Le “fatbike” ormai sono indispensabili per i rider
Le bici elettriche con i copertoni più spessi permettono di fare molte più consegne con meno sforzo, ma spesso non sono a norma

Da circa venti giorni Mumtaz Hassan (il nome è di fantasia) fa le consegne per Deliveroo, una delle principali aziende che si occupano di consegne a domicilio di cibo. Ha deciso di licenziarsi dal suo vecchio lavoro, il panettiere, e prima di cominciare ha comprato una bici elettrica pieghevole, di quelle con gli pneumatici larghi e il portapacchi. In teoria sarebbe una bicicletta a pedalata assistita, ma per molti versi assomiglia di più a un piccolo scooter: può raggiungere i 45 chilometri orari e sul manubrio ha montato un acceleratore che funziona anche senza bisogno di pedalare. Per il codice della strada un mezzo del genere è considerato un veicolo a motore, ma la bici di Hassan non è immatricolata, non ha una targa, non fa una revisione periodica e non è assicurata.
Sia nelle città italiane sia in molte altre nel resto del mondo le bici elettriche dei rider (anche chiamate “fatbike”, per via della larghezza delle ruote) hanno cambiato il traffico e il panorama urbano. Si vedono soprattutto intorno all’ora di pranzo e all’ora di cena, quando arriva la maggior parte delle ordinazioni per la consegna di cibo a domicilio. I fattorini si muovono agilmente nel traffico e transitano senza farsi troppi scrupoli anche sui marciapiedi: camminando nel centro di Milano è normale vedersene sfrecciare accanto.
Le fatbike usate dai rider rendono l’attività economica del food delivery più redditizia, sia per le aziende che ricevono e gestiscono gli ordini sia per i fattorini. Il loro successo dipende dal fatto che viaggiano alla velocità di un motorino pur circolando con la stessa libertà di una bicicletta, ma il modo in cui vengono usate può essere un problema per la sicurezza stradale, e i comuni hanno pochi strumenti per controllarne la diffusione.
Per come funziona il lavoro dei fattorini queste bici sono diventate un mezzo quasi irrinunciabile. Hassan, che è giovane e in forze, in 20 giorni lavorando 8/9 ore al giorno ha incassato circa 1500 euro (sui quali dovrà poi pagare le tasse): con una bici normale non riuscirebbe a guadagnare «neanche la metà» di quello che guadagna adesso.

La bicicletta a pedalata assistita di un rider, con i guanti montati sul manubrio (Il Post)
In teoria le fatbike dei rider sarebbero delle biciclette a pedalata assistita, che per il codice della strada rientrano nella categoria dei velocipedi: veicoli a due o più ruote azionati principalmente dallo sforzo muscolare di una persona. Questo, a patto che il motore elettrico rispetti dei precisi limiti di potenza e che smetta di assistere la pedalata quando la velocità del veicolo supera i 25 chilometri orari.
«In molti casi questi criteri non vengono rispettati e questo significa che i veicoli usati dai rider spesso non sono in regola» spiega Angelo Avelli di Deliverance, un sindacato informale di fattorini con sede a Milano. Sia da un punto di vista pratico che da un punto di vista legale molte delle bici usate dai rider sono paragonabili ai ciclomotori, e questo significa che dovrebbero avere una targa, che i loro proprietari dovrebbero indossare il casco, pagare la tassa di circolazione e un’assicurazione per coprire eventuali danni causati in un incidente.
Vendere o utilizzare delle bici a pedalata assistita che non rispettano i limiti previsti dal codice della strada è illegale (chi viene scoperto rischia una multa superiore a 4mila euro). A volte le biciclette vengono comprate in regola e poi modificate: «ci sono molti da cui puoi andare per fartele sbloccare», dice un rider filippino. Hassan invece l’ha presa già “sbloccata”, e in base alle verifiche fatte dal Post il posto in cui l’ha comprata vende effettivamente delle bici elettriche che superano i limiti di potenza del motore previsti dalla legge e che raggiungono 48 chilometri orari di velocità senza che ci sia bisogno di pedalare.
Le modifiche che vengono fatte alle bici per renderle più prestanti di solito sono due: quella che permette di mantenere il motore acceso anche quando la velocità supera i 25 chilometri orari e quella che rende possibile accelerare senza bisogno di pedalare. Per farlo ci sono diversi modi, sia meccanici che elettronici e online si trovano molti tutorial e kit fai da te.
Grazie alle modifiche, molti rider usano delle bici che di fatto viaggiano come un motorino: ma visto che non hanno una targa e non sono veicoli registrati, le fatbike permettono a chi le guida di prendersi molte libertà. Con un veicolo non targato è facile non rispettare i semafori, le precedenze e i sensi di percorrenza, perché il rischio di essere fermati e multati è più basso e perché non c’è pericolo che il proprio veicolo venga identificato dalle telecamere di sorveglianza. Secondo Hassan, «se vuoi fare le consegne e riuscire a guadagnare bene devi conoscere i percorsi più brevi possibili tra quelli disponibili sulla mappa della città», e con la bici è possibile farne alcuni che non sarebbero invece permessi a un veicolo a motore.
Questo aspetto è fondamentale per un lavoro come quello del rider, dove buona parte del guadagno dipende dalla velocità con cui si fanno le consegne. Secondo Angelo Avelli, «per chi fa il rider a tempo pieno è diventato essenziale usare una bicicletta di questo tipo». Gli algoritmi usati dalle app delle aziende che gestiscono gli ordini mettono in competizione i fattorini, e quando assegnano le consegne danno la priorità a chi riesce a farne di più. «Avere un mezzo più veloce significa avere una corsia preferenziale da un punto di vista algoritmico», dice Avelli, e questo significa che con una bici normale, oltre a poter fare meno consegne nella stessa serata, un fattorino potrebbe avere difficoltà anche semplicemente a farsele assegnare.
«Durante i controlli in strada è molto difficile dimostrare che una bicicletta è stata modificata per aggirare il vincolo della pedalata assistita», dice un funzionario della squadra incidenti della polizia locale di Padova. «Puoi provare che andava a 40 chilometri orari, ma tecnicamente non è lo stesso che dimostrare che è stata modificata».
Visto che le biciclette elettriche non sono immatricolate le amministrazioni comunali non hanno dati precisi su quante ce ne siano in circolazione. Peraltro, anche il loro impatto sulla sicurezza stradale è difficile da valutare: i comuni non hanno un modo per misurare il coinvolgimento delle bici elettriche modificate negli incidenti stradali perché i rilievi fatti dalla polizia le inseriscono nella categoria “biciclette”, o tuttalpiù in quella “biciclette elettriche”.
Per pedoni e ciclisti il principale pericolo per le strade delle città italiane rimangono di gran lunga le auto e i camion, e negli ultimi due anni in Italia sono morte più di 400 persone in incidenti in bicicletta, più di una ogni due giorni. Ma le fatbike hanno comunque un impatto sulla circolazione sulle poche piste ciclabili, muovendosi molto più veloci delle bici muscolari, e anche nelle aree pedonali, dove circolano liberamente. In caso di incidente grave, le fatbike non sono normalmente coperte da assicurazione.
L’uso estensivo di bici a pedalata assistita di questo tipo conviene anche alle aziende che gestiscono gli ordini e le consegne a domicilio come Just Eat, Uber Eats, Glovo e Deliveroo, visto che l’uso di questi mezzi da parte dei fattorini permette di gestire più rapidamente le consegne. «È molto probabile che le aziende siano consapevoli di questa situazione», dice Avelli, nonostante questo implichi che una parte consistente della loro attività economica si basa sull’uso estensivo di veicoli non a norma.
– Leggi anche: Lo sfruttamento dei rider si regge anche sui “bot”
Al momento una bici a pedalata assistita come quelle usate dai rider può costare dagli 800 ai 1400 euro. In certi casi i rider le condividono, proprio come fanno con il loro account da fattorino. A volte le noleggiano, mentre in alcuni casi di sfruttamento la bici elettrica viene fornita dai caporali insieme ai dati di accesso dell’account usato per accedere agli ordini. Secondo i racconti dei fattorini sentiti dal Post, i motori montati sulle bici hanno un’autonomia di 3 o 4 ore, ma per un rider che lavora 9 ore al giorno questo non è un grosso problema, visto che la batteria può essere ricaricata nel pomeriggio, durante la pausa tra le consegne del pranzo e quelle della cena. Una batteria nuova costa tra i 400 e i 500 euro, e un rider che la usa tutti i giorni ha bisogno di sostituirla ogni due anni.



