Ma cos’è un “barile di petrolio”?

Un'unità di misura diffusa in tutta l'industria petrolifera: anche se i barili, quelli veri, non li usa quasi più nessuno

Un ufficiale del porto di Londra nel 1929, intento a misurare la dimensione di barili appena sbarcati (Photo by Fox Photos/Getty Images)
Un ufficiale del porto di Londra nel 1929, intento a misurare la dimensione di barili appena sbarcati (Photo by Fox Photos/Getty Images)
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Tutto ciò che riguarda il petrolio si misura in barili: il prezzo è relativo al barile, la produzione mondiale è misurata in barili, le tasse sul petrolio si pagano al barile, e pure quando ci sono notizie di perdite in mare la quantità è misurata in barili, e così via. La maggior parte del petrolio scambiato oggi non viaggia più davvero nei barili, come un tempo, ma tramite oleodotti o petroliere.

Eppure questa unità di misura è rimasta per convenzione. Il barile di petrolio è passato dall’essere un oggetto fisico – fatto prima di assi di legno e cerchi di ferro e poi interamente di metallo – al rappresentare un concetto economico e un’unità di misura diffusa in tutto il mondo: un barile di petrolio corrisponde a 42 galloni di prodotto, ossia 159 litri. Ed è sulla base di questa quantità che opera tutto il mercato mondiale.

L’uso del barile come contenitore per il petrolio grezzo risale alla seconda metà dell’Ottocento, quando l’inventore statunitense Edwin Drake fece la prima trivellazione in Pennsylvania, facendo così nascere l’industria petrolifera. Allora si pose il problema di dove conservare il petrolio estratto, in modo che potesse non solo essere immagazzinato, ma anche trasportato con i mezzi a disposizione al tempo. Furono così usati i barili, botti cilindriche di legno, bombate e rinforzate con cerchi di metallo.

I barili erano già usati e molto diffusi per altri tipi di prodotti, come il vino, il whisky, l’olio, le conserve e gli alimenti essiccati: la loro forma cilindrica consentiva di trasportarli facendoli rotolare sul terreno o su assi per caricarli su carri, treni e navi. Grazie alla richiesta dei primi giacimenti petroliferi della Pennsylvania, la domanda di quei barili aumentò così rapidamente che a volte il loro prezzo superava il valore del petrolio al loro interno.

(General Photographic Agency/Getty Images)

I primi barili di petrolio contenevano tra i 31 e 45 galloni (ossia tra i 117 e i 170 litri), ma i produttori della Pennsylvania per semplicità stabilirono presto uno standard comune in vigore ancora oggi: un barile doveva contenere 42 galloni, ossia 159 litri.

Tuttavia la rapida espansione dell’industria petrolifera statunitense rese i barili di legno dei contenitori obsoleti e di difficile gestione: erano cari, si rompevano o si crepavano facilmente – lasciando così fuoriuscire il petrolio – ed erano difficili da trasportare.

John Rockefeller – celebre imprenditore statunitense che fondò la compagnia petrolifera Standard Oil, che divenne presto monopolista del settore – allargò il business della sua azienda iniziando a produrre anche barili di acciaio, più comodi e meno costosi, facendoci una discreta fortuna. Ma i problemi di base rimanevano: i barili erano ancora difficili da spostare e quelli in acciaio prodotti in serie dalla Standard Oil avevano guarnizioni scadenti, il che significava ancora perdite di petrolio.

Tutte le aziende del settore petrolifero volevano eliminare del tutto i barili e iniziarono a sviluppare metodi di trasporto alternativi. Iniziarono a diffondersi cisterne ferroviarie per sostituire i vagoni pieni di barili. Il trasporto via acqua sarebbe stato una possibile soluzione ma inefficiente con i barili, perché erano pesanti e perdevano. Così iniziarono ad apparire delle piccole navi cisterna, che resero possibile la spedizione via fiume senza usare i barili.

Alla fine dell’Ottocento Ludvig Nobel – fratello di Alfred, il fondatore del Premio Nobel – sviluppò la prima petroliera al mondo: fu chiamata Zoroaster e servì per trasportare il petrolio russo attraverso il Mar Caspio. Navi simili si diffusero successivamente in tutto il mondo.

La Zoroaster, la prima nave petroliera al mondo (Tekniska museet via Wikimedia Commons)

In quegli anni furono ideati anche i primi oleodotti, necessari per trasportare il petrolio estratto verso le raffinerie. Nel 1865 fu messa a punto la prima linea, che si estendeva per 8 chilometri da Pithole City, in Pennsylvania, al terminal ferroviario di Oil Creek. Nel 1881 la Standard Oil collegò i giacimenti petroliferi della Pennsylvania con New York e nel decennio successivo creò linee simili per collegare i giacimenti dell’Ohio con le raffinerie di Chicago. Entro il 1890, linee più lunghe e più grandi collegavano nuovi giacimenti dall’Oklahoma e dalla costa del Golfo – ossia quella che comprende gli stati che si affacciano sul golfo del Messico – all’Illinois.

Il Keystone e il Dakota Access Pipeline – due grandi oleodotti negli Stati Uniti piuttosto recenti e molto discussi a livello politico per il loro impatto ambientale – sono solo le ultime versioni di sistemi di collegamento che le aziende petrolifere desideravano realizzare per liberarsi una volta per tutte dai barili.

I barili finalmente cambiarono forma nel 1905, quando Nellie Bly – una famosa giornalista statunitense che dopo il matrimonio decise di dedicarsi all’acciaieria del marito – acquistò il brevetto del barile di acciaio a forma di cilindro che è ancora in uso oggi. Era pensato per trasportare più petrolio, 55 galloni (209 litri), e per perderne meno. L’invenzione segnò anche la definitiva scissione tra il significato della parola barile e la sua realtà concreta: la vecchia quantità di 42 galloni (159 litri) è rimasta l’unità di misura del settore, anche se i barili fisici ne contengono di più.

Nei decenni le compagnie petrolifere hanno decorato i barili con i colori e i loghi delle aziende, rendendoli di fatto un simbolo dell’intera industria.

Una fabbrica di barili nel 1951 (Hulton Archive/Getty Images)

Dagli anni Cinquanta però il settore ne ha fatto sempre meno uso: la diffusione di oleodotti, cisterne ferroviarie, autocisterne e navi petroliere li ha resi sempre più obsoleti. Non sono mai scomparsi del tutto e sono anche usati in modo alternativo, per esempio nei porti per trasportare materie prime e carburante per le navi, mentre nelle grandi città statunitensi sono diventati il simbolo del degrado urbano e sono usati come bidoni dell’immondizia o come focolari.

I vecchi barili hanno avuto un ruolo notevole anche nell’arte: nel 1962, qualche mese dopo la costruzione del muro di Berlino, la famosa coppia di artisti Christo e Jeanne-Claude usarono vecchi barili per barricare una strada di Parigi, rue Visconti, e chiamarono questa opera Rideau de Fer, cortina di ferro, come segno di protesta contro la costruzione del muro di Berlino.