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  • Mercoledì 2 aprile 2025

A Ferrara limitare la diffusione delle nutrie è un lavoro faticoso e un po’ pericoloso

Perché chi si occupa di abbatterle, e ridurre così i danni che provocano, viene ostacolato, minacciato e insultato

Una nutria all'interno di una trappola disposta lungo un fossato
Una nutria in una trappola per nutrie in provincia di Ferrara (Cortesia di Roberta Artioli)
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Recentemente gli agricoltori di Ferrara hanno organizzato una manifestazione contro le nutrie, i roditori di origine sudamericana diffusi in gran parte del mondo. Sono una specie invasiva in Italia e possono danneggiare quasi ogni genere di coltivazione: nella pianura Padana si trovano molto bene e nella provincia di Ferrara, grazie all’abbondanza di canali e fossati, prosperano particolarmente, essendo animali semi-acquatici. La Regione Emilia-Romagna porta avanti da anni un piano per il contenimento della popolazione di nutrie: nel 2023, nella sola provincia ferrarese, ne sono state uccise circa 43mila, la metà di tutte quelle abbattute nel resto della regione; l’anno scorso 45mila. Secondo gli agricoltori però ne andrebbero abbattute ancora di più.

C’è anche chi d’altra parte si oppone agli abbattimenti. Capita spesso infatti che i cosiddetti “coadiutori”, i volontari autorizzati dalla Regione a sparare alle nutrie, ma anche gli agenti della polizia provinciale, siano ostacolati, insultati o addirittura minacciati da persone contrarie all’uccisione degli animali. Succede sebbene sia noto da molti anni che le nutrie sono nocive, e un regolamento dell’Unione Europea raccomandi l’eradicazione della specie, cioè la sua eliminazione, dai territori dei paesi membri.

«Un mese fa una persona è uscita di casa e ha detto a un coadiutore “Adesso prendo il fucile e ti sparo io”», racconta Roberta Artioli, comandante della polizia provinciale di Ferrara, «e sono stati allertati i carabinieri». Nella maggior parte dei casi non si arriva a minacce del genere, ma gli episodi di molestie sono frequenti, così come i casi di trappole per nutrie disattivate o vandalizzate. «Le tagliano con le cesoie, oppure ci passano sopra con le macchine, distruggendole», aggiunge Artioli.

Trappole per nutrie distrutte

Trappole per nutrie distrutte in provincia di Ferrara (Cortesia di Roberta Artioli)

Dato che i coadiutori svolgono un servizio pubblico autorizzato dalla Regione, anche solo chi impedisce loro di svolgere questo compito può essere denunciato. Tuttavia succede raramente perché i coadiutori vivono nelle zone in cui prestano servizio, spesso conoscono le persone che li interrompono e preferiscono non denunciarle: piuttosto rinunciano ad andare dove sanno che potrebbero incontrarle.

Le nutrie furono introdotte in Italia per la prima volta alla fine degli anni Venti, come animali di allevamento per la produzione di pellicce. Erano chiamate “castorini” perché ricordano appunto i castori (che in Europa vennero quasi estinti con secoli di caccia, e solo di recente sono tornati ad aumentare) da cui si distinguono per la coda lunga e sottile, non “a paletta”, e per i denti rossicci. Compresa la coda possono superare il metro di lunghezza.

– Leggi anche: Cosa sappiamo del ritorno dei castori in Toscana

La diffusione delle nutrie sul territorio risale invece agli anni Settanta, quando il settore conciario andò in crisi e molti animali furono liberati. Inizialmente erano presenti soprattutto nelle regioni del Centro e del Sud Italia, ma poi si espansero un po’ dappertutto. Trovano condizioni adatte a loro lungo gli argini di fiumi, canali e fossati, oltre che attorno agli stagni: la provincia di Ferrara, con 4.200 chilometri di vie d’acqua in mezzo ai campi coltivati, è un ambiente molto favorevole. Sono roditori, quindi mangiano soprattutto vegetali, e praticamente qualunque tipo di coltivazione della pianura le attira. Non potendo salire sugli alberi non riescono a mangiare la frutta sui rami, ma possono rosicchiare la corteccia vicina a terra nei frutteti. In questo periodo dell’anno divorano le piantine di grano che stanno crescendo.

Sono dunque dannose per l’agricoltura, oltre che per la manutenzione dei corsi d’acqua, dato che scavano negli argini le proprie tane, profonde anche un paio di metri. Inoltre nuocciono a molte specie di uccelli acquatici, di cui usano i nidi come piattaforme su cui mangiare. I problemi che causano sono gravi soprattutto perché le nutrie proliferano senza restrizioni in assenza di predatori. Solo di recente, con l’aumento del numero dei lupi, anche in pianura, succede che vengano cacciate ma finora non in modo da ridurne significativamente la popolazione.

Nell’intera provincia di Ferrara i coadiutori che si occupano delle nutrie sono circa 1.300. Possono essere persone con una licenza di caccia che si offrono volontarie per svolgere questo servizio, oppure agricoltori che dopo aver seguito un corso per imparare a usare un’arma depotenziata sono stati autorizzati agli abbattimenti di nutrie. Gli abbattimenti sono un servizio richiesto dal piano di contenimento di una specie che andrebbe eradicata in tutta Italia, non una forma di caccia, quindi non ci sono limitazioni di orari o di giornate, diversamente dall’attività venatoria.

Ogni giorno la polizia provinciale riceve segnalazioni della presenza di nutrie. Queste segnalazioni vengono poi trasmesse a un coadiutore referente per il comune interessato, che a sua volta consulta il gruppo di coadiutori del territorio per trovarne uno disponibile in quel momento. Prima di procedere all’intervento, e dopo, il volontario deve compilare un modulo online per notificare alla polizia provinciale dove e quando ha usato un’arma da fuoco, e quanti animali ha ucciso: in questo modo la polizia può tranquillizzare chi dovesse telefonare allarmato per aver sentito rumore di spari e contare il numero di nutrie abbattute.

«È una macchina complessa. Molti si lamentano di questa burocrazia», dice Artioli, «ma è necessaria per avere i fondi della regione». I piani di contenimento infatti sono finanziati in base al numero di animali abbattuti e le risorse vengono usate anche per rimborsare i coadiutori delle spese che sostengono, sulla base dei chilometri che percorrono. Le carcasse degli animali abbattuti vengono seppellite nei terreni vicini, dopo che il coadiutore ha preso accordi con il proprietario e comunque lontano dalle falde acquifere.

«Siamo la prima provincia in Emilia-Romagna per numero di abbattimenti di nutrie perché siamo quella che ne ha di più», spiega Artioli, aggiungendo che negli ultimi anni il numero di abbattimenti annuali è aumentato anche grazie all’introduzione di nuovi metodi per catturare e abbattere le nutrie. Nel 2021 è partito un programma sperimentale della provincia che consente ai coadiutori di usare carabine ad aria compressa calibro 22, diverse dalle armi calibro 12 normalmente autorizzate dalla legge per la caccia.

Inoltre a Ferrara si usano molto le trappole, che solitamente vengono posizionate sui sentieri vicini alle tane. Sono delle specie di gabbie. All’interno vengono messi come esche dei pezzi di frutta o verdura, «di solito qualcosa di profumato, come mele o carote», e comunque diverso rispetto ai vegetali coltivati nei dintorni. Quando una nutria entra in una trappola un meccanismo ne rileva la presenza e fa richiudere la gabbia, intrappolando l’animale.

Una nutria in una trappola

Una nutria in una trappola (Cortesia di Roberta Artioli)

«Anche le trappole sono posizionate dai coadiutori o dagli agricoltori», continua Artioli, «la provincia gliele fornisce gratuitamente, ne compriamo circa 300 all’anno». Almeno due volte al giorno, e più di frequente nel periodo estivo, soprattutto se la gabbia è esposta al sole, il proprietario dei terreni dove è stata messa una trappola la controlla, e se la trova piena chiama il coadiutore per abbattere la nutria catturata. In questo modo gli animali non passano troppo tempo rinchiusi e per quanto possibile si riducono lo stress e la sofferenza che subiscono.

Andando verso l’estate diventerà più arduo catturare le nutrie. Quando l’erba lungo i fossi e gli argini è alta è più difficile avvistarle, e quando i canali vengono riempiti con l’acqua per irrigare le nutrie scappano più velocemente dai coadiutori, a nuoto. Con la crescita delle colture nei campi inoltre le esche nelle trappole diventano meno interessanti. Artioli aggiunge: «D’inverno ne prendiamo molte di più. Fino a pochi anni fa peraltro ne morivano molte per il freddo, ma ora sembra che si siano abituate alle temperature rigide».

Alle difficoltà stagionali si aggiungono gli ostacoli causati da chi è contrario agli abbattimenti, che a volte addirittura dà da mangiare alle nutrie. «Circa due volte al mese parlo con i giornali locali per spiegare i danni delle nutrie e come funziona il piano di contenimento», racconta Artioli. «Ma è una lotta contro i mulini a vento». Nonostante questo la comandante è ottimista, anche se le speranze di eradicare definitivamente le nutrie sono scarse e si può al massimo lavorare sul contenimento della popolazione.

Dal 2014 non si sa più esattamente quanti danni causino le nutrie in Emilia-Romagna perché dall’anno successivo non sono più considerati solo una specie aliena invasiva ma “animali infestanti”: da allora sono cominciati gli attuali piani di contenimento, e la regione finanzia quelli invece che rimborsare gli agricoltori dei danni subiti, dunque non accetta più richieste di risarcimenti. Nel 2014 aveva speso 173mila euro.

Gli agricoltori ferraresi sono contenti di potersi occupare in prima persona degli abbattimenti di nutrie, ma vorrebbero maggiori investimenti regionali sul piano di contenimento e pensano che sarebbe utile coinvolgere coadiutori di altre zone, per renderlo più efficace.

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