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  • Mercoledì 19 febbraio 2025

Com’è che nella corsa sono stati battuti 7 record del mondo in 9 giorni

Ci sono volute lepri, superscarpe, allenamenti innovativi e bicarbonato di sodio

Grant Fisher in testa alla gara dei 10.000 metri alle Olimpiadi di Parigi 2024 (AP Photo/Petr David Josek)
Grant Fisher in testa alla gara dei 10.000 metri alle Olimpiadi di Parigi 2024 (AP Photo/Petr David Josek)
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Tra l’8 e il 16 febbraio sono stati battuti sette record del mondo maschili nell’atletica leggera, cinque in corse indoor di mezzofondo (nei 1.500, 3.000, 5.000 metri e due volte nel miglio), uno nella 20 chilometri di marcia e uno, davvero notevole, nella mezza maratona. Il record del miglio indoor, circa 1.609 metri corsi al coperto, non veniva battuto da sei anni: nel giro di cinque giorni prima lo statunitense Yared Nuguse lo ha abbassato di mezzo secondo, poi il norvegese Jakob Ingebrigtsen lo ha migliorato di un altro secondo e mezzo, in una gara in cui ha battuto anche il record mondiale dei 1.500 metri.

Questi risultati dimostrano che la corsa, e in particolare il mezzofondo, sono in un periodo piuttosto eccezionale ed entusiasmante. Ci sono molti atleti di alto livello e di recente sono stati fatti miglioramenti decisivi in tutti gli aspetti che contribuiscono a performance del genere: nei metodi di allenamento, nelle scarpe, nell’alimentazione, nei materiali. In queste discipline che si corrono su distanze medie o lunghe i miglioramenti tecnici e fisici hanno naturalmente un’incidenza maggiore, perché sono di più i momenti e gli aspetti della gara su cui si può intervenire rispetto alle corse più brevi. La somma di queste cose ha reso possibile una settimana sorprendente come quella appena passata.

Una settimana da Dio, per la corsa

I primi due record in ordine cronologico, quello sui 3.000 e il primo sul miglio, sono avvenuti ai Millrose Games, un prestigioso meeting che si tiene ogni anno all’Armory di New York, su una delle tante piste create dall’azienda piemontese Mondo, di recente rinnovata. Il Wall Street Journal ha scritto che in generale «le superfici delle piste sono state progettate per spingere i corridori come mai prima d’ora» e che quella dell’Armory permette di assorbire gli urti e dà un eccellente ritorno di energia ai corridori.

Nei 3.000 metri, corsi l’8 febbraio, c’è stata una sfida fino all’ultimo secondo tra i forti mezzofondisti Grant Fisher, due bronzi alle ultime Olimpiadi, e Cole Hocker, campione olimpico nei 1.500. I due si sono stimolati a vicenda mantenendo un ritmo forsennato, tanto che entrambi hanno ottenuto un tempo migliore rispetto al record del mondo indoor, che era di 7 minuti e 23,81 secondi; Hocker ci ha messo 7:23,14, Fisher addirittura 7:22,91. Alla fine della gara Fisher, che la settimana successiva avrebbe battuto anche il record nei 5.000 indoor, ha detto che non sarebbe mai andato tanto veloce se non avesse avuto Hocker davanti per quasi tutta la gara (lo ha superato negli ultimi metri). In modo simile, il record di Nuguse sul miglio è arrivato dopo un duello tiratissimo col suo diretto avversario, Hobbs Kessler: anche in questo caso tutti e due hanno battuto il precedente primato del mondo.

Il record del mondo sui 3.000 di Fisher (e di Hocker, a cui però non è bastato)

Cinque giorni dopo invece al meeting di Liévin, in Francia, è stata quasi creata una corsa su misura per consentire a Jakob Ingebrigtsen (uno dei migliori mezzofondisti al mondo, detentore oggi di cinque diversi record del mondo) di migliorare il record appena battuto da Nuguse. Gli altri corridori erano avversari per lui non temibili oppure quelli che vengono chiamati “lepri”, o pacemaker, cioè corridori pagati per tenere un certo ritmo di corsa per una determinata frazione. La loro presenza dà a chi ci corre dietro vantaggi sia psicologici sia fisici per il fatto di mantenere un passo molto alto e costante (le variazioni fanno stancare più in fretta): è vietata ai Mondiali e alle Olimpiadi, ma consentita in altri meeting e considerata molto importante per battere i record.

Oltre a questo, sul perimetro della pista di Liévin era in funzione Wavelight, un sistema di luci a led disposte lungo l’anello interno della pista che si illuminano a intermittenza alla velocità programmata all’inizio della gara: in questo caso le luci blu segnavano il passo che avrebbero dovuto tenere le lepri, le verdi quello del record del mondo. Wavelight aiuta chi corre a tenere un passo costante e rimuove una parte della fatica mentale necessaria a superare i record: è una specie di lepre virtuale e precisissima. In queste condizioni favorevoli, Ingebrigtsen ci ha messo molto del suo e negli ultimi tre giri, quelli corsi senza pacemaker davanti, ha aumentato il ritmo, chiudendo il miglio in 3 minuti e 45,14 secondi e nel frattempo superando anche il record indoor dei 1.500.

Jakob Ingebrigtsen e i suoi due fratelli Henrik e Filip, anche loro mezzofondisti ed entrambi campioni d’Europa nei 1.500 metri, seguono il cosiddetto Norwegian training method: è un metodo di allenamento ideato in Norvegia e adottato da diversi sportivi, che consiste nel tenere costantemente monitorati i livelli di acido lattico nel sangue e nel cercare di spingersi il più possibile vicino a una soglia oltre la quale il recupero muscolare diventa più lungo e complesso, senza però superarla. In questo modo ci si può allenare con maggior frequenza a intensità medio-alta, migliorando le prestazioni e riducendo il rischio di infortuni.

A bordo pista si vedono le luci blu e verdi che davano il ritmo alle lepri e a Ingebrigtsen

Oltre a nuovi sistemi di allenamento, piste più veloci e dispositivi come Wavelight, un’altra innovazione che ha fatto progredire così tanto la corsa sono le cosiddette superscarpe. Questo tipo di scarpe da corsa esiste da ormai quasi una decina d’anni, è leggerissimo e soprattutto ha una lamina in fibra di carbonio nell’intersuola, cioè tra la suola e la tomaia, che consente di ridurre la dispersione di energia quando il piede tocca terra, migliorando la meccanica dei movimenti e l’efficacia della corsa. I vantaggi delle superscarpe, utilizzate ormai da quasi tutti i principali mezzofondisti e fondisti, diventano via via più evidenti con l’aumentare della distanza: in una maratona consentono di risparmiare addirittura qualche minuto.

Lo scorso 16 febbraio, a Barcellona, il ventiquattrenne ugandese Jacob Kiplimo indossava un paio di superscarpe, le Nike Alphafly 3, quando ha battuto il record mondiale della mezza maratona, completandola in 56 minuti e 42 secondi, 48 in meno del precedente record di Yomif Kejelcha. È stata una prestazione eccezionale sotto diversi aspetti: ha corso i 21 chilometri a una media di 2,41 minuti al chilometro (qui ci sono un po’ di dati rilevanti per i più impallinati). Alla fine della gara Kiplimo ha detto che «è stata una gara perfetta. Temperatura ideale, assenza di vento, circuito fantastico: tutto è andato meglio del previsto». Il 27 aprile, a Londra, gareggerà per la prima volta in una maratona, e il risultato ottenuto a Barcellona sta alimentando speranze e speculazioni sul fatto che – sempre a certe condizioni eccezionali – possa finalmente portare sotto le due ore il record mondiale su questa distanza (visto da molti come un limite umano quasi insuperabile).

Le superscarpe dei tre atleti arrivati sul podio alla mezza maratona di Barcellona

Assieme alle superscarpe, quasi tutti i corridori su medie e lunghe distanze oggi fanno uso di una sostanza legale per migliorare le loro performance: il bicarbonato di sodio. Semplificando, il bicarbonato migliora la resistenza muscolare contrastando l’impatto degli ioni di idrogeno (e dell’acido lattico) che si formano quando si fa uno sforzo intenso. I suoi benefici sono noti da circa un secolo, ma è sempre stato assunto (per via orale, e in vari modi) con parsimonia dagli atleti a causa dei problemi gastrointestinali che può dare; di recente però qualcuno sembra aver trovato la soluzione al problema.

L’azienda svedese Maurten ha ideato infatti il Bicarb System, un prodotto che consiste in mini-capsule di bicarbonato avvolte da un gel che le protegge dalla rottura nello stomaco e le fa arrivare intatte all’intestino tenue, dove poi vengono assorbite dal corpo con ridotte conseguenze gastrointestinali. Già l’estate scorsa il Telegraph lo definiva «il sacro Graal dietro ai progressi rivoluzionari nello sport», raccontando che diverse aziende stanno cercando di sviluppare un loro prodotto simile a quello di Maurten e che circa l’80 per cento di fondisti e mezzofondisti d’élite ne fa uso. Per esempio, dopo aver battuto i record nel miglio e nei 5.000 metri, Grant Fisher ha detto di aver utilizzato il bicarbonato di sodio.