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  • Giovedì 27 febbraio 2025

Massimo Adriatici ora è accusato di omicidio volontario

E non più di eccesso colposo di legittima difesa: l’ex assessore di Voghera uccise con un colpo di pistola Youns El Boussettaoui nel 2021

I rilievi da parte dei carabinieri in piazza Meardi, a Voghera, la notte della morte di Youns El Boussettaoui
I rilievi da parte dei carabinieri in piazza Meardi, a Voghera, la notte della morte di Youns El Boussettaoui (Foto Ansa/Paolo Torres)
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La procura di Pavia ha ridefinito l’accusa nei confronti dell’ex assessore alla Sicurezza di Voghera Massimo Adriatici, che il 20 luglio del 2021 uccise con un colpo di pistola Youns El Boussettaoui, un cittadino marocchino senzatetto e con problemi psichici. Finora Adriatici era accusato di eccesso colposo di legittima difesa, ora la procura dice che ha commesso un omicidio volontario con l’aggravante dell’abuso di potere.

Lo scorso novembre, al termine del primo processo, la giudice del tribunale di Pavia Valentina Nevoso aveva chiesto alla procura di ridefinire il reato criticando le indagini e la ricostruzione fatta dal magistrato Roberto Valli, che per questo motivo aveva poi rinunciato all’inchiesta. Il fascicolo è passato al procuratore capo Fabio Napoleone, che ha cambiato l’accusa come chiesto dal tribunale. Al termine delle indagini preliminari la procura dovrà chiedere un nuovo rinvio a giudizio e quindi un nuovo processo, a questo punto piuttosto probabile.

El Boussettaoui era conosciuto a Voghera perché girava spesso per il centro della città. Alcuni cittadini testimoniarono il giorno successivo alla sparatoria che era spesso ubriaco e infastidiva i passanti. Emerse poco dopo che l’uomo aveva problemi psichici. A Vercelli, dove vivono i suoi familiari, era stato ricoverato con un trattamento sanitario obbligatorio (TSO), ma in seguito era fuggito per tornare a Voghera. Adriatici gli sparò al petto poco dopo le 22, la sera del 20 luglio 2021. El Boussettaoui fu dichiarato morto in ospedale alle 23:40.

Adriatici era assessore leghista alla Sicurezza. Girava regolarmente armato grazie a un porto d’armi per motivi di sicurezza personale. Era soprannominato “lo sceriffo”, e in passato alcuni dirigenti delle forze dell’ordine si erano lamentati con la sindaca perché più volte aveva cercato di interferire con il loro lavoro.

Nel primo interrogatorio Adriatici disse di aver sparato dopo essere stato colpito da El Boussettaoui. Disse anche che il colpo di pistola partì involontariamente. Negli interrogatori successivi disse invece di non ricordare la dinamica degli avvenimenti.

– Leggi anche: Una pistola non può sparare da sola

I video delle telecamere della zona hanno permesso di ricostruire i minuti che precedettero lo sparo. La videocamera della chiesa di San Rocco riprese, alle 21:58, Adriatici spostarsi da piazza Meardi verso il centro di Voghera. Alle 22:02 la stessa videocamera filmò El Boussettaoui camminare in senso opposto, sull’altro marciapiede. Poco più di venti secondi dopo passò di nuovo Adriatici, che stava tornando indietro e seguiva l’uomo a distanza, con il cellulare all’orecchio.

Le immagini mostrano El Boussettaoui avvicinarsi all’assessore che, estraendo dalla tasca la mano destra, gli mostra la pistola senza mai smettere di parlare al telefono. Un attimo dopo, El Boussettaoui sferrò un pugno o una manata in faccia ad Adriatici che cadde al suolo e perse gli occhiali. Poi i due si spostarono dietro l’angolo di via Fratelli Rosselli, dove partì lo sparo.

Per la procura finora si era trattato di eccesso colposo di legittima difesa, che si verifica quando, nell’ambito della legittima difesa, c’è una reazione sproporzionata da parte di chi è aggredito. Il 23 ottobre del 2024 la procura aveva chiesto per Adriatici una condanna a tre anni e sei mesi per questo reato.

L’accusa è stata contestata dalla giudice Valentina Nevoso, che nel chiedere alla procura di ridefinire il reato aveva chiarito che «Adriatici avrebbe potuto valutare meglio la situazione e sparare altrove, come alle gambe. L’arma era carica, la reazione della vittima prevedibile, l’atteggiamento dopo lo sparo comunque freddo mentre il 39enne marocchino era a terra ferito».

I famigliari di El Boussettaoui avevano contestato più volte l’accusa di eccesso colposo di legittima difesa, chiedendo un processo per omicidio volontario. Negli ultimi mesi Adriatici ha offerto un risarcimento danni da 220mila euro alla madre e ai fratelli di El Boussettaoui, che l’hanno rifiutato. La vedova dell’uomo ha invece accettato un risarcimento. «Il capo di imputazione ci dà una grande serenità perché finalmente ricostruisce gli elementi da noi sempre sostenuti: è omicidio volontario», hanno detto al Corriere della Sera gli avvocati dei famigliari di El Boussettaoui, Marco Romagnoli e Debora Piazza. «La procura contesta l’aggravante di abuso di potere e ricostruisce quella che era una vera e propria ronda armata terminata con la morte della vittima, con l’uso di proiettili vietati per la difesa personale. Affronteremo il processo accanto ai pm di Pavia per dimostrare la verità».

La tesi dei difensori dell’ex assessore, Colette Gazzaniga e Gabriele Piscitelli, è sempre stata che Adriatici non avesse intenzione di uccidere El Boussettaoui: lo dimostrerebbero le sue telefonate alle forze dell’ordine. Anche il gesto di mostrare la pistola sarebbe stato, secondo la versione della difesa, intenzionato ad avvertire il suo interlocutore di non avvicinarsi ulteriormente. Lo sparo sarebbe avvenuto insomma in seguito all’aggressione subita. Gli avvocati di Adriatici non hanno commentato la ridefinizione dell’accusa da parte della procura.