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  • Giovedì 3 aprile 2025

La pazza stagione di José Mourinho al Fenerbahçe

Ha fatto cose molto sopra le righe persino per i suoi standard: per ultima una strana strizzata di naso a un allenatore avversario

José Mourinho viene portato via dal suo staff dopo aver dato un pizzicotto sul naso all'allenatore del Galatasaray Okan Buruk (Murat Akbas/Dia Photo via AP)
José Mourinho viene portato via dal suo staff dopo aver dato un pizzicotto sul naso all'allenatore del Galatasaray Okan Buruk (Murat Akbas/Dia Photo via AP)
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Alla fine della partita di Coppa di Turchia tra Galatasaray e Fenerbahçe, le due principali squadre di Istanbul, l’allenatore del Fenerbahçe ha rincorso quello del Galatasaray e gli ha strizzato il naso, facendolo cadere per terra. Se ne sta discutendo molto perché l’allenatore del Fenerbahçe è uno dei più conosciuti al mondo: il portoghese José Mourinho. È stato un gesto scorretto e piuttosto buffo, anche per la reazione un po’ spropositata dell’allenatore del Galatasaray Okan Buruk, che si è gettato a terra platealmente.

Nei suoi venticinque anni da allenatore Mourinho ha fatto spesso parlare di sé non solo per gli eccellenti risultati ottenuti, soprattutto nella prima parte di carriera, ma anche per il suo stile comunicativo e per i suoi atteggiamenti sopra le righe: è sempre stato abile a orientare il dibattito calcistico con le sue dichiarazioni e a costruire narrazioni secondo cui le sue squadre sono costrette a giocare contro forze superiori e che lui non può controllare.

Questa tendenza a considerarsi solo contro tutti si era già esasperata nelle recenti (e non sempre positive) esperienze al Tottenham e alla Roma, ma quest’anno sembra aver raggiunto un livello superiore in un campionato già di per sé molto caotico come quello turco. Pur in un contesto abbastanza periferico nel calcio europeo e mondiale, Mourinho sta riuscendo ad attirare attenzioni internazionali per diversi episodi controversi, come appunto la recente strizzata di naso a Buruk. Nella sua prima stagione al Fenerbahçe ha già ricevuto cinque cartellini rossi, ha accusato gli arbitri di essere corrotti, è stato citato in uno slogan delle proteste turche contro la presidenza autoritaria di Recep Tayyip Erdogan. In tutto questo ha ben identificato il suo nemico principale: il Galatasaray.

Dopo la scenata del recente derby, il Galatasaray ha pubblicato un video in cui prende in giro “l’ossessione” di Mourinho

La partita giocata mercoledì sera valeva per i quarti di finale di Coppa di Turchia: ha vinto 2-1 il Galatasaray, la squadra con cui il Fenerbahçe sta provando a contendersi il campionato. In questo momento il Fenerbahçe ha 6 punti in meno, ma deve recuperare una partita. Le due squadre sono le più vincenti di Turchia (24 campionati il Galatasaray, 19 il Fenerbahçe) e la loro rivalità è una delle più sentite in Europa; nella scorsa stagione era già stata molto accesa per via delle proteste del Fenerbahçe contro la federazione (nella partita di Supercoppa di Turchia abbandonò il campo dopo due minuti) e di un campionato abbastanza eccezionale, vinto dal Galatasaray con 102 punti contro i 99 del Fenerbahçe. L’arrivo di José Mourinho non ha fatto altro che esasperare lo scontro.

Sin da subito l’allenatore portoghese ha cominciato a parlare del Galatasaray come di una squadra potente e protetta dalla federazione (non è l’unico a pensarlo), facendo intendere allo stesso tempo che il Fenerbahçe lottasse contro le ingiustizie, oltre che contro un’avversaria molto forte. È un metodo già adottato in passato da Mourinho con lo scopo di compattare la squadra e i tifosi, per esempio quando era al Real Madrid e Pep Guardiola allenava il Barcellona, in un periodo a cavallo degli anni Dieci in cui la rivalità tra le due squadre raggiunse livelli inediti. Prima di una delle tante partite giocate nel 2011 tra Barcellona e Real, Guardiola di lui disse: «Domani ci affronteremo in campo, ma fuori dal campo lui mi ha già battuto. In questa stanza [quella della conferenza stampa] è il fottuto capo, il fottuto maestro, e non voglio competere con lui».

A fine febbraio Mourinho è stato squalificato per quattro giornate e multato per oltre quarantamila euro per le cose dette dopo la partita di campionato tra Fenerbahçe e Galatasaray, terminata 0-0. Due giornate gli sono state date per quanto detto sugli arbitri, e altre due per un commento definito «razzista» dagli avversari. Mourinho aveva infatti lodato in modo un po’ spudorato l’arbitro, che per l’occasione era sloveno e non turco (su richiesta delle due società), dicendo che un arbitro turco avrebbe in sostanza gestito molto peggio la partita; aveva anche detto che i giocatori sulla panchina del Galatasaray «saltavano come scimmie» per protestare. La federazione turca aveva scritto in un comunicato che Mourinho aveva «accusato il calcio turco di caos e disordine con dichiarazioni offensive nei confronti della comunità calcistica turca e degli arbitri turchi».

Mourinho contro tutti, in Turchia

Anche contro altre squadre, comunque, Mourinho ha inscenato proteste piuttosto originali e coreografiche. Durante la partita contro l’Antalyaspor, poi vinta 2-0 dal Fenerbahçe, a un certo punto ha preso il computer di un componente del suo staff e lo ha piazzato davanti a una telecamera mostrando il fotogramma di un evidente errore arbitrale commesso poco prima contro il Fenerbahçe. L’arbitro, notata la cosa, lo ha ammonito.

Lo scorso novembre, dopo la vittoria per 3-2 in una partita molto concitata contro il Trabzonspor, Mourinho denunciò alcuni presunti torti arbitrali e disse che in Turchia la gente avrebbe dovuto cominciare a protestare contro «ciò che succede da anni»; alla fine dell’intervista disse «We are clean», noi siamo puliti, battendosi una mano sul petto. Nelle scorse settimane, durante le partecipate proteste nate in Turchia per l’arresto di Ekrem Imamoglu, sindaco di Istanbul e tra i principali oppositori di Erdogan, diversi manifestanti hanno cominciato a mostrare cartelli con la scritta «We are clean», che è diventata una sorta di critica al sistema turco (quello calcistico per Mourinho, quello del paese per i manifestanti).

Un’altra delle tante frasi di Mourinho diventate iconiche

Il pizzicotto dato a Okan Buruk è insomma solo l’ultimo episodio di una stagione molto intensa forse anche per gli standard di Mourinho. Non è comunque la prima volta che accade una cosa simile: nel 2011 mise un dito nell’occhio del vice allenatore del Barcellona Tito Vilanova. Commentando il gesto, il sito sportivo The Athletic ha scritto che «la prima (e forse unica) stagione di José Mourinho come allenatore del Fenerbahçe non è andata del tutto come previsto in campo, ma quando si parla di buffonate attese, è più o meno come ci si aspetterebbe»; buffonate attese è un gioco di parole che richiama una statistica oggi molto utilizzata nel calcio, quella dei “gol attesi”, o expected goals.

Dopo l’eliminazione dalla Coppa di Turchia, che segue quella dall’Europa League (e prima dai preliminari di Champions League), Mourinho ha ancora nove partite di campionato per provare a recuperare lo svantaggio dal Galatasaray e riuscire a vincere un titolo anche in Turchia. L’estate scorsa, quando arrivò al Fenerbahçe, fu accolto con eccezionale entusiasmo dai tifosi: ancora oggi la maggior parte lo sostiene, perché anche se come allenatore ha perso probabilmente l’abilità di un tempo, come aizzatore di folle è ancora tra i migliori in circolazione.