Non hanno davvero de-estinto i metalupi
L'annuncio della nascita di tre lupi modificati geneticamente sta suscitando grande interesse e qualche incomprensione

La società statunitense Colossal, nota per i suoi progetti per riportare in vita specie animali estinte, ha annunciato di avere de-estinto l’enocione, una specie di lupo vissuta tra i 200mila e i 10mila anni fa in particolare nelle Americhe e resa famosa dai libri e dalla serie fantasy di Game of Thrones come metalupo (o dire wolf in inglese). I dettagli scientifici non sono ancora molti e c’è un certo scetticismo sul risultato ottenuto: i tre animali nati grazie all’esperimento non sono prettamente cloni di enocioni vissuti in tempi antichi, ma lupi odierni con alcuni geni modificati. Il risultato è comunque considerato un passo importante per lo sviluppo delle tecniche di manipolazione genetica.
Due dei tre lupi che hanno alcuni tratti in comune con gli enocioni hanno sei mesi e sono stati chiamati Romolo e Remo, in ricordo della leggenda dei fondatori di Roma allevati da una lupa. Il terzo lupo è una femmina, ha due mesi ed è stata chiamata Khaleesi, come una delle principali protagoniste di Game of Thrones. Tutti e tre gli animali sono custoditi in una riserva di otto chilometri quadrati in un’area non specificata nel nord degli Stati Uniti, per evitare che possano essere disturbati da curiosi o da iniziative contro la de-estinzione, una pratica con molte implicazioni etiche.
I lupi saranno mantenuti in cattività quindi non c’è il rischio che possano portare alla nascita di ibridi, incrociandosi con le popolazioni di lupi nel Nord America. Secondo Colossal sono tutti e tre in salute, ma la società ha anche spiegato di aver perso un quarto lupo, morto una decina di giorni dopo la nascita a causa di una perforazione all’intestino, che non sembra essere legata all’attività di modifica del materiale genetico dell’animale.
Per annunciare il proprio risultato, Colossal ha investito grandi risorse, offrendo esclusive e informazioni privilegiate ad alcuni dei principali e più famosi giornali al mondo come il New Yorker, che ha dedicato uno sterminato articolo alla vicenda, e come Time, che ha messo in copertina la foto di uno dei lupi con la parola “Estinto” barrata. Colossal ha del resto una valutazione da 10 miliardi di dollari e negli anni ha mostrato di avere grandi capacità comunicative, che sfrutta per alimentare l’interesse intorno alle proprie attività.

(Time)
La società esiste dal 2021 ed è nata con l’obiettivo di sviluppare tecnologie per provare a riportare in vita animali estinti, dai mammut ai dodo passando per i tilacini (una specie di marsupiali predatori dell’Australia estinta da quasi un secolo). L’idea era di analizzare il DNA antico derivante dai resti di questi animali, di metterlo a confronto con quello dei loro parenti più stretti ancora viventi e di trovare in questo modo le differenze genetiche da reinserire nelle specie odierne. In questo modo, teoricamente, si potrebbero ottenere animali simili a quelli estinti, soprattutto per quanto riguarda i loro tratti più caratterizzanti, anche se non identici.
I primi tentativi con i mammut e i dodo si rivelarono però più difficoltosi del previsto, soprattutto nell’identificare e nel replicare la grande quantità di mutazioni – quindi di differenze genetiche – tra gli animali estinti e le specie a loro più affini esistenti ancora oggi. Un paio di anni fa alcuni gruppi di ricerca all’interno di Colossal pensarono quindi di provare con qualcosa di più semplice come l’enocione. La scelta ricadde su questi animali perché i cani sono molto studiati dal punto di vista genetico, sia per comprendere meglio le caratteristiche delle tante razze che gli umani hanno selezionato negli ultimi due secoli, sia per provare a clonarli e a effettuare impianti con i loro embrioni.
Partendo da alcune esperienze di ricerca precedenti nell’estrazione del DNA antico, un gruppo di ricerca di Colossal è riuscito a isolare del materiale genetico da un dente di enocione di circa 13mila anni fa e da un teschio di un altro metalupo vissuto 72mila anni fa, entrambi nel Nord America. Grazie a quei prelievi è stato possibile ricostruire buona parte del corredo genetico (genoma) degli enocioni, comprendendo anche meglio le loro relazioni di parentela con i lupi.
Nel loro percorso evolutivo, gli enocioni (Aenocyon dirus) si separarono dai lupi e da altri canidi circa 4,5 milioni di anni fa, ma ci furono diversi periodi con sovrapposizioni e incroci (stimare quando inizia e finisce una specie è spesso complicato). Si diffusero soprattutto nella parte settentrionale del Nord America, dove grazie alle loro maggiori dimensioni vincevano nella competizione con il lupo grigio. Cacciavano bisonti e cavalli, animali che divennero poi prede per gli umani, riducendo le possibilità di caccia per gli enocioni che finirono con l’estinguersi e con l’essere rimpiazzati dai lupi grigi. La storia e le similitudini tra le specie hanno facilitato, almeno in parte, il lavoro del gruppo di ricerca.
Il suo lavoro è consistito nell’identificare 20 caratteristiche genetiche tipiche degli enocioni e non più presenti nei lupi dei giorni nostri. Quindici di queste mutazioni sono state inserite nel materiale genetico di alcune cellule di lupo grigio odierno, mentre le altre cinque sono state ulteriormente lavorate perché a rischio di causare seri problemi di salute nei nuovi nati. Le cellule modificate geneticamente sono state poi inserite in decine di cellule uovo, che sono state impiantate in femmine di cane per farle poi riprodurre. I tentativi sono andati a buon fine solo in quattro casi, che hanno poi portato alla nascita di Romolo, Remo, Khaleesi e del cucciolo morto dopo una decina di giorni.

(Colossal Biosciences)
I nuovi nati erano in media del 20 per cento più grandi rispetto a quanto lo sono i lupi grigi a quell’età. Il loro pelo è bianco e più spesso, specialmente nella coda, mentre non sono stati osservati comportamenti diversi da quelli dei lupi o dei cani di taglia simile. I tre animali vivono del resto in cattività, sono costantemente assistiti e non devono cacciare per procacciarsi il cibo, sarebbe inoltre improbabile che con appena 20 geni di differenza abbiano tratti comportamentali diversi da lupi e cani odierni. Se fossero liberati, probabilmente avrebbero difficoltà ad adattarsi più che altro per la dipendenza che hanno ormai maturato dagli umani che li accudiscono.
Dalla sua fondazione quattro anni fa, Colossal sostiene che le attività di de-estinzione siano importanti non solo per approfondire le conoscenze sulle tecniche di modifica genetica, ma anche per assistere le attività di conservazione di specie in pericolo di estinzione. Alcune recenti attività hanno riguardato il lupo rosso (Canis rufus) che vive negli Stati Uniti orientali ed è da tempo una specie in pericolo critico di estinzione, ma non è chiaro se l’introduzione di cloni o animali geneticamente simili potrebbe concretamente migliorare la situazione.

(Colossal Biosciences)
Nonostante la grande promozione dei risultati ottenuti con gli enocioni, molti esperti hanno sollevato perplessità soprattutto sulla scelta di Colossal di parlare di de-estinzione. I tre lupi nati hanno appena una ventina di geni degli enocioni, ma potrebbero essercene state altre centinaia se non migliaia a distinguerli dall’odierna specie di lupo grigio. Già in passato erano stati espressi dubbi sulle attività di questo tipo, visto che una de-estinzione vera e propria all’attuale stato delle conoscenze e delle possibilità tecnologiche è sostanzialmente da escludere.
Alle critiche sulle dichiarazioni spesso eccessivamente ottimistiche in questo campo se ne aggiungono di frequente sul piano etico ed ecologico. Reintrodurre un animale in un ambiente che da tempo ne fa a meno può creare grandi squilibri, mettendo a rischio le popolazioni di altre specie che hanno invece occupato una nicchia specifica in quell’ambiente. Altri ricordano come le enormi cifre di denaro spese per queste attività potrebbero essere investite in progetti di tutela delle specie esistenti, e magari a rischio di estinzione, lavorando quindi sulla prevenzione.



