In Francia c’è stato un primo storico voto a favore della morte assistita
L'Assemblea Nazionale ha approvato la prima proposta di legge sul tema, che ora verrà discussa in Senato

Martedì in Francia l’Assemblea Nazionale, la camera bassa del parlamento, ha approvato la prima proposta di legge nella storia del paese sulla morte assistita, la pratica anche detta suicidio assistito con cui a determinate condizioni ci si può auto somministrare un farmaco letale. L’approvazione, avvenuta con 305 voti a favore e 199 contro, non è definitiva: ora la proposta di legge dovrà essere votata dal Senato, ma l’approvazione all’Assemblea Nazionale è considerato comunque un passaggio storico in Francia.
La legge era stata presentata dal deputato Olivier Falorni dei Democratici, un gruppo parlamentare centrista che fa parte della maggioranza di governo. Il dibattito in parlamento è stato molto lungo e sono stati discussi oltre 2.600 emendamenti. Diversamente da quanto accade di solito i partiti non hanno dato indicazioni di voto, lasciando ai singoli deputati e alle singole deputate la scelta di orientarsi a seconda delle proprie sensibilità sull’argomento.
Dei 199 parlamentari che si sono opposti alla legge, 101 appartengono al partito di estrema destra Rassemblement National e 16 all’Union des droites pour la République, il partito creato dall’ex leader dei Repubblicani Éric Ciotti e alleato del Rassemblement National. Hanno votato contro anche 67 dei 204 deputati della maggioranza, in particolare quasi tutti quelli dei Repubblicani, di destra. Hanno invece votato a favore quasi tutti i deputati dei partiti di sinistra, ossia i Socialisti, la France Insoumise e gli Ecologisti.
La proposta prevede anzitutto la legalizzazione della pratica stessa della morte assistita, con un grosso cambiamento rispetto a quanto è possibile fare ora: attualmente in Francia questa pratica non è legale e le leggi esistenti permettono altri tipi di scelte sul cosiddetto “fine vita”, come il ricorso a sedazione profonda, la possibilità di rifiutare cure o quella di dare disposizioni anticipate sul proprio trattamento sanitario nei casi in cui ci si trovi impossibilitati a esprimere le proprie volontà (il cosiddetto “testamento biologico”). Con “fine vita” si intende il periodo che precede la morte e le scelte che lo riguardano. In Italia la morte assistita è legale non grazie a una legge, che non è mai stata approvata (con grossi problemi), ma grazie a una sentenza della Corte costituzionale.

Uno schermo all’interno dell’Assemblea Nazionale mostra l’esito del voto sulla legge sulla morte assistita, il 27 maggio 2025 (AP Photo/Michel Euler)
La proposta di legge francese stabilisce che può accedere alla morte assistita chi abbia più di 18 anni, abbia la cittadinanza francese o risieda stabilmente in territorio francese, sia in grado di prendere decisioni libere e consapevoli e abbia una patologia grave, incurabile e a uno stadio avanzato o terminale.
Nel caso di patologie in “stadio avanzato”, la definizione utilizzata è quella dell’Alta autorità della Salute, l’organo pubblico e indipendente francese che si occupa di salute (grossomodo come il nostro Istituto superiore di sanità), e coincide con un «processo irreversibile segnato dal peggioramento dello stato di salute della persona malata che incide sulla qualità della sua vita». Il riferimento a una definizione precisa è stato pensato per ridurre il margine di interpretazione di questo requisito e cercare il più possibile di assicurare trattamenti omogenei per chi fa richiesta di accesso alla pratica.
Per poter accedere alla morte assistita la persona che fa richiesta deve patire una sofferenza che ritiene intollerabile, anche in questo caso con dei requisiti precisi: deve essere un dolore per cui non esistono soluzioni o per la quale la persona abbia esplicitamente rifiutato di sottoporsi a ulteriori cure.
Inoltre la proposta prevede una regolamentazione molto stringente di tutti i passaggi che compongono la pratica: la richiesta della persona che vuole accedervi, l’esame delle sue condizioni, la formulazione della decisione del medico e l’attuazione concreta della pratica.
Il paziente o la paziente può fare richiesta per iscritto o «con qualsiasi altro mezzo di espressione adatto alle sue capacità». Il personale medico che riceve la richiesta ha l’obbligo di informare la persona sul fatto che in alternativa alla morte assistita può ricorrere a un percorso di cure palliative o a qualsiasi altra alternativa possibile nella sua condizione. Il medico o la medica che valutano la richiesta devono poi valutare il caso insieme a una commissione interdisciplinare che ha 15 giorni di tempo per dare una risposta: nel caso di un accoglimento della richiesta, il paziente ha comunque la possibilità di rinunciare alla pratica quando vuole.

Olivier Falorni, il deputato dei Democratici che ha presentato la legge, prima del voto, il 27 maggio 2025 (Raphael Lafargue/ABACAPRESS.COM/ANSA)
Per quanto riguarda l’attuazione concreta della pratica, la proposta di legge prevede che il paziente possa morire quando vuole, circondato da chi vuole e dove vuole, a patto che siano luoghi chiusi, come case di cura, ospedali o abitazioni private. La proposta di legge vieta il ricorso a luoghi pubblici (strade, piazze, spiagge, foreste, parchi o giardini) come luogo di morte. Non è obbligatorio che di fianco al paziente ci sia un medico o un infermiere nel momento in cui si auto somministra il farmaco letale, ma è previsto che questo tipo di figura sia comunque nei paraggi per poter intervenire in caso di qualsiasi problema o difficoltà.
Il tipo di farmaco adatto a ciascuna persona va definito dall’Agenzia nazionale per la sicurezza dei medicinali e dei prodotti sanitari (l’equivalente dell’Agenzia italiana del farmaco, l’autorità sulla regolamentazione dei farmaci), che dovrà accompagnare la fornitura del farmaco con le indicazioni su come assumerlo. I costi di tutta la procedura dovranno essere coperti dal servizio sanitario nazionale.
La proposta di legge include una parte giudiziaria sulla gestione di eventuali controversie: per esempio il fatto che l’autorizzazione data o meno da un medico a un paziente che chieda di fare ricorso alla morte assistita possa essere contestata e impugnata davanti a un tribunale solo ed esclusivamente dal paziente stesso. Prevede inoltre l’introduzione di uno specifico reato per chi ostacoli la libera affermazione della volontà di qualcuno che vuole ricorrere alla morte assistita: per esempio impedendo o tentando di impedire alla persona di informarsi sulla morte assistita o fornendo informazioni fuorvianti sulla pratica.
La proposta di legge include anche l’eutanasia, cioè la possibilità che a somministrare il farmaco sia il personale medico, nei casi in cui la persona sia fisicamente impossibilitata a farlo da sola. Nella proposta c’è una clausola sulla possibilità di fare obiezione di coscienza, dando però al paziente il riferimento di un altro medico disponibile a procedere.
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A rendere il voto importante è stato anche il modo con cui si è arrivati al testo della proposta di legge, formulato a partire da un’assemblea civica, un metodo di democrazia partecipativa sempre più utilizzato in vari paesi europei in molti ambiti e che negli ultimi anni ha portato a risultati notevoli, per esempio con il referendum sull’aborto in Irlanda.



