Milano non è un buon set

Negli ultimi due anni girare film e serie in città è diventato più difficile, per questioni di costi, servizi e finanziamenti pubblici

Una scena di Citadel: Diana ambientata davanti al museo del Novecento (Foto Marco Ghidelli, courtesy Prime Video)
Una scena di Citadel: Diana ambientata davanti al museo del Novecento (Foto Marco Ghidelli, courtesy Prime Video)
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Una delle scene più suggestive di Citadel: Diana, la serie tv andata in onda su Prime Video a ottobre del 2024, dura pochi secondi: la protagonista Diana Cavalieri, una spia sotto copertura interpretata da Matilda De Angelis, cammina in piazza Duomo, a Milano. Alle sue spalle la cattedrale è distrutta, come dopo un bombardamento, e la Madonnina non è sulla guglia più alta della chiesa ma in mezzo alla piazza, come se fosse stata recuperata dopo il crollo. Intorno a lei non passeggiano turisti, ma persone con pettinature e vestiti futuristici. 

Nell’ottobre del 2022, per girare una scena così breve, che però fa capire molto del contesto in cui è ambientata la serie, un distopico 2030, la troupe di Citadel: Diana aveva dovuto recintare piazza Duomo dalle sei del mattino a mezzogiorno, chiudere le uscite della metropolitana e impiegare 150 addetti alla sicurezza tra polizia locale e personale assunto dalla casa di produzione. Staff e attori avevano iniziato a lavorare alle tre del mattino. Anche se le riprese erano durate meno di una giornata, erano serviti mesi di preparazione e molti permessi, ottenuti dopo diverse riunioni con il comune, il Museo del Novecento, la polizia municipale e la Veneranda fabbrica del Duomo, che aveva acconsentito a posticipare l’apertura della biglietteria. 

In generale Milano non è una città facile in cui girare film o serie tv. Nell’ultimo periodo però lo è stata anche meno del solito: nel 2022 i set creati a Milano (di pubblicità, documentari, cortometraggi e progetti scolastici) erano più di 1.200, mentre negli ultimi due anni sono scesi a circa 450. È una situazione che ha diverse cause, e che è stata sollevata nuovamente qualche settimana fa, perché a marzo uscirà la serie prodotta da Sky Gangs of Milano, uno spin-off di Blocco 181, che è stata girata in larga parte a Torino nonostante sia ambientata nel quartiere Barona, a sud di Milano.

Per motivare questa scelta, in un’intervista a MilanoToday, Daniele Gentili, produttore esecutivo di Gangs of Milano, ha sottolineato che la città è carente di una serie di servizi, come le società che noleggiano i furgoni per il cinema o i vigili urbani per assistere le produzioni nelle scene più complesse. Lo sceneggiatore della serie Paolo Vari ha aggiunto che tra i limiti maggiori c’è il fatto che mantenere una produzione composta da oltre cento persone per diversi mesi a Milano «costa troppo».

Una delle scene di Citadel: Diana

Di solito le produzioni cercano di risolvere questo problema assumendo per le riprese personale che già vive a Milano. «Quando facciamo una ripresa fuori Roma cerchiamo di appoggiarci il più possibile ad agenzie e collaboratori locali – spiega Emanuele Savoini, produttore esecutivo di Citadel: Diana – in modo da tagliare su costi come alberghi, viaggi e pasti. A Milano questa cosa è possibile perché ci sono molte produzioni pubblicitarie, però a seconda del periodo può capitare di non riuscire a trovare abbastanza personale e i costi aumentano».

A Milano si girano infatti soprattutto spot pubblicitari, dal momento che ci sono moltissime aziende di moda e di design, oltre a eventi noti a livello internazionale come le Settimane della moda e il Salone del mobile. Inoltre in città nel 2019, secondo dati diffusi da UNA, l’associazione Aziende della comunicazione unite, si trovava il 48 per cento delle agenzie di comunicazione presenti in Italia. Al comune inoltre conviene anche economicamente, poiché a differenza delle produzioni cinematografiche, che possono riprendere gratis, le aziende che usano la città per fare pubblicità devono sempre pagare una somma all’amministrazione per l’occupazione di suolo pubblico.

La produzione di Citadel: Diana aveva richiesto la presenza a Milano di 140 persone. Le riprese però si erano svolte tra il 2021 e il 2022, quando a causa della pandemia i grandi eventi che solitamente riempiono la città non erano ancora ripresi o si svolgevano in modo più contenuto. Questo ha facilitato le cose, anche se molte scene avevano richiesto comunque un gran dispiegamento di forze. «Il turismo poi non era ancora ripartito e grosse catene di hotel erano state disponibili a venirci incontro. Farlo oggi costerebbe almeno il doppio», dice Savoini. «Siamo stati anche molto fortunati col meteo: avevamo affittato e montato uno studio privato per un mese, in caso di pioggia, ma l’abbiamo usato solo una volta».

In un’intervista Matilda De Angelis aveva poi raccontato come Milano fosse una delle peggiori città in Italia in cui ha girato – con tanto di imitazione non proprio lusinghiera dei milanesi – per via dell’atteggiamento delle persone, che non sono abituate a piazze chiuse e deviazioni di percorso e non sempre le prendono bene.

Un altro limite di girare film a Milano riguarda la Lombardia Film Commission, l’ente non profit che ha per soci la regione Lombardia e il comune di Milano, e che ha il ruolo di aiutare economicamente le produzioni di film in Lombardia, con l’obiettivo di promuovere il territorio. Negli ultimi anni infatti la Lombardia Film Commission ha pubblicato pochissimi bandi, disincentivando molte produzioni. Secondo il database disponibile online, nel 2024 ha contribuito alla realizzazione di 15 produzioni: l’anno prima erano state 14, nel 2022 29 e nel 2021 di nuovo 15. La situazione potrebbe migliorare nei prossimi anni, visto che l’anno scorso sono stati approvati tre milioni di euro di finanziamenti dalla Regione.

Per fare un confronto, nel 2024 la Film Commission Torino Piemonte ha contribuito a 228 produzioni cinematografiche, «in linea con i risultati record del biennio precedente». Non è una novità, in effetti, che film e serie ambientati a Milano vengano girati a Torino, che è sempre una grande città ma i cui prezzi sono più bassi, ed è simile a Milano per il clima e per l’architettura. Tra i casi più famosi di film ambientati a Milano e girati a Torino c’è per esempio Romanzo di una strage, sulla strage di Piazza Fontana, di Marco Tullio Giordana, girato nel 2012. La scena più emblematica del film comunque, quella dell’esplosione della bomba nella Banca nazionale dell’Agricoltura, fu girata a Milano. Un esempio più recente è Zamora, di Neri Marcorè, che è uscito l’anno scorso e racconta la Milano degli anni Sessanta

Torino negli anni è diventata il set di scene ambientate un po’ ovunque: da Milano a Roma, da Sarajevo a Parigi. In un articolo uscito sul Corriere Torino qualche anno fa veniva definita una città “trasformista”, in grado di diventare Roma per Fast & Furious X e per Il divo di Paolo Sorrentino e addirittura New York nella produzione bollywoodiana Thank You. Un ruolo centrale ce l’ha proprio la Film Commission della regione Piemonte, apprezzata da produttori e registi per la sua intensa attività.

Qualche anno fa il sindaco Beppe Sala aveva dedicato una puntata del suo podcast Buongiorno Milano al cinema, sottolineando come negli anni la città sia stata il set di alcuni dei film che hanno fatto la storia del cinema italiano. Negli anni Cinquanta e Sessanta a Milano vennero girati film come Rocco e i suoi fratelli, Miracolo a Milano, Totò e Peppino e la… malafemmina, mentre dopo il boom economico cominciò a svilupparsi il filone delle pubblicità, ancora oggi centrale, e vennero aperti nuovi teatri di posa (per girare al chiuso).

Negli anni Settanta Milano divenne il set di diversi film polizieschi e negli anni Ottanta di film comici come Il ragazzo di campagna con Renato Pozzetto o Eccezzziunale… veramente con Diego Abatantuono. Nei primi anni Duemila vennero girati a Milano film che vanno da Fame chimica, che parla di dipendenze e disagio sociale nella periferia della città, a L’uomo perfetto, una commedia romantica. Tra i più recenti, girati a cavallo o subito dopo la pandemia, ci sono House of Gucci, filmato tra Villa Necchi Campiglio e il Quadrilatero della moda e Diavoli 2, la serie con Alessandro Borghi e Patrick Dempsey.

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