In Ungheria si discute di un documentario sull’arricchimento dei familiari di Viktor Orbán
“A dinasztia” si concentra in particolare su suo genero, diventato una delle persone più ricche del paese soprattutto grazie agli appalti pubblici

Un documentario sul primo ministro ungherese Viktor Orbán e su come alcuni dei suoi familiari e amici si siano arricchiti grazie all’appoggio dello stato sta ricevendo grandi attenzioni in Ungheria. Diverse delle cose raccontate erano già state rese pubbliche negli anni scorsi, ma il fatto che siano state raccolte in un unico posto, e messe in fila una dopo l’altra, ha avuto un impatto significativo e ha provocato un nuovo dibattito. In due settimane il documentario ha raggiunto i 3 milioni di visualizzazioni: un numero elevato soprattutto considerando che in Ungheria vivono 9 milioni e mezzo di persone.
Il documentario si intitola A dinasztia (“La dinastia”), è stato realizzato dal sito di giornalismo investigativo Direkt36 ed è stato pubblicato su YouTube il 7 febbraio: dura poco meno di un’ora ed è in ungherese con i sottotitoli in inglese.
Al centro dell’inchiesta c’è István Tiborcz, 38 anni, marito della figlia maggiore di Orbán, Ráhel. La sua società, BDPST, è attiva in molti settori, ma soprattutto in quello degli hotel di lusso. Negli ultimi anni Tiborcz è rapidamente diventato una delle persone più ricche del paese, ma gli inizi della sua carriera furono molto più modesti: dirigeva un’azienda che si occupava di lampioni, che però iniziò a vincere gli appalti per il rinnovamento dell’illuminazione pubblica in tutti i comuni ungheresi amministrati da Fidesz, il partito nazionalista e conservatore di Orbán. Per questo l’Ungheria è stata indagata dall’agenzia europea anticorruzione, che ha rilevato effettive irregolarità nell’assegnazione dei fondi pubblici.
In Ungheria, dove il PIL pro capite e il livello dei redditi sono fra i più bassi dell’Unione Europea, le commesse pubbliche sono essenziali per il successo economico delle grandi aziende. Orbán, che governa in maniera semiautoritaria dal 2010, è da tempo accusato di aver creato negli anni un sistema per permettere di ricevere i fondi governativi e delle numerose amministrazioni locali controllate da Fidesz solo agli imprenditori che lo sostengono.
Fra questi ci sono anche Lajos Simicska e Lörinc Meszaros, due amici d’infanzia di Orbán che hanno accompagnato l’ascesa politica sua e di Fidesz fin dagli anni Novanta. Simicska diresse a lungo un conglomerato di media favorevole alla linea politica di Orbán, che grazie agli appalti statali si espanse in numerosi altri settori. I rapporti fra i due però si ruppero attorno al 2015, anche a causa della volontà del primo ministro di limitare l’influenza di Simicska, che veniva chiamato spesso un oligarca dai media ungheresi e internazionali. Da allora le aziende di Simicska non hanno più ricevuto commesse statali.
Meszaros, che come Simicska crebbe con il primo ministro, un tempo si occupava di installare impianti a gas nelle case, ma da quando Orbán guida il governo ungherese la sua ricchezza è aumentata moltissimo grazie alle commesse statali, e ora è considerato l’uomo più ricco di Ungheria. Nel 2011 fu eletto sindaco di Felcsút, il paese natale suo e di Orbán, che ha visto una serie di grossi investimenti pubblici, fra cui uno stadio da calcio da 3.800 posti (a fronte di 1.600 abitanti), e in cui in molti casi erano coinvolte aziende guidate dai figli di Meszaros. Anche il padre di Viktor Orbán, Gyözo, si è arricchito grazie alle commesse statali alla cava che gestisce, secondo molti critici ottenendo gli appalti proprio grazie ai suoi rapporti familiari.
Il documentario contiene sia testimonianze di giornalisti che si sono occupati a lungo dei rapporti fra potere politico ed economia in Ungheria, sia interviste a persone coinvolte negli affari al centro dell’inchiesta, sia filmati girati di nascosto. In particolare i giornalisti di Direkt36 sono riusciti a riprendere l’interno del Botaniq Budai Klub, un club esclusivo aperto nella capitale Budapest nel 2023 dal genero di Orbán. Lo sfarzo degli interni, i campi da tennis e i tavoli da gioco d’azzardo riservati ai soci che pagano quote di ammissione equivalenti a migliaia di euro hanno messo in risalto per molti ungheresi la distanza fra lo stile di vita lussuoso dell’élite del paese e quello della grande maggioranza della popolazione.
In risposta al documentario Fidesz ha accusato Direkt36 – senza fornire prove – di essere finanziato dall’Ucraina come parte di una campagna di disinformazione contro il governo ungherese. Oltre a guidare uno dei governi più filorussi di tutta l’Unione Europea, Orbán ha spesso accusato i suoi oppositori di connivenza con individui o governi stranieri contro gli interessi ungheresi per screditarli davanti all’opinione pubblica. È probabile che queste stesse accuse abbiano contribuito all’improvviso successo del documentario.



