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  • Giovedì 27 febbraio 2025

Lo sciopero dei magistrati contro la riforma della giustizia

Con manifestazioni e assemblee pubbliche in 29 città per protestare, tra le altre cose, contro la separazione delle carriere

Il flash mob dei magistrati davanti alla sede della Cassazione, a Roma (ANSA/FABIO CIMAGLIA)
Il flash mob dei magistrati davanti alla sede della Cassazione, a Roma (ANSA/FABIO CIMAGLIA)
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Giovedì 27 febbraio c’è stato uno sciopero proclamato dall’Associazione Nazionale Magistrati – l’ANM, l’ente di rappresentanza sindacale della categoria – per protestare contro il disegno di legge per la riforma costituzionale della giustizia. Il segretario generale dell’ANM, Rocco Maruotti, ha detto che dal 75 all’80 per cento dei magistrati ha scioperato. La questione al centro dello sciopero era la cosiddetta separazione delle carriere dei magistrati, da decenni un tema caro alla destra ma contestato tra chi esercita la professione: prevede l’istituzione di carriere nettamente distinte per i magistrati inquirenti (o requirenti), cioè i pubblici ministeri che conducono le indagini, e quelli giudicanti, cioè i giudici che emettono le sentenze. Secondo l’ANM la riforma della giustizia mette a «rischio autonomia e indipendenza della magistratura».

I magistrati a una delle assemblee previste, Genova, 27 febbraio (ANSA/LUCA ZENNARO)

Per dare risalto alle sue ragioni l’associazione aveva organizzato per giovedì una mobilitazione molto ampia: il programma dello sciopero prevedeva assemblee pubbliche e manifestazioni dei magistrati in 29 città. Com’era successo il 25 gennaio scorso, cioè il giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, i giudici hanno indossato la toga con la coccarda tricolore e hanno tenuto in mano una copia della Costituzione. A Roma c’è stato un flash mob sulla scalinata del Palazzo di Giustizia in piazza Cavour, sede della Cassazione, mentre a Milano la protesta è iniziata verso le 9:30 sulla scalinata davanti al tribunale ed è proseguita con un’assemblea aperta ai cittadini all’interno dell’edificio.

Lo sciopero era stato deciso durante l’assemblea straordinaria dell’ANM lo scorso 15 dicembre. Nelle ultime settimane sui profili social dell’associazione sono stati pubblicati diversi post per spiegare in breve le ragioni dello sciopero: tra queste ci sono anche il fatto che il disegno di legge «non stanzia risorse, non colma le carenze di personale, non incide sulla velocità dei processi o sulla qualità delle indagini: in sintesi non risolve i problemi della giustizia italiana», e il malfunzionamento del sito per il processo penale telematico.

Mercoledì sui canali social dell’ANM è stato pubblicato anche un video in cui l’attore bolognese Leonardo Santini spiega perché sarebbe un errore promuovere la separazione delle carriere.

Il Fatto Quotidiano ha scritto che nelle ultime ore c’è stato parecchio fermento nelle chat dell’ANM per assicurarsi un’ampia adesione dei giudici alla manifestazione, il cui slogan ufficiale è «Scioperiamo perché l’indipendenza della magistratura è un bene comune».

Il flash mob davanti al palazzo di Giustizia di Milano, 27 febbraio (ANSA/MOURAD BALTI TOUATI/Ansa)

Il disegno di legge per la riforma costituzionale della giustizia voluta dal governo di Giorgia Meloni era stato approvato in prima lettura lo scorso 16 gennaio dalla Camera ed è ora in discussione al Senato. In questi casi, cioè quando si modifica la Costituzione, sono previsti quattro passaggi parlamentari (due alla Camera e due al Senato). Inoltre, quando dovesse completare questi passaggi, la riforma quasi sicuramente passerà anche per un referendum confermativo: per evitarlo dovrebbe essere approvata in entrambe le camere con i due terzi dei componenti, che nel caso della Camera significa 267 su 400 (ma in prima lettura il testo è stato invece approvato con 172 voti favorevoli).

– Leggi anche: La riforma costituzionale della giustizia, spiegata