«Sono l’emblema di tutto ciò che detestate»

Lo ha detto la ministra del Turismo Daniela Santanchè, in un intervento notevole alla Camera prima del voto su una mozione di sfiducia contro di lei

Daniela Santanchè a Roma il 1° febbraio 2025 (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
Daniela Santanchè a Roma il 1° febbraio 2025 (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

Martedì la ministra del Turismo Daniela Santanchè ha tenuto un discorso alla Camera, prima del voto su una mozione di sfiducia contro di lei presentata dal Movimento 5 Stelle e appoggiata dal Partito Democratico e da Alleanza Verdi e Sinistra. Come previsto la mozione è stata respinta con 134 voti favorevoli, 206 contrari e un astenuto. Il discorso però è stato notevole da vari punti di vista: Santanchè è andata a braccio in vari passaggi, ha parlato più volte del suo aspetto fisico e si è scusata per aver chiesto in passato le dimissioni di altri ministri. Tra le altre cose ha detto:

«Io sono l’emblema di tutto ciò che detestate, lo rappresento plasticamente […] Sono una donna libera, porto i tacchi da 12 centimetri, ci tengo al mio fisico, amo vestirmi bene».

Ha poi aggiunto: «Sono anche quella del Twiga e del Billionaire, che voi tanto criticate, [ma] sono aziende che danno posti di lavoro». Il Twiga è un noto stabilimento balneare in Versilia, di cui in passato Santanchè aveva detenuto delle quote. Il Billionaire invece è una discoteca di Flavio Briatore a Porto Cervo, in Sardegna, di cui Santanchè era socia. Sono entrambi locali di cui si parla spesso d’estate e che sono diventati noti come ritrovo di politici e celebrità del mondo dello sport e dello spettacolo.

Santanchè ha risposto anche alle critiche fatte nel fine settimana da Francesca Pascale, ex compagna di Silvio Berlusconi, che in un’intervista con Repubblica l’aveva definita «falsa, come le sue borse». Alla Camera Santanchè ha detto: «Sì, ho una collezione di borse, è chiaro? Ma mio padre, che era l’ottavo figlio di contadini, mi ha insegnato una cosa, che si ruba solo quello che si nasconde e io non ho nulla da nascondere». Ha aggiunto che chi la critica non vuole «combattere la povertà», ma «la ricchezza», e ha ribadito:

«Non riuscirete mai a farmi diventare come voi o pensare come voi, avrò sempre il tacco a spillo, il sorriso sulle labbra, sarò battagliera, perché sono felice di vivere».

Santanchè si è anche scusata per aver chiesto in passato le dimissioni di altri politici, tra cui Matteo Renzi, Lucia Azzolina o Giuseppe Conte, dicendo: «Non potevo comprendere la [loro] sofferenza».

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La mozione di sfiducia di martedì è stata la seconda votata contro Santanchè negli ultimi mesi. Anche la prima, presentata lo scorso aprile, era stata respinta. I partiti di opposizione chiedono le sue dimissioni a causa delle varie vicende giudiziarie che la riguardano, relative alla sua attività di imprenditrice svolta prima di entrare nel governo. Per almeno una di queste Santanchè è stata rinviata a giudizio dal tribunale di Milano, e quindi sarà processata: è accusata di falso in bilancio nella gestione di Visibilia Editore, società editrice che pubblica riviste settimanali e mensili tra cui Visto e Novella 2000, di cui era stata presidente e amministratrice delegata fino al 2022.

Le mozioni di sfiducia contro i ministri sono relativamente comuni, ma hanno sempre avuto scarse probabilità di successo, principalmente per una questione di numeri: a presentarle sono i partiti di opposizione, che nelle aule parlamentari sono in minoranza, per cui è quasi certo che non riescano a farle approvare.

Durante il discorso Santanchè ha detto infine che valuterà se dimettersi o meno dopo l’udienza preliminare in programma a marzo, «senza nessuna pressione, costrizione o paventati ricatti». Finora aveva sempre escluso di dimettersi.

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