“Black Mirror” funziona ancora

La celebre serie di fantascienza distopica è tornata con una stagione che sta piacendo più delle precedenti

Una scena di uno degli episodi della settima stagione di Black Mirror (IMDb)
Una scena di uno degli episodi della settima stagione di Black Mirror (IMDb)
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Ogni volta che esce una nuova stagione della famosa serie di fantascienza distopica Black Mirror il confronto con le precedenti è inevitabile. L’antologia creata da Charlie Brooker nel 2011 ha obbligato fin da subito il pubblico a ragionare sui limiti e sulle contraddizioni dell’intrusione delle tecnologie nella vita delle persone, diventando in fretta un fenomeno di massa per il suo senso di inquietudine e terrore, gli elementi tragicomici e le ambiguità morali. Dopo alcune stagioni che avevano ricevuto molte recensioni negative, la settima stagione uscita lo scorso weekend ha messo d’accordo i critici, soprattutto perché, pur senza innovazioni enormi e con lo stesso inevitabile pessimismo, riesce a creare maggiore empatia per i personaggi.

Il sito fondato dal leggendario critico cinematografico Roger Ebert l’ha definita una delle migliori stagioni della serie, mentre il Guardian «la più umana tra tutte». Per il sito di cinema e tv Screen Rant è «un tentativo consapevole di andare oltre» quello che, con risultati alterni, ha rappresentato fin qui.

La nuova stagione di Black Mirror, fatta di sei episodi, include per la prima volta un sequel di una vecchia puntata: “USS Callister: Into Infinity” parte da dove si era interrotta la prima della quarta stagione. In generale allude più spesso a situazioni verosimili, esplora il rapporto tra presente, futuro e passato e continua ad approfondire il tema del sé tra mondo reale e versioni alternative ottenute per mezzo della tecnologia. Nel farlo risulta forse meno originale e scioccante delle precedenti, ma a detta dei critici riesce comunque a intrattenere e far riflettere.

La stagione si apre con “Common People”, in cui una donna con un tumore al cervello subisce un intervento che le salva la vita, e per un abbonamento da 300 dollari al mese con un’azienda medica sembra risolvere i suoi problemi: almeno fino a quando per evitarne altri si trova a dover comprare un pacchetto più costoso. In pieno stile Black Mirror, la puntata sviscera la questione con tutte le sue conseguenze più crudeli, e conduce infine a un’umiliazione del marito, disposto a tutto per aiutare la donna.

Quello che si vede nella puntata interpretata da Rashida Jones e Chris O’Dowd è il tipico meccanismo che aveva fatto apprezzare Black Mirror fin dall’inizio. Pur essendo meno d’impatto, funziona molto bene come satira sul mondo dell’intrattenimento (un tema in parte emerso nell’ultima serie, del 2023) e sulla precarietà della condizione umana: e questo, secondo Jack Seale del Guardian, è proprio l’aspetto in cui la serie si è evoluta di più.

C’è una puntata particolarmente apprezzata in cui il personaggio principale (Paul Giamatti) rivive i ricordi di una vecchia fidanzata e finisce per mettere in discussione le proprie certezze, entrando per così dire in alcune fotografie di anni prima. Un’altra esplora a sua volta il tema delle convinzioni della protagonista e si risolve con una svolta narrativa sorprendente, sebbene a detta di molti affrettata. C’è poi una puntata sulla relazione tra due donne in uno spazio irreale ambientato nella vecchia Hollywood, che l’Observer ha descritto come «il sequel spirituale» di “San Junipero”, uno degli episodi più amati e citati di Black Mirror.

Una delle più notevoli è appunto l’ultima, quella che riprende “USS Callister” di fine 2017, e che secondo Variety lascia soddisfatti perché mostra un’evoluzione dei personaggi, evitando di ricalcarne semplicemente la storia. La puntata più debole a detta della gran parte dei critici invece è “Plaything”, che alcuni hanno paragonato al film interattivo del 2018 Bandersnatch con Will Poulter, che ha un ruolo anche in questa: per il Financial Times è troppo elaborata e incompleta.

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Se temi come l’uso degli smartphone, l’intelligenza artificiale e la realtà virtuale sono ormai discussi quotidianamente su media e giornali, secondo il direttore di rogerebert.com Brian Tallerico adesso Brooker poteva occuparsene solo concentrandosi ancora di più sulla realtà. Il risultato è che spesso le nuove puntate di Black Mirror sono ancora più ambivalenti: mentre nelle prime serie la tecnologia era vista perlopiù come una minaccia o uno strumento per sfruttare le persone, ora può almeno in parte essere vista come una risorsa o quantomeno come un pretesto per ragionare sulla condizione umana.

Secondo Tallerico quella appena uscita «non è una stagione perfetta, ma sembra più artisticamente coerente rispetto alle ultime». A suo dire contiene peraltro una delle puntate migliori nella storia della serie: “Eulogy”, quella con Giamatti, che ha definito «un’ora emozionante e fenomenale di televisione».

Naturalmente non tutti sono d’accordo. Per il Financial Times una serie che si era fatta notare per essere innovativa, pungente e perspicace adesso è diventata un po’ troppo prevedibile: il futuristico si mescola alla nostalgia del passato, a volte in maniera efficace, ma le puntate continuano a essere poco coerenti e spesso faticano ad arrivare al punto. Per il giornale online Daily Beast invece questa stagione è «perlopiù deludente»: il critico Nick Schager salva solo l’episodio “USS Callister: Into Infinity” e in particolare l’interpretazione di Cristin Milioti, che a suo dire si fanno notare positivamente tra puntate che variano tra «il carino e semi-intelligente», «l’approssimativo e noioso» e «l’assurdo e intollerabile».