Le ronde contro i richiedenti asilo sul confine tra Paesi Bassi e Germania
Sono state poco partecipate e organizzate da un noto sciroccato, ma il caso è finito comunque al centro del dibattito politico

Per due giorni consecutivi uno sparuto gruppo di cittadini dei Paesi Bassi con torce e pettorine catarifrangenti si è dato appuntamento in un punto del confine tra Paesi Bassi e Germania, vicino alla cittadina di Ter Apel. L’obiettivo era fare controlli informali per intercettare e fermare eventuali richiedenti asilo: una cosa che ovviamente il gruppo non aveva alcuna autorizzazione per fare. L’iniziativa è diventata un caso politico, raccontato anche dai giornali tedeschi, perché è avvenuta pochi giorni dopo che il governo dei Paesi Bassi era caduto proprio sulla gestione della migrazione, su cui il partito di estrema destra PVV chiedeva misure più stringenti.
Il gruppo si è presentato, sia sabato sia domenica, alla frontiera tra Rütenbrock in Germania e Ter Apel sul lato nederlandese, dove c’è un centro d’accoglienza per persone migranti. Sabato c’erano in tutto una dozzina di persone, che sono riuscite effettivamente a fermare alcune macchine e a fare controlli improvvisati sulla base del colore della pelle di chi era a bordo, evidentemente.
Domenica erano leggermente di più, ma entrambi i paesi hanno mandato la polizia e la presenza degli agenti ha funzionato come deterrente: nessuno quindi è riuscito a controllare delle macchine. Gli attivisti sono stati identificati, ma al momento non ci sono stati arresti.
L’autoproclamato ideatore dei controlli è Jan Huzen, una vecchia conoscenza della destra locale. È stato condannato più volte per diffamazione, in passato ha organizzato proteste degli agricoltori e contro le misure sanitarie ai tempi del Covid-19. Oggi promuove tesi complottiste secondo cui persone migranti verrebbero trasferite direttamente nel paese dalla Polonia, con la presunta connivenza della polizia tedesca.

Un posto di blocco della Marechaussee, la polizia militare nederlandese, sul confine con la Germania, lo scorso 9 dicembre (EPA/REMKO DE WAAL)
Il gruppo si è mobilitato dopo che a maggio c’era stato un caso in cui la polizia tedesca aveva riportato nei Paesi Bassi un richiedente asilo respinto in un altro punto del confine (a Venlo): una pratica coerente con i rimpatri promessi dal nuovo governo tedesco, ma recentemente giudicata illegittima da un tribunale di Berlino. Sabato il gruppo si è riunito in un bar vicino a casa di Huzen e ha deciso che voleva fare «la stessa cosa che ha fatto la polizia tedesca», galvanizzato dalle sue teorie complottistiche.
Il video di uno dei “controlli” del gruppo, che a un certo punto avrebbe fermato anche un mezzo della polizia tedesca
«La [loro] azione mette in evidenza, su scala ridotta, come le politiche per l’accoglienza siano diventate il punto centrale di un conflitto di scala superiore», ha scritto il giornale tedesco Frankfurter Allgemeine. Il gruppo, infatti, ha ricevuto il sostegno di Geert Wilders, il leader dell’estrema destra che ha fatto cadere il governo. Huzen si è molto compiaciuto di questa specie di copertura politica e ha ricondiviso i post di Wilders con un cuoricino.
Per Wilders, appoggiare queste azioni è strumentale in vista delle elezioni anticipate di fine ottobre. Aveva causato la crisi del governo presentando un piano di 10 punti di durissime misure sull’immigrazione, tra le quali la chiusura dei centri d’accoglienza e il respingimento automatico dei richiedenti asilo al confine – due misure che avrebbero causato sofferenze per migliaia di persone, nonché infattibili per le leggi dei Paesi Bassi – e non si era accontentato delle concessioni degli alleati.

Geert Wilders in parlamento all’Aia, il 4 giugno (Pierre Crom/Getty Images)
Wilders lo fa per aumentare i consensi, strumentalizzando il tema più identitario del suo partito (il PVV). Fino alla crisi di governo le politiche per l’immigrazione erano responsabilità del PVV, che esprimeva la ministra Marjolein Faber. La delega per l’Asilo è temporaneamente passata a David van Weel del VVD, il partito di centrodestra dell’ex primo ministro Mark Rutte che fino alla settimana scorsa era alleato di Wilders.
Sotto la gestione di Faber erano stati reintrodotti i controlli alle frontiere fra Germania e Paesi Bassi, seguendo una misura simile approvata dal governo tedesco. Faber aveva affidato i controlli alla polizia militare (la Marechaussee) e da poco erano stati estesi fino a dicembre.
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