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  • Giovedì 1 maggio 2025

Alle Canarie i migranti minorenni restano quasi tutti senza documenti

Né le autorità locali né quelle spagnole stanno dietro alle pratiche per registrarli, e ora il governo sta provando a sbloccare la situazione

Migranti salvati e trasferiti al porto di Arguineguin, a Gran Canaria (EPA/QUIQUE CURBELO)
Migranti salvati e trasferiti al porto di Arguineguin, a Gran Canaria (EPA/QUIQUE CURBELO)
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Nelle strutture di accoglienza delle isole Canarie, in Spagna, ci sono più di 5.800 migranti minorenni, arrivati senza essere accompagnati da adulti: è un numero molto alto, ma stabile da ormai tre anni. Questo crea problemi di sovraffollamento, dato che i posti disponibili sono meno della metà di quelli che servirebbero, e di gestione burocratica: i minori per legge dovrebbero ottenere documenti che ne autorizzino la residenza in Spagna entro un paio di mesi, ma solo 800 li hanno. Le pratiche degli altri 5.000 sono ferme, per responsabilità del governo locale e di quello spagnolo: molti migranti restano senza documenti per anni, e il problema si manifesta soprattutto quando diventano maggiorenni e devono lasciare i centri di accoglienza.

Qualche giorno fa il quotidiano spagnolo El Pais ha raccontato questo problema e le inefficienze che lo hanno causato. Lunedì il governo del primo ministro Pedro Sánchez ha approvato un piano per risolvere i problemi relativi ai suoi uffici: prevede turni e retribuzioni straordinarie per i dipendenti di Las Palmas, ma non sbloccherà tutte le pratiche.

Le Canarie sono il punto di arrivo della cosiddetta “rotta atlantica”: Fuerteventura è l’isola più vicina alle coste del Marocco, a circa 100 chilometri, ma i migranti partono su imbarcazioni di fortuna anche dalla Mauritania e in alcuni casi da coste ancora più lontane, come quelle del Senegal o della Guinea.

Negli ultimi anni la rotta è diventata molto più frequentata che in passato: nel 2024 gli arrivi sono stati circa 47mila, il dato più alto di sempre e in aumento del 18 per cento rispetto al 2023; nei primi tre mesi del 2025 sono arrivati 9.205 migranti. È anche una fra le rotte più pericolose al mondo: secondo i dati della ong Caminando Fronteras, nel 2024 i morti sono stati oltre 10mila (è probabile che il numero sia ancora più alto, dato che molte persone partono e non arrivano mai a destinazione, senza che se ne sappia più nulla).

L’arrivo al porto di La Restinga sull’isola El Hierro (AP Photo/Maria Ximena)

Fra i migranti che arrivano (le nazionalità più rappresentate sono quelle senegalese, maliana e marocchina) molti sono “minori non accompagnati”, ossia bambini e adolescenti soli. Quasi sempre arrivano senza alcun documento: altre volte li hanno, ma le autorità spagnole non li considerano attendibili. La legge spagnola prevede che vengano ospitati in strutture dedicate fino al compimento del diciottesimo anno di età, con possibilità di prolungamento in alcuni casi.

Le autorità locali (le Canarie sono una Comunità autonoma, enti simili alle regioni italiane ma con più autonomia) devono anche procedere a recuperare dei documenti validi, facendone richiesta ai paesi di origine. Quando questo non è possibile in tempi utili, cioè molto spesso, dovrebbero emettere la “cédula de inscripción”, un documento identificativo temporaneo che permette ai minori di accedere a servizi di base e di richiedere il permesso di soggiorno.

Gli uffici immigrazione delle Canarie sono però sottodimensionati rispetto al numero degli arrivi. Nel caso non attivino la procedura entro 90 giorni, anche qui come spesso accade, la pratica dovrebbe essere presa in carico dall’Ufficio immigrazione del governo spagnolo. Nemmeno questo passaggio però sembra funzionare: al momento ci sono circa mille pratiche arretrate che non sono nemmeno partite, perlopiù di minori che sono sull’isola da oltre tre mesi.

Il caso è particolarmente problematico per chi nel frattempo diventa maggiorenne e quindi esce dai centri dedicati, ritrovandosi però senza alcun documento e quindi non potendo lavorare, studiare, accedere ai servizi sociali né avviare la domanda di regolarizzazione. Non sono casi limitati: circa un terzo dei minori ha 17 anni.

Una imbarcazione di salvataggio alle Canarie (AP Photo/Maria Ximena)

Come detto lunedì il governo spagnolo ha approvato un piano per provare a risolvere, o almeno migliorare, la situazione. Prevede che i dipendenti dell’Ufficio immigrazione di Las Palmas (quello dove sono bloccate la quasi totalità delle pratiche), lavorino fuori dal normale orario e siano retribuiti con 5 euro extra per ogni pratica avviata, richiedendo le informazioni necessarie all’ufficio delle Canarie. È un primo passaggio burocratico, che riguarda solo una parte dei 5.000 minori senza documenti. Non è inoltre chiaro se una volta avviate le pratiche possano procedere senza ulteriori problemi. Il governo conta di superare entro fine maggio l’attuale “ingorgo”, come lo definiscono i media spagnoli, con una spesa inferiore ai 5.000 euro.

Il governo spagnolo sta anche cercando di risolvere un altro problema, quello del sovraffollamento delle strutture delle Canarie e di Ceuta e Melilla, enclavi spagnole in Marocco.

All’inizio di aprile, dopo un iter molto complicato, il parlamento spagnolo ha approvato una legge che prevede la redistribuzione obbligatoria dei minori migranti dalle regioni dove viene superata del 150 per cento la capacità di accoglienza. A partire da luglio i minori presenti alle Canarie, a Ceuta e a Melilla dovrebbero quindi essere trasferiti in altre regioni del paese. Se non verrà risolta, l’assenza di documenti non bloccherà i trasferimenti, ma creerà problemi burocratici ai governi locali delle regioni che accoglieranno i minori.

La legge dei trasferimenti è molto criticata non solo dall’estrema destra di Vox, ma anche dal partito Popolare: Isabel Díaz Ayuso, presidente della Comunità di Madrid, ha fatto ricorso alla Corte costituzionale. A Madrid e in Andalusia dovrebbero essere trasferiti circa 800 minori, nella Comunità Valenciana oltre 450, in Galizia e Castilla y Leon quasi 400, in base a criteri che considerano popolazione, reddito medio, tasso di disoccupazione e dimensioni delle strutture disponibili.