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  • Martedì 16 maggio 2023

Le polemiche in Spagna sui politici con un passato da terroristi dell’ETA

È iniziata nei Paesi Baschi in vista delle prossime elezioni amministrative, ma poi è diventata una questione politica nazionale

Arnaldo Otegi, fondatore e leader di Bildu (AP Photo/Alvaro Barrientos)
Arnaldo Otegi, fondatore e leader di Bildu (AP Photo/Alvaro Barrientos)
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Da alcuni giorni in Spagna ci sono polemiche sul fatto che alle elezioni amministrative del 28 maggio EH Bildu, la coalizione politica che rappresenta gli autonomisti baschi, aveva candidato sette persone che in passato avevano fatto parte dell’organizzazione terroristica basca ETA ed erano state condannate per gravi delitti, compresi alcuni omicidi politici. Queste sette persone hanno tutte scontato la loro pena, ma lo scandalo politico è stato così grave che martedì sono state costrette ad annunciare il ritiro delle loro candidature.

Nonostante l’annuncio del ritiro le polemiche contro Bildu sono ancora intense: la coalizione basca sostiene dall’esterno il governo di centrosinistra del primo ministro socialista Pedro Sánchez, e l’opposizione di centrodestra ne sta approfittando per cercare di attaccare Sánchez e per trasformare la questione dei sette candidati di Bildu in uno scandalo nazionale. Il partito di estrema destra Vox e alcuni membri più radicali del Partito Popolare, il principale partito di centrodestra, hanno perfino chiesto lo scioglimento di Bildu, una forza politica che esiste da oltre 10 anni.

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Bildu è una coalizione di piccoli partiti indipendentisti e autonomisti baschi di sinistra fondata nel 2012 da Arnaldo Otegi, una delle figure più importanti dell’indipendentismo basco. Nacque dopo la fine dell’attività terroristica e militare dell’ETA (Euskadi Ta Askatasuna, che in basco significa “Paese Basco e Libertà”), il gruppo indipendentista basco che per decenni, soprattutto tra gli anni Sessanta e Ottanta, commise attentati terribili che nel complesso provocarono 855 morti e migliaia di feriti.

Nell’ottobre del 2011 l’ETA, fortemente indebolita, dopo un negoziato con il governo spagnolo rinunciò completamente all’uso della forza e si sciolse come organizzazione militare. Quello che era il suo braccio politico, il partito Batasuna, si sciolse un paio di anni dopo, e nel frattempo molti dei suoi componenti entrarono a far parte di nuovi partiti che poi confluirono in buona parte in Bildu.

La coalizione dunque ha un passato che ha ovvi legami con la storia dell’ETA, ma non può essere definita l’“erede politico” del gruppo terroristico, come sostengono i suoi critici: da dieci anni Bildu è un partito politico accettato e ampiamente riconosciuto sia a livello locale sia nel parlamento nazionale, dove ha alcuni deputati e senatori.

– Leggi anche: La fine dell’ETA

Alle elezioni amministrative del 28 maggio in Spagna si voterà per rinnovare i governi locali di 12 comunità autonome (cioè l’equivalente delle regioni italiane) tra cui i Paesi Baschi. Inoltre saranno rinnovate le amministrazioni di oltre 8.000 comuni. La campagna elettorale è molto vivace, perché queste elezioni sono viste come un’anticipazione delle elezioni politiche che si dovranno tenere entro la fine dell’anno.

La polemica contro Bildu era cominciata dopo che Covite, un’associazione delle vittime dell’ETA, aveva denunciato che nelle liste della coalizione erano candidati 44 ex membri dell’ETA come consiglieri comunali in varie città dei Paesi Baschi. Di questi 44, sette erano stati condannati per crimini di sangue molto gravi.

Dopo giorni di polemiche, martedì i sette candidati condannati per i crimini più gravi hanno inviato una lettera al quotidiano basco Naiz in cui hanno annunciato il proprio ritiro dalle liste. Poiché il giorno delle elezioni è molto vicino e le liste elettorali sono già state definite, i sette non possono essere esclusi dalle schede elettorali, ma hanno garantito che se saranno eletti come consiglieri comunali nelle loro rispettive città rinunceranno all’incarico.

Tra i sette firmatari della lettera ci sono persone condannate per omicidio, per tentato omicidio o per aver partecipato ad attentati in cui morirono delle persone.

Nella lettera, i sette candidati difendono però gli altri 37 candidati (dei 44 accusati inizialmente dall’associazione Covite) dicendo che nessuno degli altri aveva commesso gravi reati, e che se erano stati processati per terrorismo era perché erano stati vittime della strategia “todo es ETA” (“tutto è ETA”), che fu messa in pratica nei primi anni 2000 dal governo conservatore di José María Aznar e che prevedeva un trattamento molto duro anche per i semplici simpatizzanti della causa indipendentista basca, compresi giornalisti e avvocati.

Il ritiro della candidatura dei sette condannati per gravi reati però non ha bloccato del tutto le polemiche. Alberto Núñez Feijóo, il leader del Partito Popolare, ha detto martedì che il ritiro è un buon primo passo, ma le sue dichiarazioni sono state contraddette da Isabel Díaz Ayuso, la potente governatrice della comunità autonoma di Madrid che fa parte dell’ala più radicale del partito, che lunedì aveva chiesto che tutto Bildu fosse messo fuori legge per i suoi presunti legami con il terrorismo basco. Lo stesso aveva chiesto Vox, il partito di estrema destra.