I licenziamenti in Argentina degli ex alleati di Javier Milei
Erano funzionari e politici diventati critici verso il presidente: del loro allontanamento si è occupata sua sorella Karina

Domenica sera il presidente argentino Javier Milei ha detto in un’intervista in tv che sua sorella Karina, la segretaria alla presidenza, sta usando «la ghigliottina» contro chi «fa cose contro i nostri parametri», ovvero le sue indicazioni. Si riferiva alla lunga serie di licenziamenti e uscite di funzionari dal suo governo: sono stati almeno 121 da quando Milei è entrato in carica a dicembre del 2023. Con la consueta terminologia esagerata, parlando di un esponente espulso dal suo partito di destra radicale La Libertad Avanza, Milei ha detto addirittura che era stato «giustiziato».
Il passaggio dell’intervista in cui Milei parla di «ghigliottina»
Queste iniziative, aumentate nelle prime settimane del 2025, sono un modo per reprimere il dissenso nel governo e nel partito in previsione delle elezioni di metà mandato di ottobre, quando saranno rinnovati metà dei seggi della Camera e un terzo di quelli del Senato. Milei vuole aumentare il numero di seggi di La Libertad Avanza, visto che al momento non ha la maggioranza.
Dall’inizio di gennaio, il presidente e la sorella hanno cacciato funzionari molto importanti: tra loro il procuratore generale Rodolfo Barra e il presidente dell’ente nazionale di previdenza sociale (ANSES) Mariano de los Heros.
Barra è noto, oltre che per aver ricoperto alcuni importanti incarichi governativi, anche per le sue posizioni politiche vicine all’estrema destra: nel 1996 si era dimesso da ministro della Giustizia, dopo molte pressioni dovute proprio al suo orientamento e in particolare ai suoi legami passati con l’organizzazione neo-nazista argentina Movimento nazionalista Tacuara (per le stesse ragioni lo stesso Milei era stato molto criticato quando lo aveva nominato procuratore generale). Se n’è andato anche il portavoce della presidenza Eduardo Serenellini, che però ha detto di essersi dimesso per ragioni personali.
Il caso più eclatante è quello di Sonia Cavallo, che era l’ambasciatrice argentina all’Organizzazione degli Stati americani (OSA, di cui fanno parte 34 stati delle Americhe). Cavallo è figlia di Domingo Cavallo, un ex ministro delle Finanze che Milei citava tra i suoi «eroi», almeno finché non ha iniziato a criticare le sue politiche, in un libro e con alcuni post su un blog. Milei l’ha accusato di sabotare il suo programma e ha motivato il licenziamento della figlia dicendo: «O stai da una parte o dall’altra».
In Argentina si parla dell’«effetto Diana», dal nome dell’ex ministra degli Esteri Diana Mondino. Mondino era stata sostituita lo scorso ottobre perché aveva votato all’ONU una risoluzione non vincolante, a cui Milei era contrario, per togliere l’embargo statunitense contro Cuba. Da lì in poi Milei ha utilizzato la stessa tattica sostituendo i funzionari che lo deludevano, che lo criticavano o che secondo lui non erano all’altezza, senza farsi particolari scrupoli nemmeno se erano suoi amici.

Una protesta contro Milei a Buenos Aires, il 1° febbraio (AP Photo/Rodrigo Abd)
La responsabile della riorganizzazione del governo è Karina Milei, molto influente nell’amministrazione del fratello, in particolare sulla politica interna: molto più della vicepresidente nazionalista e di destra Victoria Villarruel, che Milei ha in pratica esautorato.
Secondo alcune ricostruzioni giornalistiche, il rimescolamento degli incarichi fa parte del tentativo di ingraziarsi Propuesta Republicana (PRO), il partito di destra dell’ex presidente Mauricio Macri che è praticamente l’unico alleato politico in parlamento di Milei, che ne ha bisogno per far approvare le leggi. Al tempo stesso, i licenziamenti e le espulsioni da La Libertad Avanza hanno scontentato una parte dei sostenitori del presidente e soprattutto i politici e funzionari allontanati, che in alcuni casi avevano una loro base di consenso a livello locale.
In un certo senso, la tattica usata dai fratelli Milei al governo ricorda, su scala ridotta, quella applicata dal presidente nei confronti dei dipendenti pubblici e delle molte società partecipate. Da inizio mandato, all’interno del piano di tagli verticali alla spesa pubblica di Milei, l’Argentina ha ridotto il loro numero di 31mila tra licenziamenti (soprattutto), mancato rinnovo dei contratti e pensionamenti.
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