Il mistero intorno alla nuova racchetta di Stefanos Tsitsipas
Al torneo di Dubai ha usato probabilmente una Babolat, l’ha camuffata da Wilson per non indispettire il suo sponsor e alla fine ha vinto

La scorsa settimana il tennista greco Stefanos Tsitsipas ha vinto l’ATP 500 di Dubai, il suo primo titolo in quasi un anno. Per tutto il torneo Tsitsipas ha giocato in modo eccellente e per certi versi inatteso, considerando che veniva da un periodo molto negativo, durante il quale era uscito dai primi dieci del ranking mondiale per la prima volta dopo cinque anni. L’ultimo torneo vinto era stato il Masters 1000 di Montecarlo dell’aprile del 2024, che si gioca sulla terra rossa, la superficie su cui da sempre Tsitsipas si trova meglio per via delle sue caratteristiche tecniche. Il torneo di Dubai invece si gioca sul cemento: un altro motivo per cui questa vittoria era difficilmente pronosticabile.
I commenti sulla sua vittoria però si sono concentrati in particolare su una cosa: la racchetta. Tsitsipas non ha giocato con quella che usa abitualmente, la Wilson Blade 98, ma con un’altra un po’ misteriosa, attorno alla quale sono nate diverse speculazioni. La racchetta impiegata da Tsitsipas infatti era tutta verniciata di nero e, pur avendo nel piatto corde la W simbolo del marchio sportivo Wilson, è stato evidente sin da subito, agli occhi più attenti, che non si trattasse di una Wilson. In breve appassionati ed esperti come quelli del sito Tennisnerd sono giunti alla conclusione pressoché unanime che quella impiegata da Tsitsipas fosse una Babolat Pure Aero 98, lo stesso modello che usa lo spagnolo Carlos Alcaraz (assieme al quale Tsitsipas si era allenato lo scorso autunno).
Tsitsipas l’avrebbe camuffata perché è uno dei testimonial principali del marchio Wilson. Non è chiaro se utilizzare corde con il logo Wilson facendo finta che la racchetta fosse di quella marca gli sia stato sufficiente per onorare l’accordo con il brand o se ci saranno conseguenze sul suo contratto: è però abbastanza certo che la Wilson abbia subìto un danno d’immagine. Un po’ per il modo raffazzonato con cui Tsitsipas ha camuffato la racchetta per fingere che fosse una Wilson, e facendola diventare almeno esteticamente una Wilson un po’ brutta, ma soprattutto perché al primo torneo con la Babolat (o presunta tale) ha subito ottenuto una vittoria abbastanza prestigiosa e ha giocato molto meglio del solito.
Nel suo podcast sul tennis Slice Emanuele Ricciardi, esperto commentatore, ha sottolineato che la scelta di cambiare racchetta ai massimi livelli è una cosa piuttosto rara, nonostante tra gli amatori la si citi spesso per provare a risolvere dei problemi nel gioco (in parte perché è più facile cambiare un oggetto che fare allenamenti specifici per migliorare aspetti tecnici). Per un professionista cambiare racchetta comporta modifiche piccole ma sostanziali al modo di giocare e aggiunge ulteriori variabili a uno sport in cui è già parecchio difficile (ma fondamentale) tenere sotto controllo più cose possibili.
Ci devono insomma essere contesti e condizioni ben precisi, e Tsitsipas aveva motivi validi per farlo sia dal punto di vista psicologico, perché erano mesi che il suo tennis sembrava involuto e le sue ambizioni ridimensionate, sia per quanto riguarda gli aspetti tecnici.
Da anni infatti il rovescio, che Tsitsipas colpisce a una mano (come ormai pochissimi tennisti tra i migliori al mondo), è l’evidente punto debole del suo gioco, sul quale gli avversari insistono per ottenere vantaggi nello scambio. La Babolat Pure Aero 98 ha uno schema corde meno fitto (16×20 invece che 18×20): Emanuele Atturo su Ultimo Uomo ha spiegato che «con la nuova Babolat, Tsitsipas cerca più potenza e più spin ma soprattutto cerca più velocità facile», perché con meno corde orizzontali «si lavora per avere più spinta e non bisogna essere sempre perfetti nel punto d’impatto sul piatto corde». Anche un altro tennista che giocava il rovescio a una mano, Roger Federer, tra i migliori giocatori di sempre, a un certo punto della sua carriera cambiò racchetta: ne scelse una con un telaio più grande, per avere maggior superficie con cui colpire la pallina senza steccare un colpo.
Tsistipas insomma avrebbe cercato una soluzione per colpire in modo più potente e non sbagliare soprattutto con il rovescio, un colpo che in passato è stato spesso troppo debole e impreciso per varie ragioni, la più evidente delle quali è il tempo a disposizione per colpire: sulla terra rossa, dove dopo il rimbalzo la palla viaggia mediamente a una velocità inferiore rispetto alle altre superfici, un tennista ha più tempo per spostarsi e completare il movimento del colpo, dando quindi più forza e con più possibilità di colpire con la parte migliore della racchetta.
È un’ipotesi confermata dai dati: Matthew Willis di The Racquet ha confrontato la velocità media del rovescio di Tsitsipas al torneo di Dubai con quella del suo rovescio di tutto l’anno precedente, scoprendo che con la presunta Babolat ha tirato rovesci in media circa 5 chilometri orari più veloci. Non è un aumento straordinario ma è comunque significativo e a questi livelli può fare la differenza, anche dal punto di vista psicologico e della sicurezza con cui un giocatore come Tsitsipas si approccia alle partite.
Una maggior convinzione nel rovescio, dovuta in parte alla nuova racchetta, potrebbe aver aiutato Tsitsipas a migliorare tutto il suo gioco. Alla vittoria di Dubai è possibile che abbiano contribuito anche le minori aspettative che oggi ci sono su Tsitsipas, ritenuto un tempo uno dei tennisti più promettenti e forti al mondo ma diventato, a 26 anni, un talento che si è compiuto solo in parte. Sono state comunque solo cinque partite, per quanto convincenti e significative: nei prossimi tornei probabilmente si capirà di più sulla sua evoluzione e si vedrà con che racchetta giocherà, se con una Wilson, con una Babolat dichiarata o con una soluzione intermedia come a Dubai.



