La fine del bipolarismo in Portogallo
Le elezioni di domenica hanno cambiato un sistema che reggeva dalla fine della dittatura: e c'entra la destra populista di Chega

In Portogallo il risultato delle elezioni di domenica mette fine a un sistema politico basato sul bipolarismo che reggeva dal 1974, dopo la caduta della dittatura. Ha vinto la coalizione di centrodestra del primo ministro uscente Luís Montenegro, ma il partito populista di destra Chega ha conseguito il risultato più notevole e sorprendente, ottenendo il 22,6 per cento dei voti e lo stesso numero di parlamentari (58) del partito Socialista, grande sconfitto di queste elezioni, con uno dei peggiori risultati della sua storia.
A centrodestra e centrosinistra, che si sono alternati al governo in questi 50 anni con l’appoggio di formazioni minori, si affianca una terza forza che ora ha i numeri per essere maggioritaria. Oltre a rappresentare un cambio storico, questa situazione crea grossi problemi di governabilità: trovare una maggioranza parlamentare sarà complicato.
Chega è stato fondato nel 2019 da André Ventura, che prima di fare politica era diventato piuttosto famoso come commentatore di calcio. Nel suo stile sempre molto aggressivo Ventura ha detto di aver «ucciso il bipolarismo» e di aver riscattato «chi è stato umiliato in questi 50 anni di regime». Ora potrebbe proporsi come principale forza di opposizione, in un parlamento che non avrà una maggioranza chiara.
Dopo le elezioni del 2024, in cui prese il 18 per cento dei voti, Ventura aveva chiesto a più riprese che Chega fosse coinvolto nel governo, ma ora sembra meno interessato a un ruolo di partner di minoranza del centrodestra di Alleanza Democratica (AD). Ventura con un certo trionfalismo ha detto di essere «a un passo da poter governare» e sembra puntare ormai a diventare partito di maggioranza.

André Ventura, leader di Chega (AP Photo/Ana Brigida)
Il populismo di destra che in molti paesi europei è una realtà importante da un decennio in Portogallo è arrivato tardi: Chega nel 2019 elesse soltanto un parlamentare (Ventura), poi la sua ascesa è stata molto veloce, con una sola battuta d’arresto nelle elezioni europee, in cui aveva dimezzato il suo consenso, arrivando sotto al 10 per cento.
È ormai un partito strutturato a livello nazionale e negli ultimi anni ha ottenuto i risultati migliori nel sud del paese, uno storico bacino di voti per il partito Socialista: al consolidato primato in Algarve ha aggiunto quelli delle regioni di Beja, Setúbal e Portalegre. Chega in portoghese significa “Basta”; i modelli politici di Ventura sono Donald Trump e il brasiliano Jair Bolsonaro: si è rivolto soprattutto agli elettori più giovani usando molto i social media e diffondendo anche molta disinformazione, soprattutto sulla questione delle persone migranti. L’immigrazione è uno dei temi centrali della sua campagna elettorale, insieme alla lotta alla corruzione e alla criminalità.
Retorica e posizioni estreme tengono Chega distante anche dal centrodestra di Montenegro, che ha sempre rifiutato l’ipotesi di un’alleanza. Domenica Alleanza Democratica ha aumentato la sua rappresentanza parlamentare da 80 a 88 seggi (32,1 per cento dei voti), ma è rimasta lontana dalla maggioranza: servono 116 parlamentari, su 230 totali. Non basteranno nemmeno i 9 dei centristi di Iniziativa Liberale, quarta forza, che comunque ha espresso la volontà di restare all’opposizione. Montenegro dovrà con ogni probabilità formare un nuovo governo di minoranza – come l’ultimo – cercando l’appoggio o l’astensione delle opposizioni su singole misure.

Il primo ministro uscente Luís Montenegro dopo la vittoria (AP Photo/Armando Franca)
Il suo precedente governo è durato meno di un anno ed è caduto per un voto di sfiducia legato ai possibili conflitti di interesse di una sua società privata, Spinumviva, che ha mantenuto aperta anche da capo del governo, affidandola alla famiglia. È una società di consulenza sulla protezione dei dati e ha fra i suoi clienti aziende con contratti governativi. Gli elettori portoghesi non sembrano considerare questa situazione problematica: AD ha preso più voti di un anno fa.
Contribuì a farlo cadere il voto di sfiducia del partito Socialista, che nell’ultimo anno aveva tenuto un atteggiamento ambivalente nei confronti del governo di Montenegro, astenendosi in alcune votazioni decisive per l’approvazione di misure importanti, come la legge di bilancio (e quindi favorendone l’approvazione). Il partito Socialista ha governato il paese dal 2015 al 2024 con António Costa, ora presidente del Consiglio europeo, ma la linea del suo successore, Pedro Nuno Santos, ha portato a risultati pessimi: in un anno ha perso 400mila voti e 20 parlamentari (da 78 a 58).
Al conteggio definitivo mancano da assegnare ancora quattro seggi relativi agli elettori residenti all’estero (i conteggi verranno completati solo fra una settimana): i Socialisti potrebbero ritrovarsi terza forza parlamentare. Nuno Santos si è dimesso domenica sera, il favorito a sostituirlo è l’ex ministro dell’Interno José Luís Carneiro, ma dovrà essere eletto dopo un congresso straordinario del partito.
Il nuovo segretario dovrà decidere anche la linea nei confronti del prossimo governo, e questo potrebbe ritardare consultazioni e trattative. La situazione politica appare piuttosto complessa e un fragile governo di minoranza di AD al momento sembra l’opzione più probabile. La legge portoghese prevede che non si possa tornare alle elezioni prima di sei mesi, e che non si possa votare nell’ultimo semestre in cui il presidente della Repubblica è in carica. Il mandato del presidente Marcelo Rebelo de Sousa scade nel marzo del 2026, bisognerà quindi attendere almeno un anno per nuove elezioni, anche se non si trovasse una maggioranza.