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  • Sabato 10 maggio 2025

Cosa si sa sull’uso dei droni nella crisi tra India e Pakistan

Poco, perché i due governi danno versioni contrastanti su qualsiasi cosa e c'è molta disinformazione, anche sugli ultimi attacchi: ma quello che si sa è interessante

Un soldato dell'esercito indiano con un drone da ricognizione sul confine del Kashmir indiano, durante un'esercitazione dello scorso agosto
Un soldato dell'esercito indiano con un drone da ricognizione sul confine del Kashmir indiano, durante un'esercitazione dello scorso agosto (AP Photo/Channi Anand)
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Sabato per il quarto giorno di fila i governi di India e Pakistan si sono accusati a vicenda di essersi attaccati, come hanno continuato a fare dall’inizio della crisi, martedì sera. Il governo del Pakistan ha accusato l’India di aver attaccato tre basi militari con dei missili, e poi ha detto di aver risposto a sua volta con un lancio di missili. Da martedì sera in poi Pakistan e India hanno diffuso versioni contrastanti su quasi qualsiasi cosa, alimentando ciascuno la propria propaganda nazionalista, in un contesto di grossa disinformazione che sta creando tanta confusione. Lo hanno fatto anche sulla questione dell’uso di droni, che i due paesi si sono accusati di impiegare per attaccarsi senza però confermarne l’uso da parte propria.

La questione dei droni è interessante perché il loro uso è una novità nelle crisi militari tra India e Pakistan. Entrambe le forze armate ne dispongono. L’India ha modelli di fabbricazione israeliana che possono essere usati sia per compiti di ricognizione sia come “munizioni circuitanti”, come si dice in gergo, cioè sacrificandoli in attacchi di precisione: questo secondo utilizzo è preponderante nella guerra in Ucraina. Il Pakistan ha droni analoghi di produzione cinese, turca e propria.

Venerdì l’India ha sostenuto che la notte precedente il Pakistan avesse lanciato tra i 300 e i 400 droni contro sue strutture militari in 36 località, e di averli abbattuti tutti. Giovedì sera a Jammu e nella parte indiana del Kashmir c’era stato un blackout temporaneo, attribuito dalle autorità indiane a un attacco aereo pakistano. A sua volta il Pakistan aveva sostenuto d’aver intercettato in tutto 77 droni indiani, di cui 25 giovedì, diretti verso le sue basi militari. L’India giovedì ha confermato d’aver colpito alcuni sistemi di contraerea in Pakistan, nonostante all’inizio della crisi avesse detto che non avrebbe attaccato strutture militari.

Un edificio che secondo le autorità pakistane è stato danneggiato da un drone indiano, a Rawalpindi, il 9 maggio

Un edificio che secondo le autorità pakistane è stato danneggiato da un drone indiano, a Rawalpindi, il 9 maggio (AP Photo/Anjum Naveed)

In questi tre giorni ci sono stati anche costanti bombardamenti d’artiglieria lungo il confine tra i due paesi, che sono quelli che hanno ucciso più persone: una cinquantina – 36 in Pakistan e 16 in India – secondo le cifre comunicate dai due governi.

Esperti militari sentiti da BBC hanno spiegato che i droni sono un’opzione più contenuta rispetto agli attacchi missilistici o con i caccia: possono essere visti al tempo stesso come un segnale di de-escalation (quindi riduzione della tensione) o il contrario. È anche possibile, infatti, che preludano attacchi aerei più vasti, dal momento che servono a individuare la posizione delle difese aeree nemiche forzando l’attivazione dei radar quando violano lo spazio aereo.

Soldati pakistani esaminano i frammenti di quello che ritengono un drone indiano, a Karachi, l'8 maggio

Poliziotti pakistani esaminano i frammenti di quello che ritengono un drone indiano, a Karachi, l’8 maggio (PPI via ZUMA Press Wire)

L’utilizzo di droni sarebbe coerente con la tattica di India e Pakistan, che hanno evitato di coinvolgere i loro eserciti di terra e si sono attaccati a distanza, in prevalenza lontano dai centri abitati più densamente popolati.

Un esempio emblematico, anche delle informazioni frammentarie e inaffidabili, è stato quello dei cinque aerei militari indiani che il Pakistan aveva detto con grande enfasi di aver abbattuto, raccontandola come una vittoria quasi risolutiva. L’India non l’ha mai confermato né smentito ufficialmente, anche se giovedì fonti dell’intelligence statunitense hanno detto a Reuters che gli risulta che almeno due caccia siano stati effettivamente abbattuti.

Provare a controllare, o distorcere, le informazioni per orientare il dibattito pubblico e internazionale a proprio favore è un obiettivo di entrambi i governi.

Sul piano interno l’India si è mossa parecchio. Per esempio giovedì il social network X ha comunicato d’aver oscurato 8mila account nel paese su richiesta del governo indiano (tra cui quelli di progetti di intelligence open source che cercano di fare una copertura indipendente degli scontri). Inoltre ha vietato 16 canali YouTube tra cui quelli dei principali giornali (Dawn) e media televisivi (Geo News) pakistani. Ha chiesto anche alle piattaforme di streaming di bloccare i contenuti prodotti in Pakistan.

– Leggi anche: La questione degli aerei militari indiani abbattuti dal Pakistan