loro, c’è una buona probabilità che il parametro vada verso una certa direzione; se si discostano molto l’una dall’altra, la previsione sarà inevitabilmente incerta.

Una rappresentazione grafica delle possibili evoluzioni della temperatura in un modello di previsione meteorologica: ogni linea, detta “spaghetto”, mostra una possibile evoluzione nel tempo (Wetterzentrale.de)
A volte, poi, anche quando non c’è grande incertezza, le previsioni possono essere valutate come sbagliate perché chi le consulta ha scarsa familiarità con le percentuali di attendibilità, e di fatto non sa come vanno lette. Ne ha scritto di recente l’australiano Tom Saunders, meteorologo dell’emittente pubblica Australian Broadcasting Corporation (ABC).
L’agenzia del governo australiano che si occupa delle previsioni meteorologiche (Bureau of Meteorology), per esempio, utilizza l’espressione «alta probabilità di acquazzoni» per descrivere una giornata in cui la probabilità di pioggia è compresa tra il 65 e l’84 per cento. È una previsione spesso interpretata male, cioè come una previsione che pioverà, quando in realtà implica una probabilità tra il 16 e il 35 per cento che non pioverà. E include anche il caso abbastanza comune in cui la pioggia dura soltanto pochi minuti, senza nemmeno essere notata dalla maggior parte delle persone.
Una app che induce facilmente le persone in questo equivoco è quella dei dispositivi Apple, che mostra una nuvola con pioggia sia che le probabilità siano del 30 per cento, sia che siano del 90 per cento, dando l’idea che in entrambi i casi pioverà, quando nel primo caso è molto più probabile che questo non accada.
Secondo Saunders le app sono in generale un’altra cosa all’origine dei pregiudizi sull’inaffidabilità del meteo, essendo di gran lunga la fonte di dati meteorologici più utilizzata dalle persone. Ce ne sono alcune che forniscono previsioni talmente localizzate e dettagliate – previsioni orarie fino a 10 giorni o giornaliere fino a 45 giorni – da rendere irragionevole aspettarsi che siano accurate.
La percezione della temperatura è un altro fattore che può influenzare il giudizio dell’accuratezza della previsione. Anche quando la temperatura non è molto alta, una giornata estiva può essere calda o insopportabilmente calda a seconda di altri parametri: l’umidità e la ventilazione nell’ambiente, per esempio. Alcune persone tendono quindi a valutare come sbagliata una previsione della temperatura che in realtà è corretta, se altri fattori da loro trascurati ne condizionano la percezione.
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È utile sapere quali fattori possono influenzare la nostra percezione dell’affidabilità dei servizi meteorologici, a patto di tenere a mente quanto in realtà siano accurati nella maggior parte dei casi. Diversi esperti fanno spesso notare quanto la precisione delle previsioni sia migliorata, a un punto tale da rendere quelle attuali a 5 giorni buone quanto quelle a 3 giorni di 10 anni fa. Anche la tolleranza all’errore però tende a ridursi man mano che i servizi diventano più chiari e accurati.
I miglioramenti non riguardano soltanto le previsioni delle temperature, ma anche le precipitazioni, il vento e le traiettorie dei cicloni. Una mappa pubblicata dal Bureau of Meteorology mostra come i modelli meteorologici tra il 1974 e il 2010 avrebbero previsto il percorso del ciclone Tracy, uno degli eventi meteorologici più distruttivi nella storia dell’Australia, responsabile della quasi completa distruzione della città di Darwin. Non c’è dubbio che se Tracy si verificasse oggi, ha scritto Saunders, Darwin riceverebbe un preavviso sufficientemente ampio.

Una mappa che mostra la traiettoria reale dell’uragano Tracy e quelle previste dai modelli meteorologici nel 1974, nel 1985, nel 2004 e nel 2010 (Bom.gov.au)
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