Il governo statunitense ha tagliato 400 milioni di dollari alla Columbia University per via delle proteste contro la guerra a Gaza

Venerdì l’amministrazione del presidente statunitense Donald Trump ha annunciato un taglio di circa 400 milioni di dollari di fondi federali destinati alla Columbia University, una delle università più prestigiose degli Stati Uniti: secondo Trump la Columbia non avrebbe fatto abbastanza per proteggere gli studenti ebrei da quelle che ha definito «violenze antisemite» durante le proteste contro i bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza.
Quelle proteste erano finite al centro di un ampio e polarizzato dibattito su antisemitismo, islamofobia e libertà di espressione, anche per via del fatto che vari studenti ebrei avevano detto di aver subìto molestie sulla base della loro etnia e avevano accusato chi manifestava di minimizzare la gravità della strage di Hamas del 7 ottobre del 2023, che ha dato inizio alla guerra in corso. Il dibattito aveva messo in seria difficoltà le stesse università per la gestione delle proteste e portato, tra le altre cose, alle dimissioni delle rettrici dell’università di Harvard e della Pennsylvania, duramente criticate per non aver preso esplicitamente le distanze da espressioni e slogan utilizzati dai manifestanti e giudicati antisemiti, e per non aver garantito la sicurezza degli studenti.
Il Partito Repubblicano e Donald Trump, coerentemente con la loro vicinanza politica a Israele e nello specifico al governo del primo ministro di destra Benjamin Netanyahu, si sono finora schierati con chi ha accusato i manifestanti di antisemitismo. La decisione di Trump di tagliare i fondi alla Columbia si inserisce in questo approccio, e più in generale in una serie di altre decisioni che hanno portato a tagli di fondi alle università, accusate da Trump di essere il centro di quello che ha definito «un indottrinamento di sinistra».
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