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  • Giovedì 10 ottobre 2024

L’aggressione a sprangate ai lavoratori in sciopero nel distretto tessile di Prato

È l’ennesimo episodio di violenza nei confronti di chi protesta contro un consolidato sistema di sfruttamento

Uno dei picchetti davanti alle aziende di Prato interessate dallo sciopero (Profilo Instagram del sindacato Sudd Cobas Prato-Firenze)
Uno dei picchetti davanti alle aziende di Prato interessate dallo sciopero (Profilo Instagram del sindacato Sudd Cobas Prato-Firenze)
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Martedì sera due lavoratori, un sindacalista e uno studente che partecipavano a un presidio per sostenere lo sciopero in alcune aziende a conduzione cinese del distretto tessile di Prato, in Toscana, sono stati aggrediti a sprangate. Tutti hanno subìto gravi ferite in diverse parti del corpo. Hanno provato a difendersi facendosi scudo con alcune sedie, senza però riuscire a evitare le botte. Secondo le loro testimonianze gli aggressori erano cinque italiani, che hanno agito in pochi minuti. Si sono presentati all’improvviso – «fermi, polizia», hanno detto – e dopo l’aggressione si sono allontanati minacciando i lavoratori: «La prossima volta vi spariamo».

Negli ultimi anni a Prato ci sono state diverse aggressioni simili, tentativi violenti di reprimere gli scioperi organizzati contro le pessime condizioni di lavoro a cui sono sottoposti i lavoratori. Nel distretto tessile di Prato, il più grande d’Europa, lavorano molte aziende gestite da imprenditori cinesi che da anni basano i loro affari su un sistema consolidato di sfruttamento della manodopera. Secondo le ricorrenti denunce fatte dai sindacati di base, nelle aziende gestite da cittadini cinesi i lavoratori lavorano più di 80 ore alla settimana, 12 ore al giorno da lunedì a domenica, in nero e senza tutele o a fronte di contratti part time non rispettati. Ad alcuni viene chiesto di restituire la tredicesima, altri non hanno mai visto una busta paga regolare.

– Leggi anche: La crisi del distretto tessile più grande d’Europa

Lo sciopero iniziato domenica è stato organizzato dal sindacato di base Sudd Cobas, che da tempo si occupa della situazione dei lavoratori di aziende di questo tipo e di promuovere al loro interno le 40 ore di lavoro settimanali. La mobilitazione interessa cinque aziende: la pelletteria Confezione Lin Weidong, una fabbrica che si occupa di cucire e confezionare borse e cinture, dove è avvenuta l’aggressione; Li Zhong Zipper, tessitura Sofia, stireria Tang, e 3 Desy, piccola azienda di logistica.

Confezione Lin Weidong è l’unica azienda a non aver cercato una mediazione con il sindacato per ridurre gli orari di lavoro e regolarizzare gli operai. Con altre tre aziende sono stati trovati accordi, l’incontro con la quarta era in programma mercoledì mattina.

Martedì sera, dopo l’aggressione, una cinquantina di persone tra lavoratori e attivisti del sindacato ha manifestato in corteo nel centro di Prato per denunciare l’ennesima violenza subita dai lavoratori. Il sindacato Sudd Cobas ha scritto in un comunicato che se esistesse una statistica per le aggressioni ai lavoratori in sciopero Prato sarebbe in cima alla lista: «Aggressioni del genere sono più uniche che rare in altri territori. Nella provincia di Prato è diventata ormai la normalità. Questa volta gli aggressori erano italiani. Persone assoldate da un sistema mafioso che controlla il distretto e cerca di mettere a tacere i lavoratori e il sindacato che li organizza».

Nel 2021 una di queste aggressioni fu ripresa in un video che circolò molto: una decina di persone di origine cinese si presentò a un presidio con bastoni per picchiare i lavoratori e i sindacalisti.

Da allora ci sono stati molti altri episodi di violenza. Alcuni sono recenti: lo scorso 6 luglio un 42enne cinese è stato accoltellato nella zona industriale, a metà luglio è stato appiccato un incendio alla ditta Logistica Xin Shun Da, a conduzione cinese. La scorsa settimana l’auto del titolare di una ditta di pelletteria è stata bruciata, e accanto è stata posizionata una bara con sopra la foto incorniciata dell’uomo.

Il sindacato Sudd Cobas ha indetto una manifestazione in programma domenica 13 ottobre. Il sindacato ha anche denunciato l’inefficacia delle misure prese dalle istituzioni per contrastare il sistema di sfruttamento. Nel 2019 il comune di Prato ha avviato il Sistema Antitratta Toscano Interventi Sociali (SATIS) grazie a un accordo con la procura, l’azienda sanitaria, i sindacati confederali e l’università di Firenze. Dall’inizio del 2024 questo servizio ha raccolto 50 denunce di sfruttamento presentate dai lavoratori, un numero comunque limitato rispetto all’estensione del fenomeno nel distretto di Prato.