Il prezzo dell’energia può essere un problema anche quando scende

In queste settimane è arrivato ai minimi dai tempi della pandemia, ma la ragione è tutt'altro che rassicurante

(AP Photo/David Zalubowski)
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I caotici annunci e controannunci di Donald Trump sui dazi hanno avuto conseguenze anche sui prezzi di petrolio e gas, che sono entrambi scesi molto nelle ultime due settimane. Questi cali arrivano dopo anni in cui il costo dell’energia era cresciuto molto, principalmente a causa della guerra in Ucraina, fino a spingere i governi a intervenire con sussidi e interventi straordinari per evitare che diventasse proibitivo per persone, famiglie e aziende. Oggi il prezzo dei carburanti è ai minimi da ottobre e quello del gas da un anno.

Eppure questo calo non è esattamente una buona notizia.

Il prezzo dell’energia, infatti, può essere un problema sia quando scende che quando sale: il punto è capire perché lo fa. Il prezzo dell’energia in questo momento non sta scendendo per via di un grande aumento della produzione, o della scoperta di nuovi giacimenti o di nuove tecnologie per produrre energia a costi più bassi, bensì per via della previsione diffusa e fondata che l’economia globale stia per schiantarsi. In termini tecnici, per la prospettiva che arrivi una recessione globale dal momento che a causa dei dazi rallenteranno i commerci, gli investimenti e la produzione, e quindi servirà meno energia.

I prezzi delle materie prime come il petrolio e il gas non rappresentano solo il valore a cui sono venduti, infatti, ma anche un indicatore storicamente molto affidabile di come sta andando l’economia nel suo complesso e delle aspettative degli operatori del mercato. Il prezzo di petrolio e gas d’altra parte è molto sensibile a cambiamenti della domanda o dell’offerta: dal momento che vengono estratti e sono disponibili in quantità limitate, il loro prezzo aumenta quando il mercato ne chiede più di quanto ne viene offerto, mentre scende quando al mercato ne serve meno di quanto venga prodotto.

Nel caso di queste settimane, il prezzo sta scendendo per via delle diffuse aspettative di una riduzione dell’attività economica globale e quindi di una minore necessità di queste materie prime. Basta pensare a un’azienda di ceramica che a causa dei dazi esporterà meno negli Stati Uniti, quindi produrrà meno, quindi avrà bisogno di meno elettricità per i suoi forni. Oppure a un’azienda che ha sospeso i suoi piani di costruire un nuovo stabilimento in attesa che la situazione si stabilizzi. Oppure una compagnia di spedizioni che farà meno viaggi e quindi avrà bisogno di meno carburante. Eccetera.

Il beneficio che le persone e le aziende traggono dai prezzi più bassi, insomma, saranno più che compensati dalle conseguenze di una recessione: meno scambi, meno lavoro, meno affari, meno crescita, più disoccupazione.

(AP Photo/Damian Dovarganes)

L’uso di gas e petrolio – e soprattutto le previsioni sull’uso di gas e petrolio – è la principale ragione del movimento dei prezzi, ed è per questo che le loro quotazioni sono anche un indice di ciò che sta succedendo all’economia.

Un caso eclatante accadde quando le restrizioni introdotte all’inizio della pandemia da coronavirus avevano ridotto moltissimo la mobilità di persone e merci, e quindi la richiesta di petrolio: i prezzi del greggio erano scesi così tanto che il 20 aprile 2020 la quotazione del West Texas Intermediate (WTI), il prezzo di riferimento statunitense, divenne negativa. Non riuscendo a vendere le scorte, e non avendo più spazio per conservarne, i produttori erano disposti a pagare pur di liberarsi delle scorte che non riuscivano a immagazzinare.

I prezzi di gas e petrolio, comunque, oscillano: è fisiologico che ci siano periodi in cui costano di meno e altri in cui sono più cari. I problemi emergono quando le quotazioni hanno variazioni molto ampie, come quelle di queste settimane, che creano instabilità e incertezza. Per i consumatori è un problema più evidente quando i prezzi salgono di colpo, ma è un guaio altrettanto grave quando scendono improvvisamente per tutte le società energetiche o collegate che devono rivedere a stretto giro i loro margini di guadagno, i loro investimenti e così via. L’incertezza compromette la capacità di pianificare, e un’azienda che non può pianificare è un’azienda che ritarderà o annullerà investimenti, progetti, piani di sviluppo.

Il 2 aprile, il giorno dell’annuncio degli enormi dazi da parte di Trump, il prezzo del petrolio sui principali mercati internazionali era di 71,7 dollari al barile per il WTI e di 75 per il Brent, la quotazione di riferimento dei mercati europei. Prima di Pasqua era rispettivamente di 65 e 68, il 10 per cento in meno. L’8 aprile il WTI era sceso addirittura sotto i 60 dollari, un prezzo che non si vedeva dal 2021, quando c’erano ancora le restrizioni per via della pandemia.

In Italia, secondo l’ultima rilevazione del ministero delle Imprese e del Made in Italy realizzata nella settimana tra il 7 e il 13 aprile, il prezzo medio della benzina verde è arrivato a 1,74 euro al litro, 2 centesimi in meno della settimana precedente e oltre dieci centesimi in meno da inizio febbraio. La variazione è stata simile per il gasolio, che costa 1,63 euro al litro: anche in questo caso 2 centesimi in meno rispetto alla settimana precedente e dieci in meno da inizio febbraio. Sono i prezzi più bassi da inizio ottobre, ed è possibile che gli attuali cali delle quotazioni del petrolio debbano ancora riflettersi del tutto sul prezzo alla pompa.

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Lo stesso è accaduto alle quotazioni del gas, molto legate a quelle del petrolio. Il prezzo è arrivato a 33 euro al megawattora (a differenza del petrolio viene valutato in base all’energia in grado di produrre, e non alla quantità), ai minimi da un anno e il 43 per cento in meno rispetto al picco di inizio febbraio. Questo calo potrebbe vedersi nelle prossime bollette, anche se la spesa complessiva dell’anno è comunque prevista in aumento. Secondo le stime di Nomisma Energia una famiglia con consumi medi di elettricità e gas quest’anno spenderà il 7 per cento in più rispetto al 2024; l’aumento sarebbe arrivato al 16 per cento se non ci fosse stato il calo di queste settimane.

Lo stesso vale per le bollette delle imprese. Secondo Nomisma Energia l’aumento medio sarà del 5 per cento, contro il 31 per cento pronosticato con i prezzi di inizio anno.

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