I vincitori del festival di Cannes

“It Was Just an Accident” del regista iraniano Jafar Panahi ha vinto la Palma d'oro

Il regista iraniano Jafar Panahi durante la premiazione (Joel C Ryan/Invision/AP)
Il regista iraniano Jafar Panahi durante la premiazione (Joel C Ryan/Invision/AP)
Caricamento player

Ha vinto la Palma d’oro il film It Was Just an Accident del regista e autore iraniano Jafar Panahi (noto soprattutto per aver vinto la Caméra d’or a Cannes nel 1995 con il film Il palloncino bianco). È un film tra il drammatico e il noir, ma che in certi momenti risulta anche comico grazie a una trama a tratti paradossale: ruota tutto intorno a un incidente stradale che porta le persone coinvolte ad affrontare complicate questioni morali.

Il film è il seguito di Gli orsi non esistono, che Panahi aveva presentato alla Mostra del cinema di Venezia nel 2022, pochi mesi dopo il suo arresto per aver girato nel 2010 un film critico nei confronti del regime che governa l’Iran. Era poi stato scarcerato nel febbraio del 2023. Panahi è uno dei registi iraniani più apprezzati dei nostri tempi, e quest’anno per la prima volta ha potuto lasciare il paese per partecipare a un festival: «Il cinema è una società. Nessuno ha il diritto di dirci cosa dovremmo fare o astenerci dal fare» ha detto durante la premiazione.

Il Grand Prix della Giuria, il riconoscimento più importante dopo la Palma d’oro, è andato a Affeksjonsverdi (Sentimental Value) diretto dal regista norvegese Joachim Trier. È un film drammatico e racconta la storia di Nora, un’attrice teatrale interpretata da Renate Reinsve, e sua sorella Agnes (Inga Ibsdotter Lilleaas), che si ritrovano ad affrontare il loro problematico passato familiare durante il funerale della madre. Vi hanno recitato anche Stellan Skarsgård ed Elle Fanning. Trier era già stato molto apprezzato a Cannes nel 2021, col film La persona peggiore del mondo, che aveva fatto vincere alla protagonista Reinsve il premio per la miglior attrice femminile.

Il premio della giuria è stato assegnato a pari merito a Sirât, del regista franco spagnolo Oliver Laxe, e a Sound of Falling, della tedesca Mascha Schilinski. Sirât è un film drammatico che racconta la storia di un padre (Sergi López) che arriva in Marocco per cercare la figlia Mar, scomparsa durante un rave. Lo accompagna il figlio (Bruno Nuñez), e il viaggio diventa l’occasione per scoprire cose di loro stessi e del loro rapporto che non conoscevano. Sound of Falling parla invece di quattro giovani donne vissute in epoche differenti, le cui vite però arrivano a intrecciarsi intorno a una fattoria tedesca. Il premio Caméra d’Or è andato al film iracheno The President’s Cake di Hasan Hadi.

Il premio per la miglior regia è stato vinto dal regista brasiliano Kleber Mendonça Filho per il film L’agente segreto, un thriller politico ambientato negli anni Settanta durante gli anni della dittatura militare in Brasile. Per lo stesso film ha vinto il premio per il miglior attore il protagonista Wagner Moura, conosciuto per aver interpretato tra le altre cose Pablo Escobar in Narcos.

Il premio per la migliore attrice è andato a Nadia Melliti, protagonista di La petite dernière della regista francese di origini algerine Hafsia Herzi.

Il premio per la miglior sceneggiatura è stato assegnato ai fratelli Dardenne (vincitori di due Palme d’oro, nel 1999 e nel 2005) per il film Jeunes Mères. La Palma d’oro per il miglior cortometraggio è stata vinta da I’m Glad You’re Dead Now di Tawfiq Barhum.

Non hanno invece ricevuto premi alcuni film su cui c’erano aspettative. Tra questi quello del noto regista Wes Anderson, alla sua quarta partecipazione al festival con The Phoenician Scheme, ed Eddington, il film sulla pandemia di Ari Aster. Non ha vinto niente neanche Alpha, un body horror ambientato durante gli anni dell’epidemia da AIDS della regista Julia Ducournau, che vinse la Palma d’oro nel 2021 con Titane.

La giuria di quest’anno era guidata dall’attrice francese Juliette Binoche. Ne facevano parte anche l’attrice italiana Alba Rohrwacher, gli attori statunitensi Halle Berry e Jeremy Strong (Succession), la regista indiana Payal Kapadia, l’autrice franco-marocchina Leïla Slimani, il regista congolese Dieudo Hamadi, il regista sudcoreano Hong Sang-soo e il regista messicano Carlos Reygadas.

– Leggi anche: Fateli voi dei film così belli in Iran