Sulle Alpi stiamo provando a reintrodurre anche le linci
Le avevamo fatte estinguere nell'Ottocento e tuttora ce ne sono poche; in Italia ne sono state liberate sei negli ultimi due anni

I grandi felini non sono animali che generalmente associamo alle Alpi, ma fino a qualche secolo fa su tutte le montagne europee vivevano le linci. Poi nell’Ottocento la caccia ne causò l’estinzione in quasi tutto il continente, con l’eccezione delle catene montuose dei Balcani e dei Carpazi, e delle foreste della Scandinavia. Da qualche decennio si sta cercando di rimediare ricreando delle popolazioni stabili di linci anche sulle Alpi, attraverso l’introduzione di nuovi individui catturati o allevati altrove. È il caso di una femmina chiamata Luna, che lo scorso 27 settembre è stata liberata nella foresta di Tarvisio, un’antica area boscosa che si trova all’estremo nord-est dell’Italia, in provincia di Udine.
Attualmente l’Italia non ha una propria popolazione di linci assestata, ma considerando le varie piccole popolazioni di linci presenti in Svizzera, Slovenia, Austria e Francia, sulle Alpi ce ne sono circa 250.
Le linci hanno dimensioni simili a quelle di grossi cani, con un peso che oscilla tra i 14 chili delle femmine più piccole e i 28 chili dei maschi più grossi. Hanno delle macchie sulla pelliccia simili a quelle di tante altre specie di felini selvatici, e si distinguono per una coda particolarmente corta rispetto al resto del corpo (è di soli 10-30 centimetri), con la punta nera. Sono carnivori che cacciano di notte e mangiano prevalentemente caprioli, camosci e lepri, e vivono da sole, non in branco come i lupi. Sono piuttosto elusive, ed è difficile avvistarle anche nei territori in cui vivono: ancora più degli orsi e dei lupi.

Un momento della liberazione di una lince nella foresta di Tarvisio, in una foto diffusa il 16 marzo 2023 (ANSA/Ufficio stampa di ULyCA2, Ermes Furlani)
La liberazione di Luna è stata organizzata dal progetto ULyCA2, un acronimo che sta per “Urgent Lynx Conservation Action 2”, cioè “Azione urgente di conservazione della lince 2”. Il progetto è una collaborazione tra il gruppo di ricerca Progetto Lince Italia e i carabinieri forestali ed è legato a un più ampio programma europeo di salvaguardia e reintroduzione delle linci nelle Alpi sudorientali, LIFE Lynx, che è stato portato avanti tra il 2017 e il 2024.
Luna è la sesta lince che viene liberata in Italia dal 2023. Delle cinque precedenti, tre femmine e due maschi, solo un maschio è rimasto nella zona di Tarvisio: una femmina ha stabilito il proprio territorio nelle Alpi slovene, dove c’è una più grande popolazione di linci, e lo stesso probabilmente l’altro maschio; altre due femmine si sono spostate in Austria, dove una è stata uccisa illegalmente. Introducendo anche Luna a Tarvisio ULyCA2 ha cercato di permettere a Flori, un altro maschio che vive nella zona, di riprodursi perché dopo lo spostamento delle linci liberate nel 2023 non erano rimaste femmine nella foresta.
Per poter combinare questo incontro, o almeno provarci, ULyCA2 ha collaborato con un bioparco specializzato in felini di Hütscheroda, in Germania, dove Luna è nata. Per poter essere poi liberata in natura, invece che in cattività, è stata cresciuta in una parte apposita del bioparco. Se tutto andrà bene la lince potrà avere una prima cucciolata quest’anno.
Le prime reintroduzioni di linci nell’area alpina risalgono agli anni Settanta, quando sia con l’autorizzazione delle autorità locali, che in modo irregolare, furono portati degli individui catturati in diverse aree dei Carpazi. In quegli anni le popolazioni degli ungulati predati dalle linci erano tornate ad aumentare, dopo essere state a loro volta danneggiate dalla caccia, per cui in alcune zone le reintroduzioni ebbero successo: accadde in Svizzera e in Slovenia. Gli analoghi tentativi condotti in Italia, Austria, Francia e Germania invece non funzionarono.
– Leggi anche: Un gruppo di ricerca vuole scoprire quanti sciacalli ci sono in Friuli Venezia Giulia
Fino alla fine degli anni Ottanta sia la popolazione svizzera di linci che quella slovena crebbero sostanzialmente, poi le loro espansioni rallentarono; nel caso della Slovenia fu anche perché nel 1994 venne aperta la caccia alla lince. In più occasioni alcuni individui delle due popolazioni si spinsero oltre i confini dei paesi, ragione per cui ci furono degli avvistamenti di linci in varie regioni italiane, dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia, ma senza che fossero create nuove popolazioni. Succede tuttora: qualche giorno fa è stata filmata una lince in Val d’Ossola, in Piemonte.
Oggi le linci svizzere sono quelle che prosperano meglio e si sono espanse anche in Francia. In Slovenia invece la caccia ha anche ridotto il patrimonio genetico della popolazione, rendendo necessaria l’introduzione di individui provenienti da altre regioni per garantire la sopravvivenza delle linci locali. Per questo è stato creato il progetto LIFE Lynx.
Rispetto ai lupi, che non si sono mai estinti in Italia e per cui non è mai stato fatto un progetto di reintroduzione (la popolazione appenninica è cresciuta fino a espandersi sulle Alpi), le linci sono più sensibili alla frammentazione delle zone selvatiche attraverso le strade e le altre infrastrutture umane. Per questo la loro espansione è più difficile, secondo i ricercatori che le studiano.