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  • Lunedì 26 maggio 2025

L’Estonia vuole più intelligenza artificiale a scuola

E per questo ha stretto un accordo con OpenAI e avviato un programma nazionale che coinvolgerà migliaia di studenti

Una ragazza con uno smartphone in una foto in posa in una scuola tedesca
(Marijan Murat/dpa via ANSA)
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Nel 1996 l’Estonia avviò un ampio programma per l’innovazione tecnologica nelle scuole, che contribuì in fretta a rendere la più settentrionale delle repubbliche baltiche uno dei paesi più digitalizzati al mondo. Il progetto si chiamava Tiigrihüpe, qualcosa come “il balzo della tigre”, e adesso ha ispirato una nuova iniziativa altrettanto ambiziosa: il cosiddetto TI Hüpe, o “balzo dell’intelligenza artificiale”, che prevede appunto di integrare l’intelligenza artificiale nelle scuole, con l’obiettivo di migliorare le attività quotidiane di migliaia di studenti e docenti.

Se molti paesi hanno cominciato a vietare gli smartphone a scuola per via delle crescenti preoccupazioni legate al loro uso eccessivo, e stanno cercando di capire come limitare l’uso dei programmi di intelligenza artificiale da parte degli studenti, l’Estonia sarà invece uno dei primi paesi al mondo, se non il primo, a testare su larga scala un sistema che lo incoraggia.

La prima fase del programma TI Hüpe comincerà ad agosto con i corsi di formazione per gli insegnanti, e poi a settembre con l’inizio delle lezioni. È previsto che inizialmente 20mila studenti tra i 15 e i 17 anni e tremila docenti abbiano accesso a strumenti e applicazioni per l’insegnamento che sfruttano l’intelligenza artificiale. In una seconda fase il programma verrà esteso anche alle scuole professionali: entro il 2027 dovrebbe coinvolgere in totale 58mila studenti e cinquemila insegnanti.

Il programma è stato avviato dal presidente estone Alar Karis, e per metterlo in pratica il governo si sta accordando con alcune aziende tecnologiche del settore, fra cui OpenAI, nota per il chatbot di intelligenza artificiale ChatGPT. In particolare, OpenAI fornirà alle scuole estoni ChatGPT Edu, una versione del software pensata apposta per la formazione, assieme alle API (Application Programming Interface), le interfacce di programmazione che, semplificando, permettono di espandere le funzionalità di un programma, con personalizzazioni e interazioni con altri software.

Per il ministero dell’Istruzione e della Ricerca estone l’obiettivo è rafforzare le competenze degli studenti sui sistemi di intelligenza artificiale, aiutarli nello studio e stimolare la loro creatività; al tempo stesso alleggerire il lavoro degli insegnanti, per esempio per pianificare le lezioni e snellire le incombenze amministrative.

– Leggi anche: ChatGPT sta cambiando la scuola

L’Estonia ha circa 1,4 milioni di abitanti ed è da tempo un paese molto avanzato quanto a tecnologia e digitalizzazione nelle scuole, oltre che in molti ambiti dell’amministrazione. Per dare l’idea, nel 2012 avviò un progetto sperimentale per insegnare a bambine e bambini dai 7 ai 19 anni a programmare. È inoltre il paese dell’OCSE con i migliori risultati per quanto riguarda le competenze degli studenti in lettura, matematica e scienze. In base alle analisi di OpenAI, nel paese c’è un account di ChatGPT attivo ogni quattro persone, e il software viene già usato comunemente per attività di supporto all’insegnamento, programmazione e scrittura.

Secondo Karis, il presidente, il programma contribuirà a rendere l’Estonia «la nazione più “smart” al mondo», e avrà effetti positivi sia su altri settori, sia in generale sull’economia del paese. Secondo il presidente l’Estonia non deve diventare il paese in cui si usa di più l’intelligenza artificiale, ma quello in cui la si usa meglio.

A detta del governo, gli studenti estoni usano già l’intelligenza artificiale, ed è per questo che andrebbe introdotta strutturalmente anche nei programmi di formazione. Durante un evento a Londra, la ministra per l’Istruzione e la Ricerca, Kristina Kallas, ha riconosciuto lo scetticismo di altri paesi rispetto all’uso eccessivo degli smartphone a scuola: ha tuttavia spiegato che nella società estone l’uso di strumenti e servizi digitali è molto più integrato, e che per questo non avrebbe senso non usarli anche per la formazione.

A differenza che Francia, Paesi Bassi o Italia, in Estonia gli smartphone a scuola non sono vietati, e tra l’altro i 16enni possono votare nelle elezioni locali come quelle del prossimo ottobre, e possono farlo online: perciò «sarebbe strano non ammetterli in un contesto formativo», ha detto Kallas. Piuttosto che agire con un divieto, a suo dire il compito del governo è quello di fornire ai ragazzi linee guida su come e quando usarli, specialmente a quelli più piccoli, di 12 o 13 anni.

– Leggi anche: Cosa è successo nella città dove hanno vietato gli smartphone fino ai 14 anni