Maduro non si accontenta più di fare le elezioni solo in Venezuela
E le ha organizzate anche per la Guayana Esequiba, territorio che rivendica ma non controlla

Alle elezioni legislative e amministrative che si tengono domenica in Venezuela saranno eletti 285 deputati dell’Assemblea nazionale, 260 legislatori locali e 24 governatori degli stati federali che compongono il paese. In realtà gli stati federali sarebbero soltanto 23, ma quest’anno il regime autoritario del presidente Nicolás Maduro ha deciso di aggiungere un nuovo governatore: rappresenterà la Guayana Esequiba, un territorio che appartiene alla Guyana ma che il Venezuela rivendica da circa due secoli.
Il Venezuela non controlla la Guayana Esequiba. Ne annunciò l’annessione formale alla fine del 2023 senza avere nessun controllo sul suo territorio, che è saldamente nelle mani della Guyana. Ma le rivendicazioni sulla Guayana Esequiba sono funzionali alla propaganda nazionalistica di Maduro, che ha deciso di aggiungere un governatore alle elezioni come atto simbolico. In questo modo il regime ha ottenuto un altro risultato: dividere ulteriormente un’opposizione già indebolita.
Dopo le elezioni presidenziali dello scorso luglio l’opposizione in Venezuela non è più riuscita a riprendersi.
Allora le forze di opposizione dimostrarono che alle presidenziali si erano verificati brogli, e che in realtà aveva vinto il loro candidato, Edmundo González Urrutia. Ma Maduro riuscì a manovrare la macchina dello stato per farsi dichiarare vincitore, e a rimanere al potere grazie a una repressione violenta di tutti i dissidenti. Edmundo González fu costretto a fuggire all’estero, mentre María Corina Machado, la leader più carismatica dell’opposizione, entrò in clandestinità per evitare l’arresto.
A queste nuove elezioni legislative e amministrative di domenica l’opposizione si è divisa drasticamente. Da un lato María Corina Machado ha invitato tutti i venezuelani contrari al regime a non andare a votare, per mostrare che il governo di Maduro è illegittimo. Da settimane Machado, che continua a usare i social media dalla clandestinità, pubblica foto di striscioni esposti in tutto il Venezuela in cui le persone dicono che hanno già espresso il proprio voto alle presidenziali del 28 luglio (28J nella sigla in spagnolo) e che non votare alle elezioni di quest’anno è un atto di disobbedienza.
C’è però un’altra fazione dell’opposizione guidata da un altro storico dissidente, Henrique Capriles Radonski, che ha deciso di partecipare al voto, e di provare ancora una volta a battere – o quanto meno a mettere in difficoltà – il regime di Maduro tramite le elezioni. Tra le due fazioni dell’opposizione c’è un contrasto piuttosto aperto, con i sostenitori di Machado che accusano gli altri di legittimare il regime. Tra le altre cose, le forze vicine a Capriles hanno proposto un candidato anche per la Guayana Esequiba, accettando così la trovata nazionalistica di Maduro.

María Corina Machado ed Enrique Capriles in una foto del 2017 (AP Photo/Fernando Llano, File)
Queste divisioni, e in generale un sentimento di stanchezza dopo le presidenziali dell’anno scorso faranno sì che l’affluenza alle elezioni sarà molto bassa. È inoltre difficile che l’opposizione otterrà qualche risultato efficace, anche perché nel frattempo la repressione continua, e negli ultimi giorni il regime ha arrestato decine di persone accusate, secondo il governo, di aver fatto entrare agenti stranieri nel paese.



