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  • Mercoledì 30 aprile 2025

Le ritorsioni contro i musulmani indiani dopo l’attacco in Kashmir

Già da tempo sono discriminati dal governo di Narendra Modi, ora ci sono stati migliaia di arresti e varie case sono state demolite

Un uomo tra le macerie di una casa distrutta perché il proprietario è sospettato di essere coinvolto nell'attacco avvenuto in Kashmir, 26 aprile 2025 (AP Photo/Dar Yasin)
Un uomo tra le macerie di una casa distrutta perché il proprietario è sospettato di essere coinvolto nell'attacco avvenuto in Kashmir, 26 aprile 2025 (AP Photo/Dar Yasin)
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In India i nazionalisti indù stanno usando l’attacco del 22 aprile a Pahalgam, una località turistica nella regione del Kashmir amministrata dall’India, per arrestare e aggredire le persone musulmane e distruggere le loro proprietà. Nell’attacco sono state uccise 26 persone. Il governo indiano accusa il Pakistan di avere una qualche responsabilità, cosa che il governo pakistano nega.

Nell’ultima settimana in Kashmir l’esercito ha arrestato centinaia di persone e distrutto le loro case, con l’obiettivo dichiarato di rintracciare i responsabili dell’attentato del 22 aprile. Sono state documentate aggressioni contro i venditori ambulanti e le persone musulmane anche per le strade, e gli studenti kashmiri che studiano in diverse città dell’India hanno denunciato molestie e minacce.

Il Kashmir è una regione a maggioranza musulmana, a differenza del resto dell’India che è prevalentemente induista. Da tempo Modi e il suo partito, il Bharatiya Janata Party, adottano un approccio discriminatorio e aggressivo nei confronti dei musulmani indiani: Modi stesso è un esponente del nazionalismo indù, un’ideologia che promuove le tradizioni induiste a scapito di quelle delle altre comunità che abitano nel paese.

Ora alcuni gruppi indù di destra giustificano l’aumento delle aggressioni dicendo di voler colpire i migranti irregolari, ma alcuni giornali e politici locali stanno parlando di una «punizione collettiva» contro i musulmani, sostenuta dal governo.

Nello stato centro-occidentale del Gujarat, per esempio, il governo locale ha raso al suolo circa 2mila abitazioni dicendo che erano occupate illegalmente da «bangladeshi», termine usato come insulto per indicare i migranti musulmani e più in generale i musulmani indiani. Lunedì il capo della polizia dello stato ha detto che i suoi agenti hanno arrestato 6.500 «bangladeshi». Ha poi aggiunto che finora solo 450 delle persone arrestate sono state identificate come migranti irregolari provenienti dal Bangladesh.

Le macerie di una casa distrutta perché il proprietario è sospettato di essere coinvolto nell’attacco avvenuto in Kashmir, 26 aprile 2025 (AP Photo/Dar Yasin)

Il governo del Gujarat ha anche annunciato un’altra operazione di demolizione di un quartiere abitato da musulmani, mostrando le immagini di bulldozer e autocarri allineati e pronti a cominciare il lavoro. Nelle ore successive all’annuncio sono stati presentati vari ricorsi ai tribunali locali, per chiedere la sospensione delle demolizioni, ma sono stati respinti per motivi di sicurezza nazionale. Le persone che hanno presentato i ricorsi hanno detto di essere cittadini indiani in possesso di regolari documenti e di vivere nella zona da decenni.

Nello stato dell’Uttar Pradesh, nel nord dell’India, il 23 aprile un uomo musulmano che lavorava in un ristorante è stato ucciso e un altro è stato ferito in una sparatoria. Gli aggressori, dichiarandosi membri di un gruppo nazionalista indù, hanno diffuso un video in cui rivendicano la responsabilità dell’attacco citando le persone uccise il 22 aprile. Nonostante questo la polizia dello stato ha dichiarato che l’omicidio era legato a una disputa sul cibo.

– Leggi anche: Che posto è Pahalgam, nel Kashmir

Il Kashmir è al centro di una contesa decennale tra India e Pakistan, che lo rivendica come proprio. In passato vari gruppi separatisti appoggiati dal Pakistan compivano spesso attacchi anche molto violenti, ma negli ultimi anni sono diminuiti. A lungo la costituzione indiana ha assegnato uno “status speciale” al Kashmir, che tra le altre cose gli garantiva un altissimo grado di autonomia: questo però è stato revocato dal governo di Modi nel 2019. Dopo la revoca la regione è stata divisa in due “territori”: il Jammu e Kashmir e il Ladakh.

L’attacco di Pahalgam aveva già avuto alcune conseguenze nelle relazioni tra India e Pakistan, già molto compromesse. L’India ha sospeso unilateralmente un trattato sulla condivisione delle acque del bacino del fiume Indo che era in vigore da oltre 60 anni, e che era uno dei pochi elementi di stabilità nelle relazioni tra i due paesi. Da alcuni giorni i soldati indiani e quelli pakistani si sparano sui due lati della “linea di controllo”, la linea di demarcazione militare che divide la parte del Kashmir amministrata dall’India da quella amministrata dal Pakistan.