Gli scontri durante il corteo pro Palestina a Milano
La polizia in tenuta antisommossa è intervenuta contro alcuni manifestanti: sette sono stati fermati

Sabato pomeriggio a Milano ci sono stati scontri tra gruppi di manifestanti e forze dell’ordine durante il grande corteo nazionale per la Palestina organizzato in città. Le tensioni sono cresciute in piazzale Baiamonti, una zona del centro vicina a Chinatown e a poche centinaia di metri dalla stazione ferroviaria di Porta Garibaldi. Sette persone sono state fermate. La manifestazione è stata perlopiù pacifica; prima delle tensioni invece alcuni manifestanti avevano imbrattato vetrine di banche e negozi lungo il tragitto.
La manifestazione è stata organizzata da gruppi come l’Associazione dei Palestinesi in Italia e i Giovani Palestinesi d’Italia, e vi hanno aderito altre organizzazioni e sindacati di base, tra cui diverse sezioni dell’ANPI, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia. Secondo quanto riferito dal quotidiano milanese Il Giorno i partecipanti erano circa diecimila, molti dei quali con cartelli o striscioni con scritte come “Basta uccidere i bambini a Gaza” o “Fermiamo genocidio e guerra”.
Il corteo è partito attorno alle 15 dalla stazione Centrale ed è proseguito verso ovest, in direzione del quartiere Isola, per poi dirigersi verso il parco Sempione, attraverso via Farini. Le tensioni sono cresciute appunto in piazzale Baiamonti quando, scrive il Corriere della Sera, alcuni manifestanti avevano cercato di sfondare il cordone della polizia in tenuta antisommossa. Un video mostra però la polizia che carica i partecipanti senza motivo, dividendo il corteo in due.
Dopo gli scontri sette persone sono state portate in questura per essere identificate. In seguito una parte del corteo bloccata dalla polizia è rimasta sul posto per protestare contro il fermo dei manifestanti; un’altra parte ha lentamente ripreso il percorso in direzione dell’Arco della Pace, dove era previsto l’arrivo.

(Claudio Furlan/LaPresse)
Durante il percorso, nel quartiere Isola, i manifestanti avevano imbrattato le filiali di alcune banche e le vetrine di catene come Starbucks e Burger King, accusandole di essere “complici del genocidio” compiuto da Israele nella Striscia di Gaza. Sulla vetrina di un’agenzia del Banco Desio nella zona di piazzale Lagosta qualcuno ha scritto “No riarmo”, riferendosi al piano voluto dalla Commissione europea, mentre su quella di una filiale di Banco BPM “Spara a Giorgia”.
Diversi politici del centrodestra, tra cui il leader della Lega e ministro dei Trasporti Matteo Salvini, il presidente del Senato Ignazio La Russa e il presidente della Lombardia Attilio Fontana, a sua volta della Lega, hanno condiviso messaggi di solidarietà per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.