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  • Martedì 29 aprile 2025

È corretto pubblicare il diario personale di una scrittrice famosissima?

Quello di Joan Didion, morta nel 2021, è da poco uscito in libreria, ma si discute se lei lo avrebbe voluto oppure no

(Neville Elder/Corbis Sygma)
(Neville Elder/Corbis Sygma)
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Nel dicembre del 1999 la celebre scrittrice e giornalista statunitense Joan Didion cominciò a scrivere un diario di resoconto sulle sue sedute con lo psichiatra Roger MacKinnon e andò avanti per circa un anno. Era un periodo molto difficile della sua vita: aveva 65 anni, soffriva di ansia e depressione, e la sua carriera era in un momento critico. Ma era soprattutto molto preoccupata e tormentata dai problemi di salute mentale, alcolismo e dipendenze della figlia Quintana, che sarebbe morta pochi anni dopo, nel 2005, a 39 anni.

Le pagine di quel diario furono trovate in una cartellina portadocumenti sulla scrivania di Didion poco dopo la sua morte nel 2021. Nel manoscritto, in cui si rivolge al marito John Gregory Dunne, Didion racconta cose che non scrisse in nessuno dei suoi libri. Nonostante non avesse lasciato detto o scritto da nessuna parte se avesse intenzione o meno di pubblicarlo, la scorsa settimana il contenuto di quella cartellina è diventato un libro. È uscito in contemporanea in tutto il mondo: in Italia l’ha pubblicato il Saggiatore col titolo Diario per John.

Didion è una delle autrici più famose al mondo tra le esponenti del cosiddetto “New Journalism”, uno stile di scrittura che unisce giornalismo e narrazione letteraria nato negli anni Sessanta. I suoi libri hanno venduto centinaia di migliaia di copie. Il rapporto travagliato con l’unica figlia, che lei e il marito avevano adottato nel 1966, e con la sua malattia sono argomenti molto noti ai lettori di Didion perché vengono raccontati nei suoi due libri autobiografici più intimi: L’anno del pensiero magico, il più famoso, che scrisse dopo la morte del marito nel 2003 e vinse il National Book Award for Nonfiction, e Blue Nights.

Quintana, John e Joan nel 1976 (John Bryson/Getty Images)

Diario per John però sviscera l’argomento più di quanto sia mai stato fatto in quei due libri. Nell’introduzione si legge che «Didion aveva iniziato a vedere MacKinnon perché Quintana aveva detto al suo psichiatra che la madre era depressa e avrebbe dovuto parlare con qualcuno. Il parere dell’uomo era che il rapporto fra madre e figlia fosse alla radice dei problemi di Quintana, che lui stesso stava cercando pressoché invano di risolvere». Uno dei passaggi più citati nelle recensioni e nei commenti che sono usciti è quello in cui Didion ammette di aver pensato in diversi momenti che forse sua figlia non le piaceva, ma che non poteva semplicemente allontanarla come aveva fatto in precedenza con le persone che le creavano dei problemi.

Proprio perché aggiunge dettagli intimi e inediti a una storia che la scrittrice aveva già raccontato, il libro ha suscitato enorme interesse. Allo stesso tempo però alcuni hanno sollevato dei dubbi sulla correttezza etica di questa operazione editoriale.

Dopo la morte di Didion i suoi eredi (i figli del fratello) donarono l’archivio suo e del marito alla New York Public Library, che l’ha aperto al pubblico il mese scorso. Il diario delle sedute psichiatriche fa parte dell’archivio, e poiché sarebbe diventato pubblicamente consultabile da chiunque i tre amministratori fiduciari di Didion (la sua agente Lynn Nesbit e due dei suoi editori, Shelley Wanger e Sharon DeLano) decisero di farci un libro. Il manoscritto fu venduto alla casa editrice Knopf, che aveva già pubblicato altri libri di Didion in passato, per una cifra che non è stata divulgata. È stato pubblicato per intero e praticamente senza revisioni, solo con una breve introduzione, una breve conclusione e qualche nota.

Questa decisione ha scatenato un complesso dibattito. Il New York Times ha parlato con un’amica di lunga data di Didion, Susanna Moore, che ha detto che tra i conoscenti della scrittrice c’erano opinioni discordanti sull’opportunità o meno di pubblicare il manoscritto. Alcuni sostengono che contenga troppe informazioni inedite e private. Secondo altri il valore letterario dell’opera, soprattutto perché di una scrittrice così importante e letta, giustificherebbe la pubblicazione. Una persona che le era molto vicina ha detto all’Observer (l’edizione domenicale del quotidiano Guardian) che nella sua cerchia la sensazione più condivisa è comunque che «la sua privacy sia stata violata».

Joan Didion nel 2011 (Gary Leonard/Getty Images)

La sua agente Lynn Nesbit ha detto che non sa dire cosa Didion avrebbe voluto che venisse fatto con quel manoscritto, ma che certamente non era stato scritto con l’obiettivo di essere pubblicato. Didion era una scrittrice notoriamente molto precisa e attenta allo stile e alle parole, mentre Diario per John ha una struttura e un linguaggio molto più abbozzati. Inoltre anche i libri più personali di Didion hanno sempre avuto un valore universale: partiva dalla sua esperienza e la allargava studiando e documentandosi su altri testi e parlando con esperti, senza mai essere autoreferenziale. Questa ricerca, negli appunti sulla sua terapia, manca completamente.

Anche se forse Didion non avrebbe voluto pubblicare i diari senza una revisione, è improbabile che non avesse pensato che potesse succedere. A 65 anni e ancora di più negli anni prima di morire era una scrittrice affermata, consapevole della propria rilevanza e conoscitrice esperta del mondo dell’editoria. Lo scrittore Calvin Trillin, amico di Didion e del marito, ha detto al New York Times che non può credere «che non avesse dato per scontato che qualcuno l’avrebbe pubblicato». Anche Tracy Daugherty, autrice della biografia di Didion The Last Love Song, ha detto che la mette «un po’ a disagio violare la sua privacy in questo modo», ma che allo stesso tempo non può non pensare che fosse consapevole del valore editoriale di quegli scritti e «di quello che stava facendo lasciandoli in un posto dove potessero essere trovati».

L’editore Luca Formenton, presidente della casa editrice Il Saggiatore che in Italia ha pubblicato tutti i libri di Didion, dice che la decisione di pubblicare Diario per John è venuta dall’editore americano e da Nesbit, ma che se fosse stato al loro posto avrebbe fatto lo stesso. «Io penso che vada valutato se quello che stiamo per pubblicare ha un interesse e una coerenza con l’opera completa di Didion, e secondo me ce l’ha», spiega. «È un modo di entrare nelle sue opere successive, soprattutto Blue Nights ma anche L’anno del pensiero magico, ci fa vedere quali erano i suoi stati mentali quando scrisse quei due libri. Sono pagine private ma secondo me non violano lo statuto della scrittrice: basta leggere le prime righe per notare la precisione e il dolore nella scrittura, che è così Didion».

L’esperto di pubblicazioni postume Rod Rosenquist ha sollevato un’altra questione, e cioè che siano passati troppo pochi anni dalla morte di Didion. «Non sono a mio agio con l’idea che il diario di chiunque possa essere pubblicato così presto». D’altra parte, dice Rosenquist, Didion è diventata una specie di celebrità nel mondo editoriale, come dimostra il fatto che nel 2022 alcuni dei suoi oggetti personali sono stati messi all’asta e venduti a migliaia di dollari. E la «vera natura» delle celebrità, conclude, è che i lettori vogliono sapere i loro più intimi segreti e loro diventano in qualche modo «proprietà e oggetto di manipolazione da parte del pubblico».