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  • Giovedì 11 aprile 2024

Israele negozia sugli ostaggi, ma non si sa quanti di loro siano ancora vivi

Come si è visto durante i colloqui degli ultimi giorni, quando i tentativi di liberare 40 donne e anziani sono stati bloccati dal fatto che Hamas non è in grado di trovarli

Una manifestazione per la liberazione degli ostaggi a Gerusalemme, il 7 aprile 2024
Una manifestazione per la liberazione degli ostaggi a Gerusalemme, il 7 aprile 2024 (AP Photo/Ohad Zwigenberg)
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Negli ultimi giorni le delegazioni di Israele, Hamas e di alcuni paesi mediatori, tra cui gli Stati Uniti, hanno tenuto incontri separati al Cairo, in Egitto, per cercare di trovare un accordo su un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Una delle questioni più discusse e complicate è quella degli ostaggi israeliani imprigionati da Hamas e da altri gruppi radicali nella Striscia: sia perché il ritorno degli ostaggi è per Israele una condizione irrinunciabile, sia perché da mesi non ci sono notizie certe su quanti di loro siano ancora vivi, dopo mesi di prigionia e di bombardamenti israeliani.

Il 7 ottobre 2023 Hamas e altri gruppi uccisero circa 1.200 persone e ne rapirono 253. Da allora, sono stati liberati vivi 112 ostaggi: 105 liberati da Hamas durante una tregua di quattro giorni a novembre, quattro liberati unilateralmente dal gruppo e tre salvati dall’esercito israeliano durante un’operazione militare. Si sa inoltre per certo che sono stati uccisi 12 ostaggi di cui sono stati recuperati i corpi (tre di questi uccisi dall’esercito israeliano per errore). Secondo le stime ufficiali, attualmente nella Striscia di Gaza ci sono circa 130 ostaggi, e l’intelligence israeliana ritiene che almeno 30 di loro siano morti. Israele sostiene che tutti gli ostaggi morti siano stati uccisi da Hamas, mentre il gruppo palestinese accusa i bombardamenti israeliani.

Alcuni ritengono tuttavia che questo numero sia molto più alto: tra gli ostaggi ci sono persone fragili con più di 80 anni, come Oded Lifshitz, il marito di una delle prime persone liberate a fine ottobre, e bambini di meno di un anno. Altre persone sono state portate nella Striscia gravemente ferite, come Hersh Goldberg-Polin, un ebreo americano preso ostaggio il 7 ottobre dopo che un miliziano di Hamas gli aveva fatto esplodere un braccio con una granata: non si sa se sia stato curato, o in che modo.

Nel corso della guerra, Hamas ha più di una volta pubblicato comunicati in cui annunciava che alcuni ostaggi erano stati uccisi dai bombardamenti israeliani, ma è spesso stato impossibile avere conferme solide.

L’incertezza attorno agli ostaggi si è vista anche nei negoziati degli ultimi giorni.

Cartelloni con le foto degli ostaggi a Gerusalemme

Cartelloni con le foto degli ostaggi a Gerusalemme (AP Photo/Leo Correa)

I negoziati, che si sono svolti al Cairo (Egitto) tra domenica e lunedì, si tengono in due luoghi differenti, perché la delegazione israeliana e quella di Hamas non parlano direttamente tra loro. La delegazione israeliana si consulta con mediatori egiziani e americani (al Cairo c’era il capo della CIA, Bill Burns), mentre quella di Hamas con mediatori egiziani e qatarioti. Questi mediatori fanno poi in modo che le due parti ricevano e discutano l’una la proposta dell’altra.

Secondo vari media (tra cui il giornalista Barak Ravid di Axios, che solitamente è molto informato) la proposta in discussione questa settimana prevede che Israele conceda una tregua di sei settimane in cambio del rilascio da parte di Hamas di 40 ostaggi tra donne, uomini sopra i 50 anni e uomini sotto i 50 anni con problemi di salute. Gli uomini sani sotto i 50 anni rimarrebbero prigionieri di Hamas. In cambio dei 40 ostaggi, Israele libererebbe 700 prigionieri palestinesi.

Il problema, hanno scritto Ravid e altri, è che Hamas non è in grado di trovare 40 ostaggi vivi che rispondano a queste caratteristiche (cioè donne, uomini anziani oppure giovani e malati).

Non è chiaro perché queste persone non si stiano trovando. Una possibilità è che, come già successo in passato, dopo mesi di guerra la leadership di Hamas non sia in grado di localizzare tutti gli ostaggi: in parte perché altri gruppi (per esempio il Jihad Islamico) hanno preso ostaggi oltre ad Hamas, e non sempre il coordinamento tra gruppi è efficace. In secondo luogo perché gli ostaggi con tutta probabilità sono stati sparpagliati tra vari nascondigli, e potrebbe essere difficile rintracciarli.

L’altra possibilità, tuttavia, è che siano morti molti più ostaggi di quanto stimato da Israele.

Una donna con le foto di tre ostaggi durante una protesta a Tel Aviv

Una donna con le foto di tre ostaggi durante una protesta a Tel Aviv (AP Photo/Oded Balilty)

Dal punto di vista dei negoziati, non è chiaro in che modo si supererà il problema per cui è impossibile trovare 40 ostaggi vivi che rispettino le caratteristiche concordate. Una possibilità chiesta da Israele è che Hamas liberi anche degli uomini giovani (che avrebbero dovuto rimanere prigionieri) per arrivare a 40 persone. Hamas, sempre secondo i media, avrebbe però chiesto la liberazione di un numero maggiore di prigionieri palestinesi in cambio della liberazione di alcuni ostaggi maschi giovani.

Hamas ritiene che gli ostaggi maschi giovani abbiano un valore negoziale maggiore: tra le altre cose, perché è più facile per un gruppo come Hamas presentare dei giovani uomini israeliani (cioè in età militare) come “prigionieri di guerra”, piuttosto che donne e anziani. Per questo vuole tenerli nella Striscia di Gaza per costringere Israele ad accettare un cessate il fuoco permanente in cambio della loro liberazione.