È iniziata la Fiera del Libro di Francoforte, di cui si discute da mesi
Soprattutto per come è stata gestita la presenza dell'Italia come paese ospite d'onore, tra dimissioni, controprogrammi e Roberto Saviano
È iniziata oggi la 76esima edizione della Fiera del Libro di Francoforte, in Germania, uno degli eventi internazionali più importanti nel mondo del libro, in cui gli operatori del settore di tutto il mondo si incontrano, si conoscono e acquistano i diritti dei libri stranieri per tradurli nei propri paesi. I primi tre giorni sono riservati a loro – editori, agenti, responsabili dei diritti, scout, giornalisti, blogger, traduttori e scrittori – mentre il pubblico potrà entrare solo sabato 19 e domenica 20 ottobre, gli ultimi due giorni, pagando un biglietto giornaliero di 28 euro.
Quest’anno se n’è parlato, e probabilmente se ne parlerà, più del solito perché l’Italia è il paese ospite d’onore per la prima volta dal 1988. L’ospite d’onore invia una delegazione rappresentativa del suo panorama editoriale che tenga conto degli equilibri di genere ed età di autrici e autori, dei diversi generi letterari e delle tante case editrici. Allestisce anche un padiglione all’interno della fiera – quello di quest’anno è disegnato dall’architetto Stefano Boeri – in cui vengono ospitati incontri, letture ed eventi. La partecipazione alla Fiera come paese ospite si traduce concretamente in una maggiore attenzione da parte degli editori tedeschi e in una serie di incentivi del governo italiano, che dal 2020 al 2023 ha finanziato la traduzione di 173 opere italiane in lingua tedesca con circa 600mila euro.
La Buchmesse (cioè la Fiera del Libro, in tedesco) venne fondata nel settembre 1949, quando 205 editori, librai e stampatori tedeschi si incontrarono nella chiesa di San Paolo. La storia della città come punto di riferimento dell’editoria però è più antica e risale a quando, nel 1455, vennero messe in vendita le prime 180 copie della Bibbia a caratteri mobili di Gutenberg: in quegli anni nacque una fiera del libro che divenne la più importante d’Europa fino al Seicento, quando fu sostituita da quella di Lipsia, sempre in Germania.
Negli ultimi anni la centralità della Buchmesse è stata in parte scalfita dalla diffusione di internet, che fa scoprire a tutti subito i titoli più interessanti e rende meno centrali incontri e contrattazioni di persona, e di altre fiere editoriali, come quelle di Londra e di New York, che si tengono prima nel corso dell’anno. Francoforte è comunque ancora un evento importante per le case editrici, soprattutto per quelle più piccole: per loro è il momento dell’anno in cui incontrarsi, confrontarsi e proporsi reciprocamente testi e autori da tradurre nel proprio paese.
I preparativi iniziano almeno 15 giorni prima, quando gli editori iniziano a promuovere i libri che sperano di vendere all’estero cercando di trasformarli in casi editoriali. Se riescono a incuriosire gli editori stranieri, questi libri verranno letti dagli scout che faranno delle schede, che gli editor leggeranno per decidere se fare o non fare un’offerta; se gli editori interessati sono tanti si organizzerà un’asta editoriale, dove i diritti per tradurre il libro saranno ottenuti, come sempre, dal miglior offerente.
In Italia le preparazioni per la Fiera sono cominciate da un po’: il suo ruolo di paese ospite di quest’anno era stato infatti deciso nel 2018 e con l’avvicinarsi dell’evento si sono negli ultimi anni succedute alcune crisi e polemiche politiche e mediatiche. Il Comitato di coordinamento che si occupa della partecipazione dell’Italia viene nominato dal governo su proposta della presidente del Consiglio, e dall’Associazione Italiana Editori (AIE). Nel marzo del 2022 l’allora ministro della Cultura Dario Franceschini, del Partito Democratico, scelse come Commissario del Comitato Ricardo Franco Levi, presidente dell’AIE, che invitò il fisico e scrittore Carlo Rovelli a tenere il discorso inaugurale alla cerimonia di apertura della Buchmesse. Un anno dopo, però, Rovelli criticò duramente il governo – nel frattempo era diventato quello di destra guidato da Giorgia Meloni – e Levi gli inviò una mail per chiedergli di rinunciare all’incarico, temendo che il suo intervento potesse diventare l’occasione «per rivivere polemiche e attacchi».
Rovelli pubblicò la mail su Facebook: ne seguirono critiche e accuse di censura a Levi, che si dimise sia da Commissario sia da presidente dell’AIE. L’allora nuovo ministro dei Beni culturali, Gennaro Sangiuliano, nominò il giornalista Mauro Mazza, ex direttore del TG2 non particolarmente esperto di editoria, che offrì di nuovo l’incarico a Rovelli – che accettò – affiancandogli la scrittrice Susanna Tamaro e il filosofo Stefano Zecchi. Come nuovo presidente dell’AIE venne scelto Innocenzo Cipolletta, membro del Comitato di amministrazione dell’editore Laterza e presidente di Confindustria Cultura Italia.
Un anno dopo, nel maggio 2024, una conferenza stampa a Francoforte provocò nuove polemiche. Mazza presentò il tema scelto (Radici nel futuro) e le autrici e gli autori italiani invitati dal governo e dall’AIE alla Fiera; tra loro mancava lo scrittore Roberto Saviano, molto noto in Germania, e un giornalista tedesco chiese se il motivo fossero le sue posizioni critiche sul governo. Mazza rispose di aver escluso Saviano perché le sue opere non erano «interamente originali» e aggiunse che sarebbero stati assenti anche gli scrittori Antonio Scurati, Alessandro Piperno e Paolo Giordano.
Il presidente della Fiera, Juergen Boos, invitò subito Saviano come ospite, ma la sua esclusione fece comunque notizia perché molti nel mondo dell’editoria sostennero che fosse motivata da ragioni politiche. L’AIE spiegò, invece, che la selezione degli autori era stata fatta a partire dalle proposte di agenti letterari ed editori italiani e che nessuno di loro aveva fatto il nome di Saviano. Alla fine Saviano accettò l’invito di Boos di andare a Francoforte ma non come parte della delegazione italiana.
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Un mese dopo, a giugno, più di 40 scrittrici e scrittori italiani coordinati da Giordano inviarono una lettera aperta a Cipolletta e a Boos per denunciare «un’ingerenza sempre più soffocante della politica negli spazi della cultura» da parte del governo di centrodestra. Criticavano anche il programma culturale organizzato dal governo e dall’AIE per la Fiera, che prevedeva incontri soltanto tra autori italiani e chiedevano un «momento di incontro pubblico con scrittori e scrittrici tedeschi, e più in generale internazionali».
Alcuni firmatari della lettera hanno poi organizzato insieme a Pen Berlin, un’associazione di scrittori tedeschi, un controprogramma dedicato al rapporto tra cultura e potere a cui hanno aderito alcuni autori italiani importanti: tra gli altri, Saviano, Scurati, Giordano, l’ex direttore del Salone del libro Nicola Lagioia e Donatella Di Pietrantonio, vincitrice dell’ultima edizione del Premio Strega (il più importante premio letterario italiano).
Dopo le polemiche, la delegazione italiana si è ridotta da un centinaio a 88 scrittrici e scrittori, a cui si aggiungono quelli invitati dagli editori tedeschi. Gli espositori invece sono più di 230 e comprendono case editrici e agenti letterari, che prenderanno parte anche a un programma di incontri professionali in cui parleranno editori, traduttori e agenti letterari. Il programma completo si trova qui.
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