Per una volta al Sei Nazioni di rugby c’è qualcuno messo peggio dell’Italia
Il Galles arriva da 13 sconfitte di fila, ha appena perso 43-0 contro la Francia e giocherà da subito per evitare il "cucchiaio di legno"

Nel Sei Nazioni maschile di rugby, il torneo annuale tra le più forti Nazionali europee, c’è una squadra che arriva da 13 sconfitte consecutive, che l’anno scorso si è beccata il cucchiaio di legno (l’anti-premio metaforico che va all’ultima in classifica) e che sabato, all’Olimpico di Roma, cercherà una vittoria per tirarsi fuori da un periodo parecchio negativo. Per una volta, contrariamente alla tradizione, quella squadra non è l’Italia, che arriva invece dal suo miglior Sei Nazioni di sempre e da una convincente, seppur non vincente, partita in trasferta contro la Scozia.
Quella squadra è il Galles, che sabato alle 15:15 si gioca contro l’Italia buona parte delle sue possibilità di non arrivare di nuovo sesto nel Sei Nazioni, con l’obiettivo di interrompere una striscia di sconfitte che dura da oltre un anno. Si può dire insomma che, per una volta, nel Sei Nazioni di rugby c’è qualcuno che sta peggio dell’Italia. Secondo la maggior parte della stampa britannica quest’anno il Galles arriva a Roma – dove non perde dal 2007 – da sfavorito.
Il Galles è 11esimo nel ranking mondiale, dietro all’Italia e appena davanti alla Georgia, contro cui vinse la sua ultima partita ufficiale, nei Mondiali del 2023. Nella prima partita del Sei Nazioni di quest’anno ha perso 43-0 contro la Francia, insieme all’Irlanda la favorita per la vittoria del torneo. Era dal 2007 che il Galles non restava a zero nel punteggio finale di una partita di rugby. Dal 2000, da quando esiste il Sei Nazioni, non era mai successo. Solo una volta, nel 2002, il Galles aveva perso una partita del Sei Nazioni con una maggiore differenza punti. Divari di quel tipo sono stati quasi una consuetudine per l’Italia, ma non lo sono per squadre come il Galles.

(Xavier Laine/Getty images)
Nella guida di presentazione del Sei Nazioni il Guardian aveva scritto che senza una vittoria contro l’Italia l’opzione più probabile per il Galles sarebbe stata di perdere tutte e cinque le partite del Sei Nazioni, portando così a 18 la serie di partite senza vittorie. BBC Sport aveva parlato di una preoccupante assenza di aspettative attorno alla squadra gallese e di una sostanziale apatia da parte del pubblico. Sempre BBC Sport aveva scritto che l’obiettivo contro la Francia avrebbe dovuto essere di evitare quantomeno un punteggio “da cricket” (cioè perdere tanto a poco), e dopo la sconfitta contro la Francia si chiedeva se questo «allarmante declino» continuerà fino a «far sprofondare il Galles negli abissi», se il punto più basso è stato toccato o se c’è «altra sofferenza all’orizzonte».
L’ex nazionale gallese Dan Biggar ci è andato ancora più pesante, dicendo che quella contro l’Italia è «la più importante partita del rugby gallese degli ultimi 15 o anche 20 anni». L’ex capitano Gareth Davies ha parlato di questo momento come «del più basso di sempre» tra quelli di cui ha memoria. Il sito RugbyPass ha definito sabato 8 febbraio come «il giorno dei giorni» per il Galles e il suo allenatore, il neozelandese Warren Gatland. Il Galles, insomma, arriva alla partita contro l’Italia con grosse pressioni.
Se l’Italia del rugby ha una certa abitudine alle sconfitte, per il Galles la questione è diversa. In Galles il rugby è una questione seria, uno sport parecchio sentito. «Esistono soltanto due nazioni che hanno fatto del rugby un simbolo della propria identità senza distinzioni di classe. Una è la Nuova Zelanda, l’altro è il Galles. Per i gallesi è una religione civile», scrisse nel 2021 Peter Freeman sul Manifesto. C’entra forse il fatto, spiegò Freeman, che quando il rugby iniziò ad affermarsi, ai gallesi «non parve vero di avere l’occasione di sfidare gli inglesi, inventori del gioco, in uno sport tanto fisico e talora brutale, nel quale i colpi proibiti erano praticati senza troppi patemi d’animo».
Il Galles vinse il suo primo Home Nations’ Championship (il Sei Nazioni prima dell’arrivo di Francia e Italia) nel 1893 e in tutto ha vinto 39 edizioni del torneo, che ne fanno la squadra più titolata alla pari proprio con l’Inghilterra. Nel Sei Nazioni, quindi dal 2000, il Galles ha vinto il titolo nel 2005 (dopo anni in cui a vincere erano state sempre Inghilterra o Francia) e poi nel 2008, nel 2012, nel 2013, nel 2019 e nel 2021. Niente male, per un paese con 3 milioni di abitanti, il meno popoloso tra quelli che vi partecipano.
Gran parte di queste vittorie recenti è arrivata sotto la guida di Gatland, che contro l’Italia farà la sua centocinquantesima partita da allenatore del Galles; è stato in carica dal 2007 al 2019, e poi di nuovo dal 2023. Nei suoi primi 12 anni Gatland vinse più della metà delle partite, ottenendo tre Grandi Slam (la vittoria del Sei Nazioni vincendo tutte le partite) e arrivando anche a una semifinale mondiale. Ci fu un periodo in cui il Galles fu in cima al ranking mondiale, poi però la Nazionale è passata dall’essere una delle migliori al mondo a diventare una delle peggiori nella storia del Galles.

L’allenatore del Galles Warren Gatland (Dan Mullan/Getty Images)
Le cause di questo rapido declino sono molte, e non è inconsueto che succeda lo stesso in altri sport. L’Italia del calcio, campione mondiale nel 2006 e poi eliminata due volte ai gironi e due volte non qualificata, è un ottimo esempio. Ed è già successo che nella sua storia il Galles – un paese piccolo, in cui il bacino di giocatori da cui attingere non è immenso – alternasse grandi momenti (uno, in particolare negli anni Settanta) ad altri più cupi (per esempio durante gli anni Novanta). Da quando è tornato Gatland sta faticando a trovare il giusto equilibrio in un periodo di ricambio generazionale, nel quale molti giocatori importanti hanno lasciato la Nazionale. Ha cambiato molti giocatori, inserendo alcuni giovani e richiamando altri rugbisti esperti, senza però riuscire finora a organizzare una squadra solida e coerente.
Prima della sconfitta contro la Francia, Gatland aveva adottato un approccio comunicativo peculiare, dicendosi convinto che il Galles potesse vincere il Sei Nazioni. Dopo la brutta sconfitta contro la Francia, anche Gatland ha dovuto smorzare i toni, cercando anche di normalizzare la partita con l’Italia che molti commentatori hanno presentato come decisiva, quasi storica. I media britannici, comunque, stanno facendo notare quella che ritengono essere un’assenza di strategia, da parte della federazione gallese ancor prima che di Gatland.
L’anno scorso, l’Italia vinse 24-21 in trasferta contro il Galles, ma a Roma le cose sono quasi sempre andate diversamente. In casa dell’Italia come detto il Galles non perde dal 2007, quando ancora si giocava allo Stadio Flaminio anziché all’Olimpico. Proprio all’Olimpico, nel 2023, il Galles ottenne quella che ancora resta la sua ultima vittoria in un incontro del Sei Nazioni. Molti, anche all’estero, vedono il Galles come sfavorito per questa partita. Nel podcast Scrum V l’ex rugbista gallese James Hook ha detto che «sulla base di quanto abbiamo visto nell’ultimo anno, si fatica a immaginare come il Galles possa battere l’Italia. Gli italiani hanno un gioco molto vario, e sono parecchio migliorati, per me sono loro i favoriti».
Una parte delle speranze di vittoria del Galles sta nel ritorno in squadra di Taulupe Faletau, terza linea centro di origine tongana tra i migliori al mondo nel suo ruolo, che a 34 anni torna a giocare nel Galles dopo oltre un anno di assenza: la sua ultima partita fu quella dei Mondiali del 2023 vinta contro la Georgia.