Trump dice che è «molto arrabbiato» con Putin
Lo ha accusato di non collaborare sul cessate il fuoco in Ucraina, e ha minacciato dazi contro la Russia

Per la prima volta dall’inizio dei negoziati sulla guerra in Ucraina, il presidente statunitense Donald Trump ha minacciato Vladimir Putin e la Russia di ripercussioni se non si arriverà presto a un accordo per un cessate il fuoco. Domenica in un’intervista con la televisione NBC Trump ha detto che potrebbe imporre dazi diretti al petrolio russo e dazi secondari anche sulle merci dei paesi stranieri che commerciano con la Russia (i dazi secondari sono tasse che si impongono sulle merci provenienti da paesi che commerciano con il paese che si vuole colpire).
Trump si è mostrato infastidito dall’impossibilità di arrivare in tempi brevi a un accordo: in campagna elettorale aveva promesso in modo molto spericolato di poterlo trovare «in 24 ore». Nell’intervista ha detto:
“Si può dire che mi sono molto arrabbiato, incazzato, quando Putin ha iniziato a mettere in dubbio la legittimità di Zelensky, perché questo non va nella giusta direzione.
Negli scorsi giorni il presidente russo aveva ripetuto di ritenere Volodymyr Zelensky un presidente illegittimo e aveva suggerito che prima di iniziare i negoziati di pace l’Ucraina avrebbe dovuto tenere elezioni gestite da un governo controllato dalle Nazioni Unite. È uno dei molti strumenti retorici con cui il regime russo cerca di prendere tempo e proseguire la guerra, delegittimando il governo ucraino. La cosa paradossale dell’intervista a NBC è che lo stesso Trump in passato aveva sostenuto queste stesse cose, definendo Zelensky un «dittatore senza elezioni» (il suo mandato sarebbe dovuto finire a maggio del 2024 se la Russia non avesse invaso l’Ucraina, rendendo le elezioni impossibili).
Trump ha detto che aspettare «una nuova leadership» significherebbe non avere un accordo per molto tempo. Ha aggiunto che se ritenesse il governo russo responsabile di un fallimento dei negoziati introdurrà dazi al 25 per cento su tutti i prodotti russi venduti negli Stati Uniti e del 25-50 per cento sui prodotti dei paesi che ancora comprano petrolio dalla Russia (sono soprattutto Cina e India). Nel corso della stessa intervista ha poi cambiato parzialmente toni parlando di «relazioni molto buone» con Putin e dicendo che la «rabbia scomparirà in fretta se Putin farà la cosa giusta».
In serata poi Trump ha anche accusato Zelensky di voler ridiscutere l’accordo sullo sfruttamento delle “terre rare ucraine”, minacciandolo di ripercussioni, e ha commentato che fra i due leader «c’è un odio tremendo».

Un incontro con Vladimir Putin nel 2017 (AP Photo/Evan Vucci)
Da circa un mese e mezzo gli Stati Uniti hanno iniziato a trattare singolarmente con la Russia e con l’Ucraina per arrivare alla fine della guerra: nei negoziati l’amministrazione Trump è stata molto risoluta e aggressiva con l’Ucraina, a cui sono state chieste molte concessioni sotto la minaccia di interrompere gli aiuti militari (sospesi dopo il fallimentare incontro con Zelensky alla Casa Bianca e ripresi otto giorni dopo).
Nel farlo Trump e i suoi emissari sono sembrati aderire alla narrativa e alle richieste della Russia, ma questo non è bastato per ottenere un cessate il fuoco da Putin. Trump era sembrato convinto di poter esercitare la sua influenza su Putin, anche accontentandolo su molti punti: la Russia però ha imposto sempre nuove condizioni e mostrato di non voler davvero chiudere la guerra. Nonostante le critiche di Trump, Putin rimane aperto a «qualsiasi contatto con Trump», secondo quanto ha detto il suo portavoce Dmitri Peskov.


