Le cose al CPR di Torino vanno ancora molto male

Ha riaperto tra molte proteste da poco più di un mese è c’è già stata una rivolta, su cui però non vengono date informazioni

Un camion della polizia con un gruppo di poliziotti intorno in tenuta antisommossa, davanti all'ingresso del centro
Un gruppo di poliziotti davanti al CPR di Torino durante una manifestazione di protesta, il 1° gennaio 2025 (Andrea Alfano/LaPresse)
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Negli ultimi giorni due notizie riguardo al Centro di permanenza per i rimpatri (CPR) di Torino, riaperto il 24 marzo scorso tra molte proteste, hanno fatto tornare di attualità i motivi per cui era rimasto chiuso per due anni. Mercoledì sera c’è stata una rivolta, la prima dalla riapertura, durante la quale è stato appiccato un incendio e un migrante è stato ferito. Non ci sono informazioni più dettagliate, perché i responsabili del centro non le hanno diffuse e hanno negato o limitato l’accesso ai politici che ne avevano fatto richiesta.

Venerdì, dopo oltre un’ora di attesa, all’europarlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra Benedetta Scuderi è stato infine permesso di fare una breve ispezione della struttura. Ha detto che l’incendio ha danneggiato alcune stanze e ha descritto una «situazione molto preoccupante» a causa degli atti di autolesionismo e degli altri eventi critici degli ultimi giorni.

Intanto sempre venerdì la Corte di appello di Torino non ha convalidato l’ordine di trattenimento nel CPR di un migrante marocchino destinatario di un decreto di espulsione. I giudici hanno stabilito che mancano le prove che le autorità lo avessero informato in tempo utile e tramite un interprete della possibilità di presentare la richiesta di protezione internazionale, come richiesto dalla legge. Al suo arrivo nel CPR gli era stato consegnato un foglio, ma secondo la Corte le informazioni in merito sono troppo vaghe per stabilire se questo fosse sufficiente a ritenere assolto l’obbligo informativo. Repubblica ha scritto che dalla riapertura del centro è la terza volta che viene negato il trattenimento di un migrante per questo motivo.

Il CPR si trova tra via Santa Maria Mazzarello e corso Filippo Brunelleschi, nella zona sudovest di Torino, e ha una capienza di 70 posti. È uno dei nove centri in Italia dove vengono detenute le persone migranti che non hanno un permesso di soggiorno valido per rimanere in Italia, in attesa di essere espulse. Era stato chiuso nel 2023, dopo che alcuni migranti avevano incendiato parte dei locali e reso inagibili gli spazi. Già da tempo però era criticato dalle associazioni che si occupano di diritti delle persone migranti per via delle pessime condizioni igienico-sanitarie, e degli atti di autolesionismo documentati negli anni.

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