Le opposizioni alla donazione degli organi continuano ad aumentare

Da gennaio il 40 per cento di chi ha rinnovato la carta d'identità si è detto contrario: i dati preoccupano il centro nazionale trapianti

(Robert Michael/dpa)
(Robert Michael/dpa)
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Nei primi tre mesi del 2025 il 40 per cento di 950mila persone che hanno rinnovato la carta d’identità si è esplicitamente opposto alla donazione degli organi. È la percentuale più alta segnalata negli ultimi dieci anni, da quando vengono raccolti i dati delle dichiarazioni di volontà sottoposte alle persone al momento del rinnovo dei documenti. Il centro nazionale trapianti, che coordina la distribuzione degli organi donati in tutti gli ospedali italiani in seguito alla morte di una persona, giudica questo andamento molto preoccupante perché a un aumento delle opposizioni corrisponde una minore possibilità di salvare migliaia di persone in attesa di un organo.

Il consenso o l’opposizione alla donazione possono avvenire in diversi modi. Il primo riguarda le persone che muoiono in ospedale, soprattutto nei reparti di terapia intensiva: medici specializzati hanno il compito di parlare con i famigliari e informarli della possibilità di consentire la donazione degli organi.

Il secondo modo per dichiarare la propria volontà di donare o di opporsi alla donazione degli organi avviene in vita, rinnovando la carta di identità. Questa possibilità viene garantita dal 2015 e da allora ha consentito di inserire 20 milioni di dichiarazioni di volontà nel sistema informativo trapianti. Un altro modo per dare il proprio consenso è iscriversi all’AIDO, l’associazione italiana della donazione di organi.

Complessivamente in questo momento nel sistema informativo dei trapianti sono depositati 22,3 milioni di dichiarazioni: 15,5 milioni di consensi e 6,8 milioni di opposizioni. In tutto il 2024 il rinnovo della carta di identità di 3,4 milioni di persone ha permesso di avere 2,1 milioni di consensi e 1,2 milioni di opposizioni (64% contro 37%).

Grazie al consenso, lo scorso anno 1.730 persone hanno donato i loro organi contribuendo a 4.602 trapianti, perché un solo donatore può aiutare fino a sette persone, che diventano addirittura nove se polmoni e fegato vengono suddivisi tra più riceventi con la tecnica split: in totale sono stati fatti 2.031 trapianti di rene, 1.691 di fegato, 431 di cuore, 174 di polmone, 35 di pancreas, uno di intestino. I trapianti di rene da persona vivente sono stati 298, quelli di fegato 28.

Dal 1° gennaio al 31 marzo però le opposizioni sono aumentate del 3,4 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Giuseppe Feltrin, direttore del centro nazionale trapianti, dice che l’opposizione alla donazione è un grave problema per le attività degli ospedali perché i rifiuti vanificano i progressi clinici e scientifici fatti dalla medicina.

«Soprattutto in alcune fasce d’età, tante persone faticano a dichiarare la propria volontà di donare mentre rinnovano il documento e finiscono per registrare un “no” che, pur revocabile, potrebbe in futuro rischiare di condizionare in negativo la nostra capacità di trovare organi compatibili per i tantissimi pazienti in attesa di trapianto», dice. «Un dato sul quale dobbiamo lavorare è quello dei perplessi, persone alle quali probabilmente non è arrivato correttamente il messaggio sul valore del dono. E sarà questo uno dei nostri impegni».

I più propensi davanti all’ipotesi di donare gli organi dopo la morte sono i 40-50enni, i più dubbiosi sono soprattutto gli over 60, ma anche i 18-30enni, tra i quali le opposizioni sono passate dal 33,6% del 2024 al 37,9% del primo trimestre 2025. Può sembrare un paradosso, eppure la possibilità di registrare milioni di dichiarazioni nel momento del rinnovo della carta d’identità – in teoria una semplificazione vantaggiosa – sta limitando la possibilità di eseguire trapianti. La volontà che si esprime in vita infatti può essere modificata solo dalla stessa persona, non dai famigliari in caso di morte.

Ma spesso la decisione di opporsi alla donazione, spiegano dal centro nazionale trapianti, viene presa senza avere la piena consapevolezza, perché viene dichiarata nell’atto del rinnovo della carta d’identità attraverso un modulo presentato senza preavviso e con pochissime informazioni: ad eccezione di chi si oppone in base a una scelta ragionata, l’opposizione è dovuta quasi sempre a scarsa informazione, diffidenza e paure ingiustificate. Per questo il centro nazionale trapianti organizzerà un’indagine su larga scala per capire più a fondo le ragioni di questi dati e trovare nuovi modi per guadagnare la fiducia delle persone e convincerle a donare.

In tutta Italia le persone inserite nelle liste di attesa per un trapianto sono 8.234, di queste 755 hanno bisogno di un cuore nuovo, 1.035 di un fegato, 194 di pancreas, 276 di polmoni, 5.969 di reni, 5 di intestino. Nella maggior parte dei casi vivere in attesa di un organo è estenuante fisicamente e psicologicamente, perché la sopravvivenza è legata alla donazione. Donare un organo significa anche consentire condizioni di vita migliori a chi è obbligato a terapie lunghe e dolorose come la dialisi.