A che punto è il doppio negoziato sull’Ucraina
Mentre propone agli ucraini un accordo commerciale al limite dell’estorsione, Trump sta trattando con Putin su quello che verrà dopo la fine della guerra

I negoziati per un cessate il fuoco in Ucraina per adesso sono divisi in due filoni.
C’è il negoziato in corso tra Stati Uniti e Russia che riguarda gli aspetti più importanti dell’accordo, quindi sul come sarà l’Ucraina dopo l’invasione su larga scala russa: quali saranno i nuovi confini, che tipo di esercito e quanti mezzi militari potrà tenere e quali alleanze potrà fare oppure non fare con l’Europa e con gli Stati Uniti. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha già detto che non accetterà i risultati di questo negoziato in corso tra russi e americani se anche l’Ucraina non potrà partecipare.
E poi c’è l’altro negoziato tra Stati Uniti e Ucraina, che però è di natura soltanto commerciale. L’amministrazione Trump vuole 500 miliardi di dollari dagli ucraini a titolo di risarcimento degli aiuti americani dati in questi tre anni di guerra. Zelensky ha risposto domenica che non può firmare un accordo che indebiterà le prossime dieci generazioni di ucraini. Al momento gli Stati Uniti non stanno offrendo nulla in cambio degli ipotetici 500 miliardi di dollari.
Del primo negoziato si conosce poco perché l’amministrazione Trump e il governo della Russia non ne parlano o quasi. Quel poco che sappiamo è perché ci sono riferimenti alle proposte di accordo precedenti.
Una delle ipotesi discusse è il congelamento della linea del fronte: il territorio preso dalla Russia resta alla Russia e gli ucraini si rassegnano a questa situazione di fatto. La Russia vorrebbe un riconoscimento formale della nuova situazione e gli ucraini hanno detto che non lo faranno mai. Se andasse così la linea del fronte attuale diventerebbe il confine, provvisorio o durevole, tra Ucraina e Russia.
In tre anni di invasione, secondo l’Institute for the Study of War, un think tank americano che segue con precisione la guerra, i soldati russi hanno conquistato circa l’11 per cento del territorio ucraino. Sommato al territorio già occupato grazie alle milizie filorusse «separatiste» nel 2014, diventa il 18 per cento. Nel giugno del 2022 il presidente Zelensky disse che la Russia aveva occupato un quinto dell’Ucraina e in pratica questa percentuale è sempre la stessa.
C’è un problema ulteriore per quel che riguarda i confini. Nel giugno del 2024 il presidente russo Putin dichiarò che la sua offerta di pace aveva come condizione l’annessione completa di quattro regioni ucraine: Luhansk e Donetsk (che assieme formano il Donbass), più Zaporizhzhia e Kherson. La Russia vorrebbe l’annessione di queste regioni secondo i loro confini amministrativi, quelli segnati sulla carta dell’Ucraina, ma il fronte dove si combatte si è fermato prima.
NEW: Russia Has Failed to Break Ukraine: isw.pub/RussiaRetros…
Russia dedicated staggering amounts of manpower and equipment to several major offensive efforts in Ukraine in 2024, intending to degrade Ukrainian defenses and seize the remainder of Donetsk and Luhansk oblasts. (1/3)
— Institute for the Study of War (@thestudyofwar.bsky.social) 24 febbraio 2025 alle ore 16:40
Per esempio i soldati russi occupano la parte meridionale della regione di Zaporizhzhia, ma non sono mai arrivati e non hanno conquistato il capoluogo omonimo, che è una città da 700mila abitanti. La stessa cosa vale per Donetsk, dove c’è ancora territorio che non è sotto il controllo russo, come le città gemelle di Kramatorsk e Slovyansk che assieme fanno 200mila persone. Oppure Kherson, capoluogo dell’omonima regione, che fu occupata dai russi nei primi giorni dell’invasione su larga scala e fu poi liberata dagli ucraini nel novembre 2022.
È come se in Italia un esercito invasore avesse occupato Asti e dicesse: «Se ci date anche Torino firmiamo un cessate il fuoco».
Conquistare un centro abitato ucraino non è banale. Per prendere Bakhmut, una piccola città vinicola da 70mila abitanti nel Donbass, i soldati e i mercenari russi del gruppo Wagner dovettero battagliare per quasi un anno e morirono decine di migliaia di combattenti.
Anche cedere alla Russia un centro abitato ucraino non è cosa da poco. I soldati russi che nel 2022 per un mese occuparono Bucha, vicino alla capitale Kiev, commisero atrocità documentate contro i civili. Durante l’occupazione dell’est ucraino i russi hanno rapito migliaia di bambini ucraini e li hanno deportati in Russia. Per questo motivo nel marzo 2023 la Corte penale internazionale ha emesso un mandato d’arresto contro Putin.
Per ora queste sono ipotesi, perché non sappiamo come i negoziatori di Putin e i negoziatori di Trump vorrebbero fissare i nuovi confini. È una questione complicata anche dal fatto che l’Ucraina a partire dall’agosto del 2024 ha invaso la regione russa di Kursk e da allora continua a difendere quel territorio. La Russia ha provato a mandare contro i soldati ucraini un corpo di spedizione formato da undicimila nordcoreani, che però è stato costretto a ritirarsi a causa del numero elevato di morti e feriti. Gli ucraini a Kursk perdono lentamente terreno, ma controllano ancora 500 chilometri quadrati e il loro scopo non è tenerli per sempre, ma avere qualcosa da scambiare con i russi in un’eventuale trattativa.
Il negoziatore di Trump che si occupa anche della guerra nella Striscia di Gaza, l’imprenditore Steve Witkoff, ha detto che l’accordo con la Russia potrebbe riprendere i punti già discussi a Istanbul nella primavera del 2022.
Secondo quell’accordo, che aveva prodotto almeno sedici bozze di discussione ma era saltato, l’Ucraina accetterebbe di diventare un paese neutrale, quindi un paese che non fa parte di alleanze militari (vuol dire: la Nato) e non ospita basi militari straniere. In cambio gli ucraini chiedevano ampie garanzie di sicurezza, che si possono riassumere così: un’alleanza di paesi forti dev’essere pronta a combattere per l’Ucraina in caso di nuova invasione russa.
I russi a Istanbul volevano anche una riduzione pesante delle capacità di combattere dell’Ucraina: un esercito con 85mila soldati ucraini invece che gli 800mila attuali, missili che non possono volare per più di quaranta chilometri e un limite massimo di 342 carri armati, che è un numero irrisorio se si considera che in questi tre anni i russi hanno messo fuori combattimento almeno 1080 carri armati ucraini e gli ucraini hanno messo fuori combattimento almeno 3.773 carri russi.
La cosa non aveva funzionato e i negoziati di Istanbul si erano arenati.
L’accordo commerciale al limite dell’estorsione proposto dall’amministrazione di Trump all’Ucraina funzionerebbe così, secondo una bozza vista sabato dal New York Times: gli ucraini dovrebbero mettere in un fondo speciale il denaro che ottengono quando vendono le risorse del loro sottosuolo, come il greggio e i minerali rari, fino a quando raggiungeranno la cifra di 500 miliardi di dollari. In cambio gli Stati Uniti non promettono nulla. La posizione dell’amministrazione Trump è che la sola presenza delle aziende americane dovrebbe bastare a scongiurare un’altra invasione russa (che le due cose, presenza americana e invasione russa, si escludano a vicenda non è però dimostrabile).
Tra le cose che i negoziatori hanno discusso ci sono il divieto di ingresso dell’Ucraina nella Nato e l’obbligo di indire elezioni presidenziali, che però in Ucraina adesso non sono possibili a causa della guerra. Entrambe sono richieste che i russi fanno da tempo. Trump ne ha parlato in pubblico ed è possibile che lo abbia fatto perché i negoziatori gli hanno riferito di che cosa stanno discutendo. Il presidente americano ha detto che l’Ucraina non può fare parte della Nato e ha tentato di riaccendere la questione delle elezioni e di mettere pressione su Zelensky definendolo «un dittatore» non eletto.
Domenica Zelensky in una conferenza stampa ha provato a chiarire la posizione dell’Ucraina a proposito di molti di questi punti. Ha detto che per lui non ci sarebbe alcun problema a dimettersi, in cambio dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato.
Ha chiesto con sarcasmo come si svolgeranno le elezioni nelle regioni frontaliere di Sumy e Kharkiv, dove i bombardamenti russi sono frequenti. Ha chiesto anche se ci saranno osservatori internazionali che vorranno andare al fronte a controllare i voti e se andranno nella città di Pokrovsk, un centro da sessantamila abitanti che da mesi è assediato dalle truppe russe e bombardato ogni poche ore.
Inoltre sulla questione dell’accordo commerciale e dei 500 miliardi da risarcire ha detto che gli Stati Uniti hanno inviato all’Ucraina 100 miliardi di dollari, «non 500, non 350, non 250». Ma lui non riconoscerebbe nemmeno un debito da cento miliardi perché non c’era un prestito, si trattava di una donazione ed era stata concordata con l’amministrazione Biden.



