La Corte costituzionale della Romania ha respinto il ricorso del sovranista George Simion per annullare le presidenziali che ha perso

I giudici della Corte costituzionale della Romania durante la convalida del risultato delle presidenziali, il 22 maggio a Bucarest
I giudici della Corte costituzionale della Romania durante la convalida del risultato delle presidenziali, il 22 maggio a Bucarest (AP Photo/Vadim Ghirda)

Giovedì la Corte costituzionale della Romania ha respinto all’unanimità il ricorso presentato dal candidato sovranista George Simion per annullare le elezioni presidenziali, che domenica Simion aveva perso contro l’europeista Nicușor Dan. Per motivare la richiesta, Simion si era accodato alla teoria, fatta circolare dalla propaganda russa e non sostenuta da prove, secondo cui al ballottaggio tra lui e Dan ci sarebbero state interferenze straniere della Francia: la Corte l’ha considerata infondata. Simion non si era spinto a contestare l’affidabilità dello scrutinio in sé, ma aveva sostenuto ci fossero state interferenze sulla piattaforma di messaggistica Telegram e presunte irregolarità nel voto estero in Moldavia.

La tattica di Simion era di stabilire un parallelismo tra queste presidenziali e il primo turno dello scorso novembre, che era stato annullato perché l’intelligence romena aveva riscontrato interferenze russe a favore del candidato ultranazionalista Călin Georgescu, inaspettatamente risultato vincitore. Georgescu è uno stretto alleato politico di Simion. Non a caso Simion ha commentato la decisione della Corte di non annullare il voto di domenica, definita «un colpo di stato», con la stessa narrazione usata per parlare dell’annullamento del primo turno e dell’esclusione di Georgescu dalla ripetizione delle elezioni. Con la mossa del ricorso, molto probabilmente, Simion puntava anche a giustificare la sua sconfitta, visto che aveva vinto nettamente il primo turno.

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