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  • Sabato 10 maggio 2025

India e Pakistan si sono accordati per un cessate il fuoco

È stato confermato dai due paesi dopo quattro giorni di scontri, ma sono già state segnalate le prime violazioni

A Multan, in Pakistan, si festeggia l'accordo per il cessate il fuoco, 10 maggio 2025 (AP Photo/Asim Tanveer)
A Multan, in Pakistan, si festeggia l'accordo per il cessate il fuoco, 10 maggio 2025 (AP Photo/Asim Tanveer)
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Sabato pomeriggio l’India e il Pakistan hanno confermato un accordo per il cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti, per sospendere temporaneamente scontri, bombardamenti, lanci di missili e attacchi con droni, concentrati nella regione del Kashmir e in altre aree dei due paesi, accaduti negli ultimi quattro giorni. Tuttavia, secondo quanto riportato da Reuters, a poche ore dall’accordo esplosioni e avvistamenti di droni sono stati segnalati a Srinagar e Jammu, nel Kashmir indiano, segnalando una violazione dell’accordo in alcune zone.

La situazione è molto confusa: il sottosegretario agli Esteri indiano Vikram Misri ha attribuito la responsabilità delle violazioni al Pakistan, che però ha respinto le accuse. Al momento non è possibile determinare con certezza quale delle due parti abbia infranto per prima l’accordo.

L’entità delle azioni militari e gli effetti su strutture dell’esercito e civili sono per ora molto confuse: i governi dei due paesi si sono accusati a vicenda di essersi attaccati, ma hanno anche dato versioni molto diverse di danni e numero dei morti, soprattutto per motivi di propaganda.

Da ieri molti paesi, fra cui Stati Uniti e Cina, avevano chiesto ai due paesi di interrompere gli scontri e il segretario di Stato statunitense Marco Rubio aveva detto di essere impegnato in colloqui con le due parti. Verso le 14 il presidente statunitense Donald Trump aveva scritto sul social network Truth che India e Pakistan avevano raggiunto il cessate il fuoco. L’accordo è stato poi confermato dal ministro degli Esteri pakistano Ishaq Dar e da Vikram Misri.

La crisi era cominciata martedì sera: l’India aveva lanciato alcuni missili contro il Pakistan e il Kashmir pakistano, uccidendo almeno 20 persone. L’attacco, aveva spiegato il governo indiano, era una ritorsione per l’attentato compiuto lo scorso 22 aprile a Pahalgam, nel Kashmir indiano, da un gruppo armato islamista. L’India sostiene che il gruppo sia finanziato e sostenuto dal governo pakistano, che invece nega. Nei giorni seguenti c’erano stati reciproci bombardamenti sulla linea di confine, mentre il Pakistan aveva detto di aver abbattuto 5 jet da guerra indiani.

Un edificio distrutto nel Kashmir pakistano (AP Photo/M.D. Mughal)

Nella notte di venerdì e nella mattinata di sabato c’era stata un’ulteriore escalation militare: missili indiani avevano colpito tre basi militari pachistane, a Nur Khan, Mourid e Chorkot (la prima è nei pressi della capitale Islamabad), e le autorità pachistane avevano detto che almeno 13 civili erano morti negli attacchi. Per risposta il Pakistan aveva attaccato una serie di obiettivi militari indiani nel nord-ovest del paese. Si trattava di uno sviluppo preoccupante della crisi: nonostante India e Pakistan negli ultimi anni siano arrivati più volte allo scontro armato, questi erano rimasti perlopiù contenuti nella regione del Kashmir, che i due paesi si contendono sin dal 1947. India e Pakistan hanno combattuto fra loro quattro guerre maggiori e sono dotati di un arsenale nucleare da circa 170 testate.

Dopo l’annuncio del cessate il fuoco il Pakistan ha riaperto il suo spazio aereo, che era stato chiuso fino a domenica mattina. Anche l’India aveva chiuso 32 aeroporti della zona nord-ovest del paese fino a «nuovo ordine».

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