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  • Lunedì 22 aprile 2024

Nei Paesi Baschi sono sempre i nazionalisti a vincere

Ancora una volta le elezioni locali sono state vinte dal PNV, che negli ultimi anni ha governato con i Socialisti: EH Bildu, coalizione di partiti nazionalisti di sinistra, è andata bene ma probabilmente rimarrà all'opposizione

Imanol Pradales, il candidato presidente del PNV nei Paesi Baschi (H.Bilbao/Contacto via ZUMA Press)
Imanol Pradales, il candidato presidente del PNV nei Paesi Baschi (H.Bilbao/Contacto via ZUMA Press)

Domenica 21 aprile si sono svolte le elezioni parlamentari nei Paesi Baschi, una delle 17 comunità autonome della Spagna (le entità amministrative simili alle nostre regioni). Si è votato per rinnovare tutti i 75 membri del parlamento unicamerale regionale, che a loro volta nomineranno un nuovo lehendakari, il presidente del governo locale.

I risultati sono stati diffusi lunedì: come ampiamente previsto, i partiti più votati sono stati quelli nazionalisti e vicini alla causa indipendentista che da sempre caratterizza la storia dei Paesi Baschi, anche se oggi nessun partito sostiene che l’indipendenza debba essere un obiettivo concreto nel breve o medio periodo. Il partito più votato è stato il Partito nazionalista basco (PNV), per molto tempo considerato di centrodestra ma che negli ultimi anni si è alleato coi Socialisti, che ha ottenuto il 35,2 per cento dei consensi e 27 seggi in parlamento. Anche EH Bildu, una coalizione di partiti nazionalisti di sinistra, ha ottenuto 27 seggi con il 32,5 per cento dei voti. A grande distanza si sono posizionati il Partito Socialista (PSOE), di centrosinistra (14,2 per cento), e il Partito Popolare (PP), di centrodestra (9,23 per cento). L’affluenza è stata del 62,5 per cento.

Nessuno dei due principali partiti, il PNV e EH Bildu, ha però ottenuto la maggioranza dei seggi, e quindi per formare un governo sarà necessario fare delle alleanze: è molto probabile, seppure non ancora confermato, che il PNV si alleerà con i Socialisti, in una coalizione che avrebbe 39 seggi in parlamento. Sebbene abbia ottenuto relativamente pochi voti, il Partito Socialista del primo ministro spagnolo Pedro Sánchez potrebbe avere quindi un ruolo molto importante nella formazione del prossimo governo basco.

A meno di sorprese Imanol Pradales, del PNV, dovrebbe diventare il prossimo presidente dei Paesi Baschi. L’attuale presidente Iñigo Urkullu, sempre del PNV, è in carica dal 2012 ma non si era ricandidato.

La vittoria del PNV era data quasi per certa, ma il partito ha ottenuto un risultato deludente e ha perso quattro seggi in parlamento rispetto all’ultima elezione, nel 2020. Il dato più rilevante, secondo gli analisti, è invece il successo di EH Bildu, che ha aumentato i propri consensi di quasi cinque punti percentuali e ha guadagnato sei seggi in parlamento. «Stiamo entrando in una nuova epoca», ha detto Pello Otxandiano, il candidato alla presidenza per EH Bildu.

Il segretario generale di EH Bildu Arnaldo Otegi (al centro) e il candidato alla presidenza Pello Otxandiano (alla sua destra) (AP Photo/Alvaro Barrientos)

La politica dei Paesi Baschi segue logiche diverse rispetto a quella nazionale, soprattutto a causa della storia della regione, che ha da sempre una forte tradizione nazionalista e indipendentista. Per decenni, soprattutto tra gli anni Sessanta e Novanta, il gruppo terroristico ETA portò avanti una lotta armata contro lo stato spagnolo per ottenere l’indipendenza dei Paesi Baschi dal resto della Spagna, compiendo molti attacchi violenti nei quali furono uccise più di 800 persone.

ETA è l’acronimo di Euskadi Ta Askatasuna, che in basco significa “Paese Basco e Libertà”. Il gruppo rinunciò formalmente alla lotta armata il 20 ottobre del 2011, dopo un lungo e difficoltoso negoziato che ancora oggi è considerato uno dei processi di pacificazione più efficaci dei tempi recenti.

– Leggi anche: La fine dell’ETA, dieci anni fa

Nei Paesi Baschi non c’è più la lotta armata: la tradizione indipendentista è rimasta, ma viene promossa principalmente dal punto di vista ideologico e ormai pochi credono che la regione possa realmente diventare indipendente nel prossimo futuro.

Da decenni il PNV è il partito principale della regione e dal 1980 ha sempre espresso il presidente, tranne per un breve intervallo tra il 2009 e il 2012 quando il capo del governo fu un esponente del Partito Socialista. EH Bildu fu fondato nel 2012 e da allora è sempre stato il secondo partito più votato. In alcuni casi però ha sostenuto idee o candidati controversi: alle ultime elezioni amministrative, nel 2023, EH Bildu candidò sette persone che in passato avevano fatto parte dell’ETA ed erano state condannate per gravi delitti, compresi alcuni omicidi politici. Inoltre pochi giorni fa Otxandiano, il candidato della coalizione alla presidenza, si era rifiutato di definire l’ETA una «organizzazione terroristica», preferendo il termine «gruppo armato».

Anche per questo il PSOE è sempre stato più propenso ad allearsi con il PNV piuttosto che con EH Bildu. I vari partiti stanno già negoziando la formazione del prossimo governo, che dovrebbe insediarsi nel corso delle prossime settimane.