Perché d’estate si parla spesso del Twiga

È lo stabilimento balneare di Flavio Briatore in Versilia, tornato di attualità per i suoi legami con Daniela Santanchè

(ANSA/UFFICIO STAMPA TWIGA BEACH CLUB/RICCARDO DALLE LUCHE)
(ANSA/UFFICIO STAMPA TWIGA BEACH CLUB/RICCARDO DALLE LUCHE)
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Anche questa estate sui giornali e non solo si è tornati a parlare del Twiga, lo stabilimento balneare in Toscana di proprietà dell’imprenditore Flavio Briatore diventato negli anni ritrovo di politici e celebrità del mondo dello sport e dello spettacolo, che ne hanno fatto lo scenario di molte storie. In queste settimane è tornato di attualità in particolare per il suo legame con l’attuale ministra del Turismo Daniela Santanchè, che ne possedeva delle quote fino ad alcuni mesi fa: il giorno di Ferragosto il giornalista del Corriere della Sera Fabrizio Roncone ha raccontato una giornata passata allo stabilimento, prendendone in giro avventori e atmosfera, e ricevendo per questo le critiche di Briatore stesso, irritato dal fatto che si fosse indugiato con sarcasmo sui difetti fisici dei clienti.

Il Twiga si trova a Marina di Pietrasanta, in provincia di Lucca e sulla costa toscana della Versilia, a pochi chilometri da Forte dei Marmi. La società che lo gestisce, la Twiga Srl, è stata fondata nel 2001 e negli anni ha cambiato assetto proprietario diverse volte, l’ultima delle quali lo scorso novembre, poco dopo l’insediamento del governo guidato da Giorgia Meloni. Secondo i dati della Camera di Commercio, oggi la maggior parte delle quote – il 56,9 per cento – sono di proprietà di Majestas Sarl, una holding con sede in Lussemburgo controllata da Briatore. La parte restante del capitale è divisa tra Dimitri Kunz, compagno di Santanchè, e due società legate alla sua famiglia, la Thor Srl e la Modi Srl, per un totale del 33 per cento delle quote, e l’imprenditore Michel Bruno Thierry Sebastien, con il 10 per cento.

Fino allo scorso autunno l’allora senatrice Daniela Santanchè, di Fratelli d’Italia, deteneva una parte rilevante delle quote del Twiga. Dopo la sua nomina a ministra del Turismo, però, sono stati sollevati molti dubbi riguardo a possibili conflitti di interesse. Tra le altre cose infatti il ministero ha grande influenza sulle decisioni relative alle concessioni balneari, ossia le licenze per gestire i lidi e gli stabilimenti sulle spiagge: normalmente in Italia vengono passate di generazione in generazione, pagando canoni spesso irrisori e senza alcuna procedura o bando pubblico, nonostante da anni l’Unione europea chieda di metterle a gara.

– Leggi anche: Il nuovo tentativo del governo di aggirare le gare per le concessioni balneari

Per mettere fine alle polemiche relative alla sua nomina pubblica e agli evidenti interessi personali nel settore balneare, a novembre Santanchè aveva venduto a Briatore e a Kunz le sue quote del Twiga, dal valore complessivo di 2,8 milioni di euro. Il fatto che le avesse vendute in parte al suo compagno aveva comunque generato ulteriori scetticismi e polemiche. In occasione delle elezioni di settembre del 2022 – vinte dalla coalizione di destra e in seguito alle quali Santanchè è stata nominata ministra – il Twiga aveva peraltro contribuito alla campagna elettorale di Fratelli d’Italia con una donazione da 26mila euro.

I prezzi del Twiga sono noti per essere molto al di sopra della media. Una “tenda” con un divano, due letti, due lettini, un tavolino e una sedia può arrivare a costare 600 euro al giorno nel mese di agosto (lo stabilimento ha in totale 45 tende disponibili). Anche i prezzi del menù non sono economici, e in generale è uno stabilimento considerato di lusso o quantomeno per persone ricche.

Come tutti gli altri stabilimenti balneari italiani, il Twiga paga allo Stato un canone di affitto per poter utilizzare lo spazio della spiaggia, che fa parte del demanio pubblico ed è quindi di proprietà dello Stato. Nella maggior parte dei casi questi canoni sono molto bassi rispetto alle entrate generate dai lidi, come evidenziato anche da uno studio della Corte dei Conti del 2021. Secondo i dati del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Twiga paga un canone annuo di circa 10 mila euro, a fronte di entrate complessive per oltre 8 milioni di euro nel 2022. Nel 2019 in un’intervista con il Corriere della Sera Briatore aveva ammesso che i canoni d’affitto erano troppo bassi e avrebbero dovuto essere rivisti.

Al di là delle questioni fiscali e societarie, del Twiga si parla spesso anche a causa delle persone che lo frequentano: senatori, ministri e deputati, dal presidente del Senato Ignazio La Russa alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, entrambi di Fratelli d’Italia, e di recente anche alcuni esponenti di Italia Viva, tra cui la capogruppo alla Camera Maria Elena Boschi e il consigliere regionale del Lazio Luciano Nobili. Ma è stato frequentato anche da molte celebrità, come Michelle Hunziker, Barbara D’Urso, Chiara Ferragni, Gianluigi Buffon, Carlo Ancelotti e Adriano Galliani.

Nonostante sia il più famoso (e l’unico sul mare), il Twiga di Marina di Pietrasanta non è l’unico locale del gruppo: la catena ha infatti una serie di bar e ristoranti a Montecarlo, Londra e Doha, capitale del Qatar. Secondo alcune ricostruzioni giornalistiche, negli ultimi anni Briatore avrebbe cercato di aprire un nuovo stabilimento balneare anche in Puglia, ma il progetto non è mai stato completato. Sempre nell’ambito del turismo e dell’intrattenimento, poi, Briatore è anche co-proprietario del marchio Billionaire, che tra le altre cose gestisce l’omonima discoteca a Porto Cervo, in Sardegna.